La castagna irpina ritorna protagonista

Intervista a Roberto Mazzei, direttore del distretto campano

Dopo anni difficili la castagna torna protagonista. La sfida, come sottolinea Roberto Mazzei, direttore del distretto campano della castagna e dei marroni, è conquistare il palato dei giovani e continuare a far nascere consorzi di tutela per dare braccia operative ai territori.

Qual è lo stato di salute della nostra castagna?

«La Campania si prepara a un’annata molto positiva, per quantità e qualità. Le piante sono piene di ricci e ad ottobre si farà la raccolta, per ora iniziata solo a Roccamonfina. Siamo sempre cauti con l’ottimismo perché tra il 2015 e il 2016 lottammo contro il cinipide galligeno, chiamata anche “vespa cinese”, che provocò l’esplosione di muffe. Ora è il clima che sta cambiando e la castanicultura deve tenerne conto, ma l’estate appena trascorsa, con le sue temperature elevate accompagnate da piogge, ha contribuito positivamente alla produzione».

La castagna campana viene scelta anche da altri Paesi?

«La Francia la usa da sempre per fare i marron glacé, perché ha una texture che consente allo zucchero di penetrare all’interno. E grazie alle sue qualità organolettiche si presta a pelabilità e disidratazione. Diciamo che gli altri Paesi stanno vivendo ora la crisi che abbiamo vissuto anni fa, questo ci permetterà di riposizionarci sul mercato riconquistando fette che avevamo perso, ma anche di diventare un modello di rinascita. Abbiamo infatti messo a disposizione il nostro know-how, la castanicultura in paesi come Cile, Turchia, Spagna, Portagallo, Grecia si sta sviluppando solo ora».

L’aumento dei prezzi inciderà negativamente sulla produzione e sul consumo. Quali strategie state pianificando?

«Il momento è delicato. La castagna da “pane dei poveri” è diventata un prodotto costoso e le aziende sono in seria difficoltà per il caro energia. In questo scenario, per far sì che il consumatore continui ad acquistarla, stiamo lavorando per allungare i tempi di conservazione e creare un prodotto di piccole dimensioni, come gli snack, per conquistare anche il palato dei giovani, disabituati a mangiare la castagna, a differenza delle precedenti generazioni. Le sagre sono un’ottima strategia di comunicazione perché qui imparano ad accostarla a un buon vino, così come gli itinerari “Le strade delle castagne” che partiranno a dicembre: itinerari lungo il territorio alla scoperta di aziende e castagneti e soprattutto di castanicoltori, preziose sentinelle delle montagne».

Anna Marchitelli – Corriere del Mezzogiorno

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