Malerba: castagneti sempre più deboli, hanno bisogno di cure

Dal sito www.italiafruit.net
“Fino a un mese fa ci aspettavamo una campagna eccezionale, la migliore dell’ultimo decennio, nonostante la debilitazione dei nostri castagneti dovuta agli attacchi di Fersa. L’impollinazione e la fioritura, infatti, erano state ottime. Oggi, invece, siamo in ginocchio, avendo perso più del 50% della produzione a causa dell’escursione termica, che ha bruciato ricci e foglie, e del vento di tramontana che ha fatto cadere a terra molti frutti”. Le parole sono di Salvatore Malerba (in foto), proprietario dell’azienda Castagne Malerba di Montella (provincia di Avellino), coordinatore regionale del gruppo economico Frutta a guscio della Cia Campania, nonché componente del tavolo ministeriale per la castanicoltura.
 
Per il territorio dei Monti Picentini – area naturale protetta della Campania – è un’annata da dimenticare, con ricadute anche occupazionali e di natura socio-economica e ambientale. I comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Nusco, Cassano, Volturara e Montemarano sono patria della castagna, tutelata dal marchio Igp. “Le nostre aree interne – sottolinea Malerba – vivono esclusivamente di castagne: venendo meno il prodotto, si stanno spopolando. Quest’anno, ad esempio, solo a Montella 500 ragazzi non saranno assunti per la tradizionale raccolta. Senza contare dei problemi (incendi, frane, alluvioni, ecc.) che potrebbero insorgere per la mancata manutenzione dell’ambiente, un’attività che noi castanicoltori svolgiamo da sempre a titolo gratuito per la collettività”.
“Le perdite di questa stagione – evidenzia l’imprenditore – dimostrano che i nostri castagneti, rigorosamente biologici, non sopportano più qualsiasi tipo di avversità atmosferica. Le piante sono debolissime, tristi e vanno quindi curate come fossero persone”.
 
Purtroppo, però, i produttori locali non possono contare su formulati registrati in agricoltura biologica. Nel 2016 la filiera dei Monti picentini aveva richiesto al Governo l’utilizzo in deroga di un estratto naturale a base di piretro contro la Fersa, senza però mai ricevere risposta. “Lo Stato dovrebbe dare dignità ai castanicoltori, registrando diversi prodotti già utilizzati in frutticoltura biologica, da impiegare in maniera combinata nei castagneti. Solo così possiamo riuscire a risalire la china e difendere quel patrimonio immenso di sapori e saperi che ci hanno lasciato i nostri antenati”.
La regione Campania, si ricorda, genera circa 50% della produzione nazionale di castagne con il Parco nazionale del Cilento che spicca come principale area di coltivazione d’Europa (120mila quintali l’anno). “In questa stagione, in tutta Italia siamo in presenza di diversi tipi di patologie che determineranno una produzione commercializzata molto scarsa – chiosa Mario Miano, componente del Cda di Agrimola, la maggiore industria di trasformazione italiana che lavora con la Gdo mondiale – Abbiamo bisogno di ritirare e vendere prodotti sani e di adeguata qualità, per questo tutte le nostre unità operative sono impegnate a diffondere ai coltivatori della nostra filiera controllata le corrette pratiche agronomiche: il castagneto, di fatto, è un frutteto e può essere curato con rame e zolfo. Per fermare la diffusione del nuovo fungo Gnomoniopsis Discula Pascoe, ad esempio, si dovrebbero utilizzare il verderame e la calce”.

Dal sito www.italiafruit.net

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