Kalì Babá e i quattro ladroni… (novella di Cassandro)

di Mike Nigro

C’era una volta un piccolo e ridente (si fa per dire…) califfato di montagna di nome Progettopoli…

Qui regnava il califfo Saddà Scià Muò…a presidio del ricco e sostanzioso tesoro custodito nel castello, perennemente insidiato da famelici predatori, alle prese per tal motivo con annose, infide e rapaci lotte intestine.

Nell’intento di riconquistar il prezioso maniero e, soprattutto, il suo ancor più prezioso contenuto, i famosi quattro ladroni, noti e riconosciuti predoni del califfato, stipularon una tregua e strinser un patto di ferro per spodestar il califfo Saddà Scià Muò, reo di troppa taccagneria e sempre restio ad allentar le briglie e a conceder ambite congrue e comode prebende.

Per raggiunger il losco fine, i quattro masnadieri pensaron bene di affidar l’ambito trono del califfato nientepopodimenochè alla suadente e schiva dea Kalì Babà e a tutto il suo consiglio di fascinose sacerdotesse, puntando così tutto su bellezza e giovinezza.

E, per superar ogni possibile riluttanza, si avvalser all’uopo dell’autorevole e persuasiva opera del sommo patriarca Sal Ha Tin, gran maestro di formule e calcoli, il quale, interpellato (come al solito…) nel suo antro gelido ed oscuro, ebbe a pronunciar anche stavolta il fatidico oracolo, escogitando per l’occasione la magica formuletta della “riappacificazione”, attorno alla quale raccoglier consensi e rimuover resistenze.
La formuletta, ovviamente, era fasulla e solo apparente. Era solo un grande imbroglio (del resto, cos’altro poteva mai esser una “riappacificazione” proferita da un maestro di “divisioni”…). Però servì per raggiunger lo scopo voluto e caldeggiato dai quattro ladroni di spodestare il taccagno califfo Saddà Scià Muò.

E così, rimosso l’avaro sovrano, la dea Kalì Babà e le sue sacerdotesse si sedetter sul trono del califfato, con la divina benedizione del sommo patriarca Sal Ha Tin, il quale, compiuta l’opera, se ne ritornò sghignazzando ai suoi freddi calcoli nel suo freddo antro oscuro.

Impadronitisi del castello, si diede così il via a cortei festosi e tambureggianti, con musici e cantori provenienti anche d’oltre confine…(e per questo qualche saggio anziano ebbe pure a sentenziar: “Eravamo scarsi!! Pigliam “cantori”…e portiamo a Progettopoli..!!).

E dopo i cortei, anche nell’agorà a proseguir ditirambo fino all’aurora, tutti in preda al delirio collettivo.

E, mentre la dea Kalì Babà, le sue sacerdotesse e tutta la banda di musici e cantori erano ancor intenti ed assorti nei festeggiamenti e libagioni, ai quattro ladroni sbavanti in bocca già si illuminavan gli occhi e s’apriva il cor (e non solo…) al dolce pensier del maniero e del suo prezioso succulento contenuto.

E per tener il forziere al riparo da mani indiscrete, ne cambiaron pure la combinazione da “Apriti Sesamo!!”…a ”Riempiti Pancia!!”…

E così, giunti al lieto fine, in piena sintonia con i versi di un illustre verseggiatore, novello aedo dei tempi nostri,….avendo conquistato il castello, adesso di colpo son tutti quanti…più ricchi e più importanti… (mai parole furono più azzeccate ed illuminanti…).

E vissero, così, tutti felici e contenti, più ricchi e più importanti, nel califfato di Progettopoli finalmente riappacificato…

Mike Nigro


FESTEGGIAMENTI NEL CALIFFATO DI PROGETTOPOLI

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