Amministrazione comunale del dott. Federico Lenzi (1983-1988): intervista al prof. Luciano Arciuolo

A cura della redazione di Pt39

Il prof. Luciano Arciuolo, appassionato di politica da quando portava i pantaloni corti, è da oltre 40 anni icona della sinistra bagnolese e punto di riferimento per tanti militanti di quell’area. Da giovanissimo è stato vicino ai movimenti studenteschi extraparlamentari di sinistra. Nel 1983 si iscrive al Partito Comunista Italiano, sezione di Bagnoli Irpino, del quale diventerà poi segretario nel 1985 a seguito delle dimissioni del prof. Ferdinando Rogata. Carica che manterrà ininterrottamente – seguendone anche l’evoluzione del partito in PCI-PDS-DS – per quattordici anni fino al 1998.

Ha calpestato gli scranni del Comune di Bagnoli per complessivi 19 anni. Dopo la quinquennale esperienza di Assessore al Bilancio e alla Ricostruzione nella compagine del sindaco Lenzi (1983-88), si presenta nel 1988 come candidato sindaco per il PCI. Perde quella sfida elettorale contro il prof. Tobia Chieffo (DC) ricoprendo la carica di capogruppo dell’opposizione per tutta la consiliatura. Nel 1993 si ricandida nella lista civica di Lucia Scotto Di Clemente, assumendo anche la carica di vicesindaco. È infine, ultima sua esperienza amministrativa, nel 2008. Entra nella lista dell’avv. Chieffo assumendo al termine di quella consiliatura, e per poco più di un anno, anche la carica di assessore alla Cultura.

Con il prof. Arciuolo, versione politico, vogliamo però concentrarci in particolare su un periodo storico della sua esperienza, il quinquennio amministrativo 1983-1988 con sindaco il dott. Federico Lenzi. Oggi molti dei protagonisti di quella compagine purtroppo non ci sono più. Tocca quindi a lui, preziosa memoria storica e attore di quel tempo, raccontarcela con dovizia di particolari.


Il sindaco Lenzi celebra il rito dell’offerta dei “ducati”  in occasione festa dell’Immacolata

Prof. Arciuolo ricorda come si arrivò a “costruire” e formalizzare la lista che poi vinse le elezioni con il simbolo “Tromba” alle amministrative del 1983? Quale era il contesto politico locale, provinciale e nazionale?

Nel 1983, a Bagnoli, si usciva da una amministrazione DC – PSI – MSI che, dopo il terremoto del 1980, praticamente si squagliò. Il paese era fermo, praticamente senza acqua, con la ricostruzione post – sisma che non era mai partita. Il PCI, che a livello nazionale aveva abbandonato la prospettiva del “compromesso storico”, dopo il terremoto aveva lanciato la parola d’ordine della “alternativa democratica”. In quel contesto, a Bagnoli, il partito organizzò una lista aperta, ma con la presenza schiacciante di iscritti al Partito, per sbloccare il paese.

Pur essendo una lista prevalentemente politica, PCI-PSDI, la candidatura a sindaco ricadde però su una persona indipendente il dott. Federico Lenzi. Come mai?

La scelta del compianto Dr. Lenzi voleva essere la dimostrazione di come quella amministrazione, pur essendo orientata politicamente, avrebbe agito nell’esclusivo interesse del paese. Bisogna ricordare che Lenzi era considerato come un padre da una grandissima parte della cittadinanza.

Può tracciarci, per come l’ha conosciuto lei, un profilo del Sindaco Lenzi come persona, medico e politico?

Come medico e come persona era di una disponibilità assolutamente straordinaria. Lavorava quindici, sedici ore al giorno, al servizio di tutti. Entrava nelle case di tutti e, oltre che il medico di famiglia, era il consigliere, il confessore, l’amico. Certo, non era un politico, non lo era mai stato. Anche perché aveva davvero poco tempo a disposizione. Ma capiva il momento di crisi che il paese attraversava e si mise a disposizione della cittadinanza, come in fondo faceva da sempre.

Gli assessori, invece, erano tutti di sinistra: tre del PCI, Ferdinando Rogata vicesindaco, Aniello Russo assessore alla Cultura e lei assessore al Bilancio e Ricostruzione; e uno del PSDI, Mario Rama assessore all’Assistenza, che però dopo un paio d’anni si dimise lasciando il posto ad un altro esponente del PCI Tonino Patrone.  Quella base ideologica, partitica e culturale, favorì molto il vostro “lavoro”?

Più che da una base ideologica, eravamo mossi dalla esigenza di dare risposte al paese, che aveva bisogno di ricostruzione, di acqua, di lavoro, di case, di pensare al rientro dei nostri emigrati. Bagnoli era, ad esempio, assolutamente privo di infrastrutture di ogni tipo. Debbo dire che l’amministrazione operò su tutti i fronti e, alla fine del quinquennio, i risultati si videro. Molti emigrati, ad esempio, tornarono in paese, costruirono una casa, trovarono un lavoro. Negli anni successivi, dopo il fallimento delle aree industriali, è cominciato il declino e lo spopolamento inesorabile, che non si è più arrestato.

Lei assunse la delicata delega per la Ricostruzione post terremoto ’80. Può raccontarci su questo tema, quale fu la road map. Quali erano i fondi della L. 219/81  assegnati a Bagnoli e come vi siete organizzati per favorire in tempi rapidi la ricostruzione?

Al nostro insediamento, Bagnoli aveva avuto, per la ricostruzione, la misera cifra di 600 milioni di lire. Una miseria, rispetto a paesi vicini che erano di fatto un unico cantiere. Praticamente, da noi, la ricostruzione non era mai cominciata, dopo i primi interventi immediatamente successivi agli eventi sismici (Ordinanza 80). Partendo dal fatto che in paese non c’erano ingegneri o architetti, abbiamo coinvolto il nostro Partito e tecnici della zona, che ci hanno dato una mano. Poi, col tempo e con la disponibilità di tecnici bagnolesi neolaureati, siamo riusciti, come comunità, a camminare sulle nostre gambe. Bisogna dire che, già ad un anno dal nostro insediamento, Bagnoli era diventato un unico cantiere.

Il sindaco Lenzi con la presentatrice Maria Giovanna Elmi in occasione della puntata del programma RAI “Sereno variabile”  dedicata al Laceno (anno 1984)

Un altro dei gravi problemi che si trovò ad affrontare quella amministrazione fu, anche, la carenza d’acqua con la sorgente Tornola completamente “in secca”. Quali provvedimenti furono allora adottati per risolvere l’emergenza?

La faccio breve. Dopo un anno, utilizzando un progetto già quasi pronto, Bagnoli aveva l’acquedotto Muliniello, che per sollevamento portava l’acqua a Bagnoli e a Laceno. Praticamente l’acqua faceva il percorso inverso, rispetto a prima del terremoto.

Il Piano Regolare, lo strumento urbanistico di cui è dotato il nostro comune, risale a più di 35 anni fa, a quello approvato proprio dall’Amministrazione Lenzi. Un piano regolatore che suscitò tante polemiche. I vostri detrattori politici sostenevano allora, ma lo fanno ancora oggi, che fu non solo sbagliato (proprio come idea e come individuazione delle aree di sviluppo urbano), ma che lo si fece con l’intento “clientelare” di favorire soltanto parenti e amici. Come risponde a queste accuse?

Diciamo anzitutto che quel Piano Regolatore è ancora oggi (a 36 anni di distanza!) l’unico strumento urbanistico del Comune. Ma diciamo anche che esso inglobava al proprio interno quanto previsto dal Programma di Fabbricazione, approvato quasi dieci anni prima, e dal Piano di Recupero del centro storico che, al nostro insediamento, era in avanzata fase di approvazione. Quel Piano Regolatore, comunque, permise la realizzazione delle zone cosiddette C1 (Via Aldo Moro e la via dell’attuale mercato settimanale). Permise la realizzazione delle zone di edilizia economica e popolare (le zone “Torre” e “San Martino”). E teniamo conto che queste zone sono le ultime nelle quali si è costruito, a Bagnoli. Dove centinaia di famiglie hanno potuto realizzare il sogno di una casa propria. Tutto il resto, ad esempio il sindaco Lenzi che costruì, o le cooperative che realizzarono le case alla Torre o a San Martino, è polemica inutile. Si tenga presente, torno a dire, che dopo quegli anni, di strade e case nuove, a Bagnoli, se ne sono viste molto poche.

Un ruolo importante l’Amministrazione Lenzi la ebbe anche nel processo di metanizzazione del paese. Il Sindaco Meloro, che vi aveva preceduto, ottenne il contributo. Spettò poi a voi portare a termine quel progetto. È cosi?

Sì. Il metano a Bagnoli arrivò nel 1987. Un record, se si pensa che in comuni vicini ci sono voluti altri quindici o venti anni. Intanto, però, anche quell’opera fu oggetto di polemiche.

Tante anche le vostre iniziative in ambito sociale e culturale. Furono organizzate in quel periodo le colonie estive per i bambini e l’assistenza domiciliare agli anziani. Si progettò (ing. Gaetano Bevere di Ariano) anche il cinema comunale.

