Viva la libertà

di Mimmo Nigro

La nostra idea di Circolo si è scontrata nel tempo con l’ambiguità, per non dire l’ipocrisia, di chi pensava di utilizzare strumentalmente le persone e l’associazione per finalità “altre”.

Il Circolo nacque, invece, con l’ambizione di scardinare certi patologici equilibri, di elevare il confronto dialettico nella comunità, di favorire un proficuo interscambio tra ideologie, culture, pensieri, progetti, diversi se non addirittura divergenti tra loro. Con la speranza che dal confronto, anche aspro, potesse poi nascere e svilupparsi una sintesi positiva e costruttiva, perfino pedagogica, per tutto il paese. E questo lo si poteva fare soltanto aprendosi agli altri con animo sereno, senza pregiudizi e discrimine alcuno. La trasversalità politica e culturale, voluta con forza dalla maggioranza dei soci fondatori in quel lontano 2007, ci indicava da subito e chiaramente il percorso da seguire (per quanto faticoso).

Le frizioni al nostro interno sono invece nate, e si sono nel tempo acuite, proprio perché mancavano quei presupposti, quell’apertura mentale, quella visione, che ci avrebbe consentito di fare il salto di qualità. È prevalso lo spirito tribale dell’appartenenza (a che cosa poi? non si è compreso bene), l’arroccamento radicale e ostinato su posizioni oltranziste, il gusto per la prevaricazione, l’inquietudine verso il dissenso. Tanti di noi a suo tempo erano, probabilmente, già intrisi di pregiudizi, animati unicamente da sentimenti di rivalsa (politica e personale), vittime del proprio egocentrico carattere.

All’associazione, e a chi l’ha rappresentata, in tutti questi anni sono state rimproverate cose assurde e paradossali: articoli e sondaggi d’opinione stigmatizzati, interviste non gradite (e da non farsi!!!), misurazione ossessiva dello spazio e del tempo accordato a persone (per qualcuno) non degne. Atteggiamento questo, nel suo insieme, che metteva sistematicamente in discussione il principio cardine per il quale ci eravamo costituiti in associazione e per il quale avevamo accettato quell’audace sfida. Il nostro motto doveva essere – ma molti non l’hanno mai fatto proprio – “…persone animate dal desiderio di voler mettere in discussione i propri convincimenti dal (libero e civile) confronto con le altrui certezze”.

I sorrisetti, le pacche sulle spalle, gli incoraggiamenti, andavano bene fin quando si colpiva l’avversario di turno e fin dove non si ostacolasse il nebuloso operato di qualcuno. Altrimenti, come poi è accaduto, si finiva per essere iscritti d’ufficio nella black-list, ovvero nell’elenco delle persone indesiderate (per usare un eufemismo).

Il “giocattolo eccitante”, come qualcuno l’ha definito, si è rotto(?) su questo, ovvero sull’incapacità di molti di accettare con coraggio la sfida del confronto, anche e soprattutto tra “diversi”. E se oggi le differenze di opinioni all’interno del Circolo si sono moltiplicate (motivo di arricchimento per tutti, o no?), qualcuno dovrà avere il coraggio di chiedersi anche il perché, e farsi un serio esame di coscienza sulle proprie responsabilità e sulla propria (spregiudicata) incoerenza personale, prima ancora che politica.

La battaglia che abbiamo con ostinazione condotto in tutti questi anni è stata una battaglia di libertà, di pensiero e di azione, di coerenza e trasparenza comportamentale, che nessuno potrà mai mettere in discussione. Da questa forte contrapposizione – chissà, forse l’atto finale di una tragicommedia – avremo tutti qualcosa da rimetterci e (sicuramente) da rimproverarci. Quel che è certo, però, è che dal conflitto in corso non verranno fatti prigionieri e non potranno esserci superstiti. A pagare il prezzo più alto potrà essere nuovamente il paese, la nostra comunità, che rischia l’afasia dialettica, l’appiattimento ideologico, l’anestetizzazione del pensiero ed un lungo, imperdonabile, letargo.

Mimmo Nigro

(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2018, anno XII, n. 6)


P.S. Il titolo e la foto di copertina di questo articolo si richiamano alla bellissima canzone di Jovanotti “Viva la libertà” (dall’album Oh, vita), i cui versi fanno pressappoco così:

Preziosa e fragile / Instabile e precaria / Chiara e magnetica / Leggera come l’aria / Sempre moderna anche quando è fuori moda / Sempre bellissima cammina per la strada / All’orizzonte,  dietro la fronte / Sul palcoscenico e dietro le quinte / Allenami, insegnami a vivere con te.

Parola magica, mettