La Festa della Libertà

di Luciano Arciuolo

Festeggiare il 25 aprile, giorno della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, oltre che un dovere (soprattutto per un ministro), dovrebbe essere un piacere. Come sfogliare l’album di famiglia, per ricordare da dove veniamo e qual’ è la nostra storia…

Ogni anno, invece, si rinnovano le polemiche, soprattutto da parte di certa destra nostalgica. Salvini, ad esempio, ha già detto che passerà la giornata a Corleone, in Sicilia, per rafforzare la liberazione dalla mafia.

Beh, se vuole contribuire a liberare l’Italia dalla mafia, cominci a fare pulizia nella Lega e nei suoi nuovi guardaspalle meridionali. Oppure chieda al Sottosegretario Siri di dimettersi, visto che è indagato per corruzione in un affare pericolosamente vicino ad ambienti mafiosi, appunto.

La verità è che la destra, sempre più ringalluzzita, vorrebbe far passare la Resistenza come una guerra civile tra due parti ugualmente legittimate. Ma non è così: in quegli anni si fronteggiarono un esercito di volontari, decisi a liberare l’Italia dalla dittatura fascista (che aveva portato il paese alla distruzione) e dalla feroce occupazione nazista, e quelli che difendevano Mussolini e Hitler.

Se non ci fosse stato il 25 Aprile, non ci sarebbero state, per l’Italia, la Libertà e la Costituzione.

A settantaquattro anni di distanza, dice qualcun altro, è ancora necessario festeggiare? Certo, oggi più di prima. Con il Ministro degli Interni che indossa senza vergogna i giubbotti di Casapound e con tanti italiani che, dopo aver sfruttato per anni la generosa mammella democristiana (fino ad essiccarla…), improvvisamente si sono scoperti fascisti e/o salviniani.

Oggi più che mai, viva il 25 aprile.

Luciano Arciuolo

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