Nel 1984, dopo un decennio dall’ultima volta, una cinquantina di bambini bagnolesi ha potuto tornare in colonia. Nel 1985 partì l’assistenza domiciliare agli anziani, completamente finanziata e organizzata dal Comune. All’epoca, la gente di Bagnoli e dell’Irpinia, non sapeva nemmeno di cosa si trattasse. Queste due iniziative sono tra quelle delle quali vado più fiero.

Per rilanciare il Laceno e lo sviluppo turistico del comprensorio cosa fece quella Amministrazione?

Il Laceno era fermo, più di quanto sia ora. Soprattutto perché mancava l’acqua e le poche attività aperte, quelle che non erano state colpite direttamente dal terremoto, stentavano a lavorare. Molti operatori non avevano ancora neanche presentato il progetto di ricostruzione degli immobili. Gli unici in fase avanzata erano i gestori dell’Albergo Al Lago, delegati dalla precedente amministrazione, che, dopo aver avuto l’anticipo del contributo, scapparono con la cassa! Portare l’acqua a Laceno, dunque, fu il primo necessario intervento. Inoltre il Piano Regolatore era anche orientato allo sviluppo del Laceno. Infine, riannodammo i contatti con gli organizzatori del Laceno d’Oro, aprendo un dialogo che, oltre a cominciare a riportare qualche manifestazione a Bagnoli, poteva offrire sviluppi futuri.

Quale fu il rapporto con l’allora minoranza consiliare, capogruppo il prof./dott. Ciro Di Mauro? Ci fu fattiva collaborazione o opposizione dura e intransigente?

Non abbiamo mai avuto una opposizione intransigente. Dialogammo con la minoranza per tutti i cinque anni e il Dr. Di Mauro mostrò sempre apertura e disponibilità al confronto. La minoranza, ad esempio, fu coinvolta nelle commissioni per i concorsi comunali (ben 11!) e ne condivise tutte le fasi.

Ci può raccontare sinteticamente come sono andate poi le altre due esperienze amministrative da lei vissute negli scranni della maggioranza? Quella con sindaco Lucia Scotto di Clemente (1993-1997) e quella più recente con l’avvocato Aniello Chieffo (2008-2013).

L’Amministrazione Scotto di Clemente arrivò in un momento particolare non solo di Bagnoli, ma dell’Italia intera (era gli anni di Tangentopoli e della fine dei partiti storici). Fu una giunta di transizione, che però servì a porre un freno alle tendenze clientelari che in Irpinia, con la ricostruzione e la nascita delle aree industriali, si andavano pericolosamente affermando. Quella compagine amministrativa ebbe un limite nelle diverse sensibilità politiche e culturali dei propri componenti.

L’Amministrazione 2008 – 2013, con sindaco l’Avv. Chieffo, invece, è stata un’ottima amministrazione. E questo proprio perché i suoi componenti erano accomunati da affinità politiche e culturali. Senza dilungarmi, voglio fare riferimento solo ad ACCA Software, nata nel nostro Comune per volere di quella giunta e che rischia di restare l’unica realtà imprenditoriale di grande importanza per tutta la nostra zona. Ovviamente anche su questa scelta ci furono polemiche, ma sta di fatto che ACCA c’è, ha sede a Bagnoli Irpino e che occupa tanti nostri giovani, oltre ad essere una realtà di levatura internazionale.

A quella Amministrazione ho dato il mio contributo (molto più modesto rispetto ad altre mie esperienze in Comune), organizzando decine di manifestazioni culturali e facendo approvare, tra altre cose, il registro delle unioni civili (prima della legge Cirinnà) e quello sul testamento biologico.

Il sindaco Lenzi in processione, assieme ad alcuni assessori, in occasione della Festa dell’Immacolata

E per concludere un giudizio, una sua personale valutazione, disinteressata e distaccata, sulle ultime campagne elettorali amministrative e sull’operato delle compagini amministrative che si sono susseguite?

Bagnoli è in Italia, quindi non può non risentire del clima politico nazionale. Anche qui ha fatto scuola “uno vale uno”. Ma l’improvvisazione, l’approssimazione non pagano. Non si nasce buoni amministratori, è vero. Ma lo si diventa con la passione politica e, perché no, con lo “studio delle carte”. Per il resto, lo ripeto, anche se si è preparati, quando in una compagine amministrativa non c’è comunanza di sensibilità, di vedute e di intenti, si va incontro alla paralisi.

Quale futuro immagina per Bagnoli?

La vera, grande sfida che la nostra comunità ha davanti è quella dello spopolamento. Esso si combatte con le infrastrutture e i servizi che mancano, un nuovo Piano Regolatore (PUC), il lavoro, il rilancio del Laceno. Vincere questa sfida deve essere obiettivo comune, primario rispetto ad ogni altra valutazione di carattere politico. Tutto il resto è … bla bla bla.

La redazione di Pt39

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2021, anno XV, n. 2)

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