Povera patria

di Luciano Arciuolo

La parola Patria, da giovane, mi incuteva quasi paura perché evocava massacri e guerre, pensate dai potenti e combattute dai poveri cristi.

Ho cominciato appena a digerirla con Berlinguer e Ciampi.

La parola “patriota”, invece, la considero tuttora ridicola. Negli ultimi anni, poi, è stata usata in ogni salsa, ma ha continuato a fare troppa rima con “idiota” e “italiota”.

Pensate che, nel gennaio 2022, Giorgia Meloni definì Silvio Berlusconi un “patriota”, idoneo a fare il Presidente della Repubblica. Dimenticava evidentemente che Berlusconi aveva finito di scontare (si fa per dire) una condanna definitiva a quattro anni di carcere, tre dei quali abbonati con l’indulto e uno passato a fare servizio civile.

All’epoca mi venne il dubbio: ma che significato attribuisce questa gente alla parola patriota?

La risposta mi è arrivata in questi ultimi giorni.

Essendo stata eletta con Fratelli d’Italia, anche Daniela Santanchè è una patriota. E fa la ministra del Turismo pur essendo una imprenditrice nel campo del Turismo, cosa che la pone in una chiara situazione di conflitto di interesse. Il fatto, però, è che Daniela Santanchè è indagata a causa di bilanci falsi delle sue società, di trasferimenti strani di fondi, di mancata restituzione di soldi prestati dallo Stato (2,7 milioni di euro), di aver licenziato molti suoi dipendenti senza dare loro la liquidazione spettante, di aver continuato a far lavorare altri dipendenti mentre erano in cassa integrazione e quindi pagati dallo Stato.

Ma lei non si dimette. E fa bene. Se il governo italiano ha proclamato il lutto nazionale per la morte di un pregiudicato (secondo il vocabolario pregiudicato è colui che ha riportato condanne penali), come fa a chiedere di dimettersi a lei che non è stata nemmeno condannata?

Certa gente ha semplicemente perso il senso della vergogna…

Altra gente, qualunque sia il significato che attribuisce alla parola “patriota”, ha semplicemente perso il senso del ridicolo.

Luciano Arciuolo

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