L’Avellino-Rocchetta e la guerra tra poveri

di Francesco Celli

Ho sempre trovato molto paradossale la guerra tra poveri. Fazioni che si fronteggiano strenuamente quando in realtà, in tutte le circostanze, potrebbero semplicemente cooperare e risolvere realmente i problemi. Invece si preferisce sempre la logica dello scornarsi, il masochismo. Su questa riflessione mi viene in mente la storia recente della nostra tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio.

Come sappiamo l’11 febbraio tornerà il treno storico ed arriverà da Foggia/Rocchetta fino al nostro celebre ed importante Carnevale di Montemarano. Si riaprirà quindi un’altra porzione dell’intera tratta (da Montella a Montemarano), attendendo la riapertura completa fino ad Avellino ormai a meno di 37km: dall’altro lato, fino a Rocchetta invece, è già stato ripulito e messo in sicurezza. Una notizia senza dubbio positiva visto lo scempio che si trovava lungo la ferrovia fra immondizia abbandonata, piantagioni di marijuana, rifiuti altamente inquinanti e giganteschi rovi con fusti così larghi da sembrare alberi. Un pezzo della nostra identità, un monumento ormai riconosciuto e voluto fortemente dal De Sanctis non poteva stare così.

Fondazione Fs e la Regione Campania hanno deciso di investirci su indicazione del territorio, o meglio di quei pochi che non si sono arresi all’idea della vergogna dell’abbandono. Si è scelto l’ambito turistico, una delle diverse opzioni paventate dalle associazioni.

Qual è dunque il problema? Che per fare questi lavori ci vogliono dei soldi e che ci sono delle emergenze in questo territorio. Ciò è vero ma invece di esultare per un obiettivo che il territorio ha raggiunto qualcuno, sventolando strumentalmente le emergenze, dice che è inutile. Eppure questa terra se ha ancora qualche chance, è proprio sul turismo e sull’agricoltura: allora perché criticare un’infrastruttura che potrebbe favorire il turismo? “Perché non siamo organizzati” ha detto qualche altro, ma non è l’ora di organizzarsi? Non è l’ora di puntare a vivere anziché lasciarsi morire? Qualche altro ancora dice che i soldi andavano spesi in altro modo: a parte che gli investimenti hanno settori specifici, perché continuare la guerra tra poveri? Perché non porsi l’obiettivo di far giungere altri finanziamenti attraverso, ad esempio, un lavoro di denuncia sulla sanità? Perché invece di unirsi nella volontà di far crescere questa terra nei diversi settori, di cooperare per le diverse battaglie di civiltà, bisogna sempre trovare il motivo di divisione?

Inoltre qualcuno, facendo presente le carenze sui trasporti pubblici, ha chiesto che la ferrovia fosse trasformata in vettore commerciale (trasporto passeggeri) e non turistico. Altra “pelea” per alimentare la guerra. In realtà i lavori di messa in sicurezza e di ripristino delle apparecchiature elettroniche e dei passaggi a livello andrebbero comunque fatte, qualunque utilizzo vi sarà. Allora chi vieta di rendere la tratta anche commerciale, dopo il totale ripristino? Oppure chi vieta di tenere la tratta turistica da Lioni a Rocchetta e fare quella commerciale, magari anche veloce, da Lioni ad Avellino?

Qualche altro ha criticato il treno perché i politici del pd ci fanno la passerella. Questo può essere anche condivisibile ma che c’entra ciò con il fatto in sé? Che c’entrano i politicanti col dire che la ferrovia è inutile? La politica fa la politica con i suoi schemi ridicoli ed i suoi giochini – pensando che siamo stupidi – ma noi che stiamo qui dobbiamo costruire concretamente il domani dell’Irpinia, anche attraverso la nostra ferrovia.

Il problema più grande che abbiamo è la nostra guerra tra poveri, mentre insieme potremmo e dovremmo costruire un futuro prospero per la nostra terra.

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