Bagnoli e “il giudizio sintetico a priori”

La rubrica di Giovanni Nigro

C’è chi dice … che è difficile governare un paese come Bagnoli Irpino e lo dimostra il fatto che negli anni non si è riconfermato quasi nessuno, anche perché il popolo vuole vedere indossare la fascia tricolore a persone diverse. Una difficoltà dovuta anche dal fatto che non si è cavalcata l’onda di una economia florida e duratura nel tempo tipica degli anni addietro, ma resta il fatto che oggi siamo in piazza divisi e non uniti su tutto.

Portandoci appresso gli stralci di una campagna elettorale che dopo quasi un anno continua a mietere litigi ed odi. Continua ancora, quando da altre parti le divisioni e le discussioni restano relegate nella politica e non nel quotidiano.

Se si continua così la prossima volta potrebbe portare ad avere una situazione disastrosa che porterà a non avere né chi vota e né chi sarà votato. Proprio perché ancora una volta quello che conta sono le divisioni e la cura del proprio orticello. A questo si aggiunge il chiacchiericcio di quella che qualcuno ha definito la piazza più bella d’Irpinia, molte volte teatro di situazioni controproducenti per il futuro della comunità.

Le elezioni si perdono e si vincono, ma quello che è necessario è il saper fare rete, mettendo in pratica le idee che oggi scarseggiano e rimandano a discussione finite nel nulla. Il problema principale potrebbe essere quello della non consapevolezza dei problemi, producendo una sfilza di maghi che mostrano la bacchetta magica sui social network e nelle feste di piazza.

Un dato di fatto è però che ad oggi il da farsi non è personale, ma futuristico, con una soluzione che ha come fine il futuro del paese. Accanto a questo si insidia quello che è un po’ il male di questa terra Irpinia, frutto di stereotipi e racconti di vecchia data. Un male tipico e da esportazione che al di sopra di Roma può essere considerata una carta d’identità vera e propria.

Di cosa si tratta? Beh ve lo spiego: una forma di marchio dei piccoli paesi, soprattutto dell’Alta Irpinia, non gastronomico come si potrebbe pensare. Trattasi del “giudizio sintetico a priori”: giudicare qualcuno che non si conosce, giudicare qualcuno solo da una determinata azione o da una determinata parola o frase.

Prendo spunto dalla canzone di “Livio e Manfredi”: un duo emergente di Bisaccia che analizza in maniera scherzosa, quello che è il brand tipico di una parte dell’entroterra campano. Che si differenzia molto da quella dei lungomari di Salerno e Napoli e mostra ogni giorno la mentalità inconcepibile a volte del paese. La musica, quindi, messa al servizio di un dato di fatto, che racchiude stereotipi e mostra cosa ancora una volta siamo, ma mentiamo sapendo di mentire. Un po’ come fa “Irpinia Paranoica” che dal web aggiunge satira alle giornate irpine, mettendo a nudo quello che siamo e da cui non si scappa.

Il “giudizio sintetico a priori” ha la caratteristica di accostarsi alla politica nazionale o locale che sia. Per quanto riguarda la politica nazionale c’è un esempio molto chiaro: i grillini dicono che quello che ha fatto l’ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi nel suo anno di governo è “quello che ha fatto la sinistra”, quando, forse, la sinistra non si è mai sentita rappresentata da questo governo. Oppure un giudizio senza intelletto l’hanno fatto e lo fanno le “fake news”, come quella della questione dei barconi con i migranti a Firenze, commentata e condivisa da più di 10mila persone, quando a pensarci bene a Firenze il mare non esiste.

Ma torniamo al locale perché la matrice di questo “giudizio sintetico a priori” è qui, l’Irpinia, l’Alta Irpinia. Da qui si potrebbe fare una lunga lista di giudizi che riguardano la politica locale, non solo oggi, ma si potrebbe addirittura scrivere un libro. “Quello si è candidato per questo…”, “Quello si è rubato questo…” e “Quello è di sinistra e non ha mai lavorato…”, ma si potrebbe continuare. Un male incurabile della nostra comunità: giudicare senza avere uno stralcio di prova, quindi “a priori”, senza reali elementi che dimostrano quello detto in piazza, chiacchiere e basta.

Bene questa è la dimostrazione che possono passare molti sindaci e molte amministrazioni, ma per cambiare un paese bisogna eliminare questo tipo di azioni mentali. Anche perché non credo che vogliamo ridurci a giudicare in questo modo, ma vogliamo produrre idee per il nostro futuro e per il futuro della comunità, quindi “a priori” credo sia questo quello che bisogna fare, o no?

Giovanni Nigro

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2019, anno XIII, n. 1)


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