Corride e fuoco: dalla Spagna al Sud America, fino all’Italia Meridionale

di Federico Lenzi

In questo numero di “Fuori della Rete” vogliamo proporvi qualcosa di diverso. Vogliamo raccontarvi come una delle nostre tradizioni, non sia poi così tanto “nostra”. Vi porteremo in giro per il mondo alla ricerca di somiglianze tra la “vacca di fuoco” e le sue varianti estere. Tutte queste tradizioni sono accompagnate dallo stesso minimo comun denominatore: la presenza di una dominazione spagnola nei secoli precedenti.

Storicamente il primo a parlare della “vacca di fuoco” è Parzanese nel 1835: “… una strana usanza che in quel giorno si stava celebrando: i bagnolesi correvano dietro ad un vitello vero, sino alla sua morte! E’ come le corride spagnole! E’ però a riprovarsi, in popolo così gentile, la costumanza di dar la caccia al bue, nelle solennità del pese; mentre gli urli feroci di una plebe sfrenata, il latrato dè sciolti mastini e lo spettacolo di un pacifico animale, tutto insanguinato e lacero, fanno un triste contrasto con l’indole dolcissima de bagnolesi”.  Quest’evento si teneva durante le celebrazioni in onore di San Lorenzo, nei pressi dell’omonima chiesa. In seguito, Parzanese chiese alle autorità la sospensione della corrida. La quale riprese agli inizi del 900 con il tiro di una struttura di cartapesta, imbottita di petardi e fuochi d’artificio.

Per spiegare tutto questo dobbiamo fare un passo indietro. Nel 1450 il “Regno delle due Sicilie” fu conquistato da Francesco D’Aragona, il quale vendette al condottiero Garzia Cavaniglia la contea di Montella, Bagnoli e Cassano. Garzia (1395-1453) fu il capostipite della dinastia Cavaniglia e a sua volta era membro della dinastia Cabanillas di Valencia, nonché nipote del viceré della città valenziana. I Cavaniglia scelsero di stabilirsi a Bagnoli, nell’omonimo castello.

Possiamo presumere come l’arrivo degli spagnoli sia coinciso con l’introduzione della tauromachia a Bagnoli Irpino. Infatti, non abbiamo memoria di tradizioni simili negli altri paesi irpini e nelle provincie limitrofe. Invece, sappiamo come Valencia sia famosa per le corride. A Valencia le corride della celeberrima “plaza de toros” vengono spesso a coincidere con eventi religiosi: come nella tradizione bagnolese. Inoltre, nella comunità valenziana ci sono anche altre forme di corrida. Tra esse l’evento più simile alla nostra “vacca di fuoco” è il “toro embolado” o “bou embolat”: alle corna del toro vengono legate delle sfere infiammabili e, successivamente, si dà via alla corrida tra le strade del paese. Solitamente l’evento si svolge di notte, in occasione di festività religiose. In alcuni casi, alle corna del toro possono essere applicati anche dei fuochi d’artificio.

Nei secoli questi eventi hanno causato le proteste degli ambientalisti, come Parzanese nel caso di Bagnoli, e alcuni di essi si sono trasformati nel “toro de fuego”. In questa variante, una struttura metallica con le sembianze di un toro è riempita con fuochi d’artificio e fatta correre tra le strade del paese. Durante queste corse la popolazione incita e spintona la vacca. Eventi simili sono presenti nella comunità valenziana e nei paesi sudamericani che furono sottoposti a dominazioni spagnole. Ad esempio, il “toro de fuego” è noto come “vaca loca” in Colombia, Perù, Messico ed Ecuador. In allegato all’articolo trovate una galleria con varie immagini di queste lontane parenti della “vacca di fuoco”.

Non abbiamo molte notizie sulla “vacca di fuoco” bagnolese. In particolare, non abbiamo nessun riferimento al fuoco: non sappiamo se l’evento, narrato da Parzanese, era ripetuto in altre occasioni con l’utilizzo del fuoco. Questa potrebbe essere stata la fonte d’ispirazione per la vacca di fuoco riproposta a inizio novecento. Sappiamo solamente come le corride fossero storicamente diffuse durante le festività bagnolesi e come esse possono essere facilmente ricondotte alla presenza dei Cavaniglia/Cabanillas. La tradizione orale ha fatto sì che preziose informazioni andassero perdute nel corso dei decenni. Nonostante ciò, possiamo affermare come, in varie nazioni, l’opposizione alle barbarie della corrida sia risultata in eventi simili al nostro. In Spagna come in Colombia, la corrida dei tori si è spesso evoluta in forme affini alla nostra “vacca di fuoco”. Questo fa della nostra manifestazione estiva un evento non solo locale, ma d’interesse europeo. Possiamo ben dire come la “vacca di fuoco” è una testimonianza storico-culturale dei legami tra meridione e Spagna. Sarebbe interessante promuovere maggiormente la “vacca”, giocando su questo legame tra comunità bagnolese e comunità valenziane.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Settembre 2019, anno XIII, n. 4)

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