La scuola è finita?

di Luciano Arciuolo

La Scuola di Bagnoli, con la riuscitissima Giornata della Creatività, ha sostanzialmente finito la propria attività per quest’anno scolastico. Possiamo essere soddisfatti del lavoro fatto e dei risultati raggiunti.

Ma la Scuola italiana, nel suo complesso, come sta?

Sopravvive, questa è la parola esatta. Va avanti grazie al lavoro di persone appassionate, in primo luogo docenti. Senza questi non avrebbe un minuto in più di futuro.

La Scuola italiana ha da tempo smesso i panni di ascensore sociale che dovrebbe avere; non solo: aggrava e approfondisce le differenze sociali. Basta guardare alle scuole di periferia o delle zone più arretrate del paese, dove gli stessi edifici scolastici, oltre a non essere sicuri, sono privi dei sussidi didattici presenti in altre realtà.

Questo comporta una conseguenza micidiale: di fatto gli alunni provenienti dalle famiglie più povere non solo non riescono a migliorare la propria vita grazie all’istruzione, ma hanno un rendimento scolastico decisamente peggiore di quelli che hanno alle spalle famiglie benestanti.

Le prove INVALSI mostrano questa differenza in maniera lampante: le zone d’Italia dove il rendimento è migliore sono quelle ricche. Sembrano lo specchio non dell’andamento didattico, ma del disagio economico e sociale. Di nuovo: molte ricerche provano che le diseguaglianze sociali iniziano a delinearsi proprio a scuola e che quest’ultima non solo non è in grado di ridurle, ma contribuisce anzi ad approfondirle, arricchendo l’offerta in strutture e formazione nelle zone già ricche.

E’ interessante, allora, andare a vedere cosa succede in quella Finlandia che, negli ultimi anni, si è affermata come la nazione con il sistema scolastico migliore, almeno in Europa. Volendo  schematizzare le differenze con il sistema italiano, si nota quanto segue:

  • La Scuola Finlandese è del tutto gratuita, dai libri alla mensa al trasporto;
  • Le prove OCSE (INVALSI) in Finlandia danno risultati uniformi, in centro come in periferia, in campagna come in città;
  • Le scuole finlandesi operano seguendo obiettivi comuni riformulati ogni dieci anni: quelli attuali (saper collaborare con gli altri; prendersi cura di se stessi; esprimersi con ogni mezzo, digitale e non; riconoscere e rispettare le diversità; sviluppare un pensiero critico) sono state definiti nel 2016 e pensati da professori attraverso pareri, ricerche, dibattiti. La politica non ci ha messo becco.
  • Il sistema scolastico finlandese prevede che si investa di più dove c’è più bisogno, quindi nelle aree più povere, nei quartieri più difficili, dove le famiglie riescono a garantire agli alunni meno opportunità culturali e formative.
  • Quasi tutti gli istituti si adattano alle esigenze, anche orarie, delle famiglie: si può entrare a Scuola dalle 6 di mattina e uscirne alle 17.

Ultima, importante notazione: l’Italia spende per l’istruzione il 4% del PIL. La Finlandia il 6,1%.

Credo superfluo ogni commento.

Luciano Arciuolo

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