Il “Raro” nell’arte: Maria Rachele Branca

di Zaira Varallo (TerrediCampania.it)

L’arte non s’improvvisa! Questo è il primo ed importante insegnamento che ci trasmette la scultrice ed artista irpina Maria Rachele Branca. La sua è un’arte immediata, ti colpisce d’impatto e poi man mano ti coinvolge in uno sguardo sull’animo umano.

Maria Rachele Branca predilige la scultura. Nata a Bagnoli, ha poi perfezionato i suoi studi, dapprima ad Avellino frequentando il Liceo Artistico e per farlo, si alzava alle cinque di mattino, poi dopo il terremoto, si è trasferita a Firenze, dove nel 1986 si è laureata proprio in scultura, presso l’Accademia delle Belle Arti.  La passione, il sacrificio e la dedizione sono da sempre il filo conduttore del suo stile. Uno stile personale, riconoscibile e raro basato sull’amore per la propria terra d’origine, dov’è tornata e attualmente vive, e di un misto di antico e moderno.

Le sue sculture, soprattutto in terracotta, sono delle creazioni personali, mature dove s’intrecciano l’antico delle figure archetipe,che si rifanno direttamente all’alba dell’umanità, alla nostra parte più primordiale. E il moderno dell’essenza del lavoro, a cominciare dall’uso dei colori, pochi e naturali (ocra, carboni fossili e rosso) e la tecnica della pettinatura a freddo. Chi ha il piacere di trovarsi dinanzi ad una sua opera prova le stesse sensazioni che si hanno nel dialogare con un proprio simile.   Nonostante gli innumerevoli successi ed attestati di stima arrivati dai più accreditati critici d’arte, lei più che un’artista, si definisce “un’artigiana” ed il suo concetto d’artigianato è legato al saper fare, “con la testa, con il cuore e con le mani”. Lei stessa sottolinea quanto sia importante la formazione, avere un bagaglio culturale ben recepito ed insegnato (“un buon maestro…”) per poi trasmettere agli altri. Essenziale è anche l’interazione con il mondo, con le altre realtà e persone per arricchire maggiormente la propria visuale. Ecco perché ha viaggiato tanto, sebbene poi ritorni sempre a continuare il suo percorso in Irpinia. Da qui, anche il motivo per cui, nonostante l’artista abbia prestato il suo contributo al restauro di diverse opere anche fuori dalla Campania, per esempio ha partecipato alle operazioni di restauro su importanti reperti lapidei preistorici e romani sulla facciata della Chiesa di S.Croce in Lecce, il suo luogo ameno, il posto da dove nascono tutte le sue creazioni è Raro, il suo laboratorio sito in via Garibaldi a

Bagnoli Irpino. Qui l’artista da libero sfogo e plasma tutta la sua arte. Il raro dell’oggetto, del suo significato che fluisce in due settori: quello artigianale/artistico e quello creativo/ artistico, più emozionale. Dal punto di vista artigianale, l’artista prepara una serie di oggetti e anche bomboniere che possono rispondere nell’immediato alle richieste del compratore. Mentre il settore creativo riguarda proprio il percorso della scultura, della lavorazione che segue l’impeto di un impulso creativo.

Maria Rachele Branca ha di recente vinto il concorso Full Art Immersion, per cui, quest’estate esporrà ad Amalfi, nel frattempo, le sue opere saranno visibili anche a Montella a fine luglio.

Tanto si sente parlare d’arte. È “un mare magno” in cui un po’ tutti vorrebbero immergersi e di cui un po’ tutti pensano di farne parte. Ma l’arte, per essere tale, deve avere solide basi e rendersi universale, un archetipo fruibile e comune a tutti.

Zaira Varallo (TerrediCampania.it)


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