Scuola e prove invalsi

Luciano Arciuolo (Dirigente Scolastico)

Prove Invalsi CBT, Dirigente scolastico: attività sospese nelle terze e performance alunni alterate di redazione.

(Documento pubblicato sulla piattaforma www.m.orizzontescuola.it)


L’evoluzione dei mezzi della tecnologia e delle teorie pedagogiche è, oggi, talmente veloce che il solo fermarsi più del dovuto a contemplarne i risultati e le potenzialità rischia di far arrivare in ritardo.

E’ quanto, a parere dello scrivente, sta succedendo all’INVALSI. Infatti:

a) In molti sistemi di istruzione e formazione si comincia a mettere in discussione l’utilità delle prove standardizzate in quanto tali e delle informazioni da esse fornite;

b) Tutto l’Occidente si comincia ad interrogare su una infatuazione, quella tecnologica, che assume sempre più le sembianze di una adorazione totemica. La tecnologia rischia di diventare non il mezzo ma il fine, grazie alle ammalianti sollecitazioni che ovviamente vengono dai colossi dell’informatica e dei social network. Prima di scoprire che aveva venduto a “Cambridge Analytica” i dati degli iscritti a Facebook, Marc Zuckerberg era considerato un profeta del meraviglioso mondo del futuro. In effetti è solo un uomo d’affari (i suoi). Non siamo noi a servirci dei social ma i social a servirsi di noi;

c) Le infinite possibilità applicative della tecnologia non sono tutte istruttive o formative, visto che possono distruggere vite e verità. Di questo la Scuola, soprattutto la Scuola, dovrebbe tener conto, anche per evitare forme di morboso feticismo tecnologico che sembrano aver pervaso anche il suo mondo;

d) L’hackeraggio di siti istituzionali (e di “SIDI” istituzionali) dovrebbe insegnare che abbandonarsi completamente alla tecnologia può comportare problemi seri;

e) L’inadeguatezza della rete in moltissime zone del nostro paese avrebbe dovuto suggerire all’Invalsi maggiore cautela, nel processo verso l’informatizzazione completa delle prove, ma gli ayatollah della tecnologia hanno avuto la meglio;

f) I problemi segnalati dalle Scuole, circa lo svolgimento completamente informatizzato delle prove, avrebbero dovuto essere interpretati non come ostacoli sulla strada della tecnologia (come ha fatto l’INVALSI, usando spesso un linguaggio minaccioso verso i Dirigenti Scolastici, anche attraverso l’invio di mail in giorni e orari impossibili, al limite dello stalking), ma come un segnale di allarme; l’atteggiamento tenuto ha comportato, per l’Istituto, la necessità di rivedere, nei giorni precedenti le date delle prove, il proprio atteggiamento intransigente e allungare i tempi concessi alle scuole. Risultato: si è aggiunta confusione a confusione.

Il sottoscritto ha, nei limiti posti dai problemi citati, garantito comunque lo svolgimento delle prove. Non solo: la Scuola da lui diretta, in passato, si è sempre distinta, all’interno della propria regione, per l’alto livello delle prestazioni degli studenti.

Proprio in virtù di questo intende comunicare il proprio disagio all’INVALSI, nella speranza che, per il futuro, si voglia evitare che le prove siano fonte di stress e di distrazione (sembra la parola giusta) dalla missione propria della Scuola.

All’uopo desidera segnalare quanto segue:

1) La normale attività didattica della Scuola risulta enormemente influenzata e deformata dalle prove e dalla loro struttura;

2) Per tutto il periodo dedicato allo svolgimento per gruppi delle stesse, il normale andamento delle attività formative è stato praticamente sospeso. Ciò è ancora più grave se si tiene conto che le classi interessate siano state le Terze della Secondaria di Primo Grado che, notoriamente (?), dovranno sostenere gli Esami di Stato in Giugno;

3) Sarà difficile, nel prossimo anno scolastico, convincere i docenti dell’utilità dell’analisi dei risultati che daranno le prove di quest’anno. Esse, infatti, sono senz’altro state influenzate da fattori, quali la velocità della rete, che nulla hanno a che fare con la preparazione degli alunni;

4) La Certificazione delle Competenze rilasciata dall’INVALSI in che misura terrà conto di tutto ciò, ma anche delle peculiarità di ogni singolo alunno, del suo processo di apprendimento, del suo livello di partenza, di eventuali problemi, ad esempio di ordine familiare o di salute, che ha dovuto affrontare?

5) Sarebbe interessante conoscere il curriculum di quanti pensano e propongono i quesiti. In particolare sapere se gli stessi siano mai fisicamente entrati, da docenti, in una classe o in una scuola (pubblica), magari delle zone più disagiate del Mezzogiorno d’Italia.

Il sottoscritto è sicuro di aver fatto il proprio dovere, con il presente documento: non tanto nei confronti dell’Invalsi, ma del Ministero e, soprattutto, della Scuola italiana che, probabilmente, ha bisogno solo che le si faccia fare il lavoro che le è proprio e che voglio ricordare, anche a chi lo ha dimenticato: contribuire alla crescita civile, culturale e umana delle future generazioni.


*Luciano Arciuolo, Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo “J. F. Kennedy” di Nusco, Bagnoli Irpino e Castelfranci (AV)

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