La necessità dell’integrazione

di Luciano Arciuolo

“Oggi noi abbiamo un problema, in questo Paese: che non c’è una modalità di accesso lecito (dei migranti) e tutto questo produce quelle forme di illegalità che sono inevitabili”.

Queste parole non le ha pronunciate un pericoloso estremista, ma Franco Gabrielli, il capo della Polizia, al Festival delle Città, il 4 ottobre scorso. Gabrielli si riferiva alla cosiddetta legge Bossi-Fini (ve li ricordate? Per rinfrescare la memoria: sono entrambi politici finiti ingloriosamente nelle maglie della giustizia), che sostanzialmente dice che sono tutti clandestini quelli che entrano in Italia e non hanno un lavoro nel nostro paese (per avere il permesso di soggiorno devi già lavorare e per lavorare devi già avere il permesso di soggiorno, un incredibile circolo vizioso). E’ evidente che questa legge del 2002 pone un problema di “legalità”, come dice Gabrielli. Così come è evidente che l’immigrazione non si può continuare a gestire come si è fatto in passato: o ammassando i migranti in centri privi dei requisiti minimi di vivibilità (cosa che hanno fatto i governi di centrosinistra, contribuendo ad accreditare l’equazione migranti=insicurezza, su cui ha soffiato e soffia la destra) o tenendoli sulle navi per settimane, senza alcuna considerazione di carattere umanitario (come ha fatto tante volte Salvini, per puro calcolo elettorale e con la scusa, pensate un po’, di difendere i confini: da chi? Da barconi carichi di disperati? O da una nave militare italiana quale era la Gregoretti?).

Anche volendo ragionare con grande e disprezzabile cinismo, diciamolo chiaro: degli immigrati non possiamo più fare a meno! Chi farebbe i lavori nei campi a meno di due euro l’ora? Chi lavorerebbe di notte nelle fabbriche? Chi si prenderebbe cura dei nostri anziani? Chi farebbe i lavori più pericolosi e sporchi? Chi riempirebbe le aule sempre più vuote delle nostre scuole? Chi pagherebbe le pensioni di una popolazione sempre più anziana (insisto)?

Quindi, anche senza tirare in ballo la solidarietà tra esseri umani (della quale sembra essersi persa ormai ogni traccia), si tratta di affrontare il problema, cinicamente, con due obiettivi precisi. Il primo è lavorare nella direzione di una effettiva integrazione, ampliando la rete dei Centri SPRAR (gestiti dai Comuni; a proposito: quando ne riparliamo?) che garantiscono una accoglienza indirizzata all’inserimento nella società di quelli che arrivano da noi. Il secondo è il superamento della legge Bossi-Fini, attraverso la pianificazione degli ingressi e l’abolizione del reato di clandestinità, che spinge i migranti fuori della legalità e, dunque, ne fa strumenti nelle mani delle varie mafie e della malavita.

La Germania, nel 2015, ha accolto un milione di profughi siriani seguendo esattamente questa strada. Certo la Merkel e i suoi alleati hanno visto assottigliarsi il proprio consenso elettorale, ma hanno dato una soluzione lungimirante e sostenibile (e a lungo andare “conveniente”) ad un problema umanitario, senza trasformarlo in una questione di ordine pubblico.

Un politico serio, un vero statista, diceva qualcuno, non guarda alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni (lo ha detto anche Di Maio…). In Italia di politici così, lontani o vicini, vecchi o giovani, non se ne vedono. Quello stesso qualcuno ne dedurrebbe che in Italia, oggi, non ci sono politici seri. Tantomeno ci sono statisti.

Io sono d’accordo con lui.

Luciano Arciuolo

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2020, anno XIV, n. 1)

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