II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C – La Chiesa: comunità di fede

IL VANGELO, di don Stefano Dell'Angelo

Dal Vangelo di Giovanni (2,1-12):

In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era anche la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “ Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portate al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”.

Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in Lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni.


Gesù è un uomo come noi eccetto il peccato: ha degli amici e accetta un invito a nozze insieme alla madre e ai primi discepoli. Questo sta a dimostrare l’accessibilità da parte nostra a Lui, la conoscenza che possiamo avere di Lui, pur rimanendo sempre un mistero se  egli non si rivela, se egli non si fa conoscere, manifestando la sua identità.

Questa rivelazione egli la farà a poco a poco e culminerà nel giorno della sua risurrezione. L’inizio della rivelazione di Cristo inizia con l’episodio delle nozze di Cana, riportato da San Giovanni Evangelista nel Vangelo.

Di questo brano bisogna dire innanzitutto che è una delle manifestazioni di Gesù, ma è il primo segno, il primo miracolo che dà l’avvio alla manifestazione graduale di una realtà: la gloria di Gesù come Figlio di Dio. (ovviamente si potrebbero fare anche altre considerazioni: sull’abbondanza del vino come segno messianico, sull’ora come segno del’Eucaristia, su Maria che viene chiamata donna come sotto la croce quando ci viene data per madre, ecc.).

Giovanni, illuminato dallo Spirito Santo, ripensando ai tanti fatti in cui era stato coinvolto, scopre che Gesù ha cominciato a rivelare la sua identità a Cana  di Galilea; scopre pure che a Cana nasce un nuovo rapporto tra i discepoli e Gesù e i discepoli stessi. Un nuovo legame: la fede in Gesù fa di loro una comunità.

I profeti avevano descritto il rapporto tra Dio e l’uomo come il rapporto esistente tra marito e moglie. Il popolo di Israele, la sposa scelta da Dio, è stato più volte infedele e per la sua infedeltà ha subito durissime prove, tra le quali l’esilio (ma mai il ripudio) e nei momenti di prova e di abbandono fisico non mancava mai il profeta, che incoraggiava il popolo a sperare e a ravvedersi.

In tal senso è molto chiaro Isaia (62,1-5) il quale, dopo l’editto di Ciro che autorizza il ritorno dall’esilio e la ricostruzione di Gerusalemme, vede Dio mostrarsi di nuovo amorevole col suo popolo e descrive questo amore come una festa di nozze, a cui bisogna aggiungere la straordinarietà di un fatto: l’incontro di Dio con il popolo è giustizia, in quanto segno della sua salvezza; è gloria, in quanto Dio dimostra di essere ancora in mezzo al suo popolo; è salvezza, in quanto Dio ha riscattato il suo popolo e l’ha sposato. Ecco il punto: Dio si è unito indissolubilmente e per sempre all’umanità e questa unione definitiva è Gesù Uomo-Dio [icona di tale realtà di fede è il matrimonio cristiano]. La nuova comunità che sorge a Cana è l’inizio della Chiesa, il nuovo popolo di Dio fondato non sulla carne e il sangue ma sulla fede in Gesù.

San Paolo in 1 Cor 12,2-11 ci mostra questa Chiesa alle prese con uno dei tanti problemi: l’unità. Unità che non significa livellamento: essa deriva dalla fede comune in Gesù e non essendo livellamento possiede una diversità di carismi. Questi sono i doni naturali e soprannaturali che Dio ha dato e dà ai membri della comunità. I carismi non sono un privilegio personale, ma un servizio da rendere agli altri; non derivano da forze umane o da diverse origini, ma da una sola Persona: lo Spirito Santo.

Oggi, quali sono i segni della presenza di Cristo nel mondo? La presenza dei beni messianici.

Esistono nel mondo? No! L’umanità anche oggi è in una condizione di esilio: guerre, paure, ingiustizie, ….. La salvezza allora da dove verrà? Dalla fede in Cristo, e dato che questa fede manca, dobbiamo averla prima noi stessi per poterla comunicare agli altri.

Don Stefano Dell’Angelo

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