Omaggio a Vinicio Capossela*
Nel leggere l’ultimo libro di Pasquale Guglielmo, “Omaggio a Vinicio Capossela. Il viaggio continua …” (Delta 3 edizioni, Grottaminarda, 2017), può sorgere spontaneo andare con la mente ad una frase bellissima presente nella biografia romanzata di Gabriel García Márquez (“Vivere per raccontarla”), che, a proposito della poesia, affermava: “Avremmo dovuto credere nella poesia perché la poesia è l’unica prova concreta dell’esistenza dell’uomo”.
Il libro è stato presentato il 27 dicembre a Nusco, alle ore 17.00, presso la Sala del Consiglio comunale, con i saluti del Vicesindaco Walter Vigilante, gli interventi di Francesco Badia, di Michelina Di Conza (autrice delle grafiche), di Angela Natale (che modera), di chi scrive, con intermezzi musicali di brani di Capossela a cura di Gerardo Del Guercio e di alcuni giovani musicisti iscritti al “Cimarosa” di Avellino.
Il volume, seconda pubblicazione della collana “Il rovo fiorito. Monografie irpine”, rappresenta una riuscita incursione nella musica e nella letteratura contemporanee da parte di Pasquale Guglielmo, che ha voluto dedicare queste prime ricerche alla cultura dell’Irpinia ad Oriente, con al centro Andretta, Calitri, Bisaccia, il Formicoso. Infatti, dopo la monografia incentrata su Michele Ciasca, il “Virgilio d’Irpinia”, è seguito il libro – omaggio a Vinicio Capossela, di cui l’autore traccia una breve biografia artistica e umana. Il secondo capitolo è dedicato al “romanzo” caposseliano “Il paese dei Coppoloni”, mentre il terzo alle cinque edizioni dello Sponz Fest, con analisi incentrate su temi di attualità come la fuga dei giovani, lo spopolamento, la crisi economica, lo sviluppo turistico, in una parola, il futuro dell’Irpinia e dell’Appennino meridionale.
Guglielmo, senza indulgere a eccessi retorici – come pure spesso si è fatto, quando si è raccontata la vicenda umana e intellettuale di Vinicio Capossela -, mostra le indubbie qualità artistiche e la poliedricità di questo “chansonnier straripante”, sin dalla vita raminga e da “poeta maledetto” dei primi anni al successo propiziato da Francesco Guccini, nonché il rapporto molto stretto con la tradizione popolare irpina, incarnata dalla figura di “Cicc’ Bennet” (Ciccillo Di Benedetto), maestro vero e mentore popolare del cantautore.
Pasquale Guglielmo, non meno di Michele Panno, che firma la “Testimonianza” presente nel libro, si interroga sugli effetti, che l’attività artistica e intellettuale di Vinicio Capossela ha sull’Alta Irpinia, sullo sviluppo turistico, sul futuro di questa terra sempre più condannata alla desertificazione.
I due intellettuali, giustamente, non vanno ad affollare i tanti entusiasti, che ritengono che lo Sponz, con annessa linea Rocchetta Sant’Antonio – Avellino, possa risolvere i problemi dell’Irpinia, che perde ogni anno almeno duemila residenti, conosce una crisi demografica mai vista, un aumento sempre crescente della disoccupazione e una riduzione dei servizi, che accrescono la fuga dalle nostre alture argillose.
Si è messo in evidenza che l’intento di Vinicio Capossela non sia quello di creare nuovi posti di lavoro. Altri hanno questo ruolo. E tuttavia, personalmente, avrei voluto dallo chansonnier d’Irpinia una risposta diversa: credo che sia dovere di tutti, anche di Vinicio Capossela, fare qualcosa per i giovani d’Irpinia. Celebrare la bellezza, recuperare i miti del passato, cantare le serenate e gli sponsali, se vuole essere solo poesia, non servirà a “salvare” l’Irpinia.
Altro limite dello Sponz è nel fatto che, pur vantando le sue radici irpine, l’Irpinia degli intellettuali e degli artisti sia ai margini. E anche questo, a ben guardare, fa apparire l’Irpinia come quella che non è, un luogo da recuperare in memorie ancestrali, mentre ha bisogno di ascolti, che guardino al presente e al futuro, da progettare con umiltà, insieme.
* (Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud)