Quando, nel Paese del qualunquismo, si spendono più soldi per un calciatore che per la ricerca

Giovanni Corso (dal sito Orticalab.it)

Nessuno si senta offeso. Non sono righe polemiche, nessuno può essere contrario e contrariato da questa affermazione: la ricerca ha salvato e salverà moltitudini di vite umane. La ricerca di tutto: storia, matematica, letteratura, medicina, fisica, chimica, lingue antiche, arte, musica. Tutto è necessario per il progresso dell’uomo durante il suo cammino su questa Terra.

Dobbiamo ammettere comunque che di recente il governo ha finanziato tantissimi progetti di diverse discipline scientifiche. I parametri di selezione sono stati molto seri. Nonostante ciò non basta: troppi ricercatori italiani vivono nel precariato, supportati da contratti a termine spesso non rinnovabili. Non possiamo più vedere oggi un uomo morire per conoscenze scientifiche inadeguate. Così come non possiamo più accettare una situazione come il crollo del meraviglioso soffitto della chiesa di san Giuseppe dei Falegnami a Roma. Non possiamo più accettare gente che non studia, ma ruba con gli occhi solo le prime righe di qualche testata giornalistica pensando di aver scoperto la causa di ogni problema, ovviamente concludendo il tutto con una sentenza sui social media tra bufale e fake news.

Ho già detto che l’unica speranza è lo studio, la ricerca contro il cancro. Non vedo alternative.

Sono affascinato, da sempre, da uomini e donne di scienza che mi hanno accompagnato durante gli studi, ed ancora oggi sono i miei modelli da seguire, soprattutto per la loro praticità e per aver vissuto semplicemente. Alcuni li vorrei citare.

Gregor Mendel, abate, biologo e matematico, chiamato il padre della genetica per i suoi studi sui caratteri ereditari. Uomo straordinario, che con le sue ricerche nell’orticello del suo convento ha schiuso le porte alla comprensione delle malattie ereditarie, di cui mi occupo anche io oggi.

Marie Curie, chimica e fisica, donna passata alla storia per i suoi studi sulle radiazioni, per aver identificato radio e polonio, plurivincitrice di premi Nobel.

Camillo Golgi, medico, che ha scoperto particelle fondamentali della cellula, primo Nobel per la medicina.

James Watson e Francis Crick, biologi che con la loro faccia simpatica hanno realizzato un modello riproducente la struttura del DNA.

Jean Marie Camille Guérin, microbiologo, e Albert Calmette, medico: insieme hanno scoperto un bacillo utilizzato come vaccino contro la tubercolosi. Milioni le persone salvate.
Cosa si intende per ricerca? Ricerca di cosa? Molti si chiedono con curiosità cosa sia la ricerca.

La ricerca di “base”, pura. Forse quella più affascinante, difficile, e incomprensibile pro multis. Tra mille provette, reagenti, modelli in vitro, microscopi, che se fatta con passione ed intelligenza inevitabilmente porta a risultati straordinari. È il primo passo per le terapie mediche.

La ricerca traslazionale, chiamata oggi medicina molecolare, quella fatta in laboratorio e al letto del paziente, che ha come obiettivo l’identificazione di terapie mirate per i pazienti oncologici. È già realtà. Non è più il futuro: il paziente che ha un gene alterato, può beneficiare di un trattamento specifico: le cosiddette terapie target. I risultati sono eccellenti. Più le terapie sono mirate, più si hanno possibilità di risposta e di guarigione completa.

La ricerca clinica, fatta al letto del paziente. Osservare e studiare l’evoluzione delle malattie aiuta a capire cosa può succedere durante i controlli clinici, ad identificare fattori di rischio per eventuali recidive tumorali.

La ricerca epidemiologica ed osservazionale, quella che studia gli eventi esterni, il comportamento della popolazione, ciò che si mangia, ciò che muove l’uomo.

La ricerca della passione per il proprio lavoro. Forse è quella più importante: se piace realmente ciò che si fa, i risultati sono garantiti.

Giovanni Corso – Istituto Europeo di Oncologia


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