Gerardo Stabile (Federalberghi): “Gli imprenditori ci sarebbero, manca la programmazione”

Turismo in Irpinia

Ortcalab.it (di Flavio Coppola) – Nonostante la consueta impennata di Ferragosto, comunque frenata dal maltempo che ha imperversato soprattutto in montagna, l’Irpinia si conferma profondamente dietro per i flussi turistici. I dati lo dicono impietosamente: la Campania è la quinta regione d’Italia nel settore. Ma il 65 per cento dei turisti che arrivano si ferma a Napoli, il 30 a Salerno, il resto a Caserta. Ad Avellino, penultima appena prima di Benevento, non restano che le briciole. In questo contesto, il Ferragosto non ha fatto eccezione.

Dei 4.000 posti letto alberghieri a disposizione dei turisti, l’Irpinia riesce a piazzarne, per l’intero mese di agosto, circa il 60 per cento. Un’utenza prevalentemente interregionale, con qualche straniero, che riesce a riempire – soprattutto a Ferragosto – anche i ristoranti. Reggono l’area del Partenio e dell’Ufita, i turismo religioso, e quello naturalistico del Serinese. Ovviamente, nulla a che vedere con le aree costiere e con un capoluogo che non riesce a fare la sua parte.

 

Numeri risicati, insomma, che tuttavia persistono fino all’autunno, soprattutto su impulso del mordi e fuggi di stampo gastronomico. Nella stagione invernale, invece, è pressochè il buio. «I paesi – spiega il referente locale di Federalberghi, Gerardo Stabile – si spopolano. Mancano i servizi e l’offerta, e non dimentichiamo l’invecchiamento strutturale». Rispetto a tutto questo, mentre l’impianto sciistico del Laceno resta fermo per i contenziosi tra il Comune e i gestori, l’offerta turistica dell’Irpinia resta sulla carta e negli slogan politici.

 

Cavallo di battaglia di tutti i partiti nelle diverse campagne elettorali, a partire dal Movimento Cinque Stelle che ha trionfato alle ultime elezioni politiche – il rilancio del turismo connesso alla valorizzazione del territorio somiglia sempre di più a una chimera. «Ma gli imprenditori – continua il referente di Federalberghi – ci sarebbero. Il punto è capire dove andiamo nei prossimi anni. Gli investitori vogliono delle garanzie, delle linee guida». Ciò che manca, come sempre, è la programmazione.

Come mettere a sistema ciò che insiste intorno alla ferrovia storica Avellino-Rocchetta, ad esempio, ma anche come sfruttare i castelli o rilanciare i borghi. Idee poche ma confuse: «Le colpe – riflette Stabile – son di tutti. La programmazione spetta alla politica, ma anche agli attori territoriali. Occorre concertazione, per immaginare cosa ne sarà del turismo tra 20 anni. E su questo – ammette – siamo fermi».

Non sfuggono, infine, veri e propri autogol in termini di marketing territoriale. Un esempio su tutti, la progettazione di un biodigestore che smaltisce la frazione umida dei rifiuti, trasformandola in compost, a Chianche. L’impianto, previsto dalla Regione Campania, sorgerebbe nel bel mezzo dei sentieri del Greco di Tufo, tra le premiate e rinomate cantine di uno dei tre vini docg della provincia di Avellino. Mentre si attendono le necessarie garanzie tecniche sugli impatti del biodigestore, che la Regione assicura essere minimi, il punto inevaso resta un altro: quanto costerà in termini di immagine all’Irpinia un impianto dei rifiuti in un’area a fortissima vocazione enologica?

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