Amministrative 2021 a Bagnoli – Giovani e società civile, i grandi assenti

di Mimmo Nigro

Stiamo facendo di tutto per metterci nuovamente nei guai. Le voci che si rincorrono sui potenziali candidati sindaci non fanno presagire nulla di buono. Le indiscrezioni ci riportano tutte a volti noti, personaggi che in un modo o nell’altro hanno già fatto la loro esperienza amministrativa, hanno già “dato” a questo paese.

Riproporre lo stesso schema da parte di minuscoli gruppi o famiglie che si autoproclamano portatori di interessi diffusi (i partiti, purtroppo, non esistono più) è un’aberrazione, oltre che un azzardo, che rischia di riportarci, anzi di farci restare, nelle sabbie mobili in cui fatichiamo a muoverci da quindici anni a questa parte.

Il paese è reduce da una lunga e sfiancante ostilità fatta di discutibili, schematiche, contrapposizioni tra onesti e disonesti, buoni e cattivi, competenti e incompetenti, che ha prodotto soltanto macerie, alzato artificiosamente muri, alimentato livori e risentimenti; e prodotto quasi il nulla in termini di progetti, infrastrutture, opere e servizi pubblici. Non è stata mai nemmeno abbozzata in tutti questi anni una strategia volta a favorire lo sviluppo del territorio, a migliorare la qualità di vita delle persone. Siamo fermi, letteralmente fermi, a quell’idea di sviluppo turistico immaginata settant’anni fa da Tommaso Aulisa.

Se proviamo per un attimo a distaccarci dal “tifo” da stadio in cui ci siamo maldestramente infilati e analizziamo con maggiore serenità e senso critico il nostro amato territorio, ci renderemo conto di quanto è prossimo al baratro il nostro cammino. L’economia del comprensorio Bagnoli-Laceno, legata al turismo, artigianato, agricoltura e castanicoltura, è letteralmente crollata, in ginocchio. I pochi imprenditori rimasti faticano a tenere in piedi le loro aziende, tante famiglie sono in difficoltà, sull’orlo della povertà, cresce la solitudine dei nostri anziani, dilaga vertiginosamente l’emigrazione, si spopolano i nostri borghi, si deprezza inesorabilmente il nostro patrimonio abitativo.

C’è la sensazione diffusa che chi voglia oggi competere per la carica di sindaco lo faccia oltre che per una insana e spregiudicata civetteria (non ce ne vogliano, ma è questa l’impressione che danno), anche e soprattutto per avere una “rivalsa”. Alcuni contendenti cercano, smaniosamente, rivincite. Vogliono riconquistare ossessivamente quello scranno più alto del Comune che gli è stato, dal loro punto di vista, ingiustamente sottratto o impedito di raggiungere. Vogliono riscatti elettorali, rivendicazioni su futuri cantieri, una nuova resurrezione politica in modo da poter dimostrare ai loro mentori/padroni (e  li hanno, eccome se li hanno!) di essere i più belli e bravi del reame.

E il risultato di questi conflitti e personalismi rischia di portarci alla competizione elettorale con almeno tre-quattro liste e 40-50 candidati (e loro famiglie) che dovranno, per forza di cose, dividersi e contrapporsi l’un l’altro. Un disastro per il paese, una interminabile guerra civile, con conseguenze devastanti, funeste, per il futuro di questa comunità e di questo territorio.

Ci saremmo invece aspettati in questa tornata elettorale nuovi protagonisti e nuovi progetti: ad esempio i tanti o pochi giovani rimasti sul territorio e le persone rivenienti dalla cosiddetta società civile, dall’associazionismo e volontariato che, per amore di questo paese, per responsabilità e senso civico, avessero finalmente deciso di rompere gli indugi e provare a far rialzare e ripartire questa comunità.

Tanti, troppi, giovani appaiono oggi colpevolmente distratti e disinteressati, abulici, agnostici rispetto alla politica, alle tante problematiche riguardanti il nostro, il loro, territorio, e soprattutto il loro futuro. Non era così negli anni 60-70 del secolo scorso. A vent’anni si bruciavano le tappe, si coltivavano e alimentavano sogni, si era a pieno titolo protagonisti del cambiamento. Oggi, invece, i giovani, fatta qualche eccezione, non hanno sogni e ambizioni, subiscono gli eventi, non sono artefici del loro destino. Sembrano avere interesse soltanto per il divertimento e la movida, l’apericena e il fantacalcio. Eternamente “bamboccioni”.

Delusione ancor più cocente nell’area della cosiddetta società civile. Assente, non pervenuta, inerme, incapace almeno finora di mobilitarsi, di organizzarsi, di avere un sussulto di indignazione, di sdegno, di fronte al miserevole spettacolo a cui stiamo da anni assistendo (e lamentandocene), con la latitanza-assenza della politica e l’ego smisurato, patologico, addirittura pericoloso, di qualche concittadino. Non ci possono più essere alibi e/o attenuanti, rischiamo di perdere l’ennesima occasione per riscattarci dal torpore. Siamo, e mi ci metto a pieno titolo anch’io, tutti corresponsabili di questo declino, di questo caos. E forse non dovremmo più nemmeno parlarne o scriverne, abbiamo perso anche la credibilità per farlo.

E non lamentiamoci se a farla da padrone, ad incunearsi abilmente in questo vuoto, saranno come sempre i furbi e gli arrivisti. Almeno loro hanno il coraggio di metterci la faccia.

Mimmo Nigro

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2021, anno XV, n. 4)

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