Patriota a chi?

di Luciano Arciuolo

In un mondo in cui possiamo arrivare praticamente al Polo Nord senza esibire documenti alle frontiere, un mondo nel quale un giovane può girare liberamente l’Europa in pochi giorni, è piombata sulle nostre teste, nel mezzo di una strana campagna elettorale estiva, la parola “Patriota”.

Questa parola (che se non è lugubre è quantomeno ammuffita) a me personalmente ricorda il crepitare sinistro di armi in guerra e pare riportare l’orologio della Storia indietro di almeno 150 anni. Non dimentichiamo che il sedicente patriottismo ha causato le più grandi tragedie della Storia, come ad esempio le due Guerre Mondiali.

Ma chi sono oggi i Patrioti? Volendo usare comunque questa brutta parola, cerchiamo di capire, ad esempio: tra i Partigiani che difendevano agli occhi del mondo la dignità e la libertà dell’Italia (ma che erano in buona percentuale anche disertori dell’esercito) e i militari della Repubblica Sociale di Salò, chi erano i patrioti?

E ancora: io credo che un grande esempio di patriota sia stato Don Pietro Sigurani, morto qualche mese fa, che, dopo aver detto messa, piazzava nella sua Chiesa dei grandi tavoli e dava da mangiare a centinaia di senzatetto.

Silvio Berlusconi, invece, è un pregiudicato per reati fiscali che ha evitato la galera solo perché troppo anziano. Ora: frodare il fisco, cioè non pagare tasse per milioni di euro, significa derubare tutti i 60 milioni di italiani. Eppure Giorgia Meloni, a fine gennaio di quest’anno, disse che l’ex Cavaliere poteva essere un buon Presidente della Repubblica perché era “un buon patriota”. Pensate: un patriota che ha rubato agli italiani e che per questo è stato condannato al carcere…

E’ allora evidente che questa parola, già di per sé triste ed evocatrice di lutti e dolore, viene anche usata a sproposito. Così come è altrettanto evidente che la Storia, quando è forzata a ripetersi, rischia di farlo sotto forma di farsa, più tragica che ridicola.

Luciano Arciuolo

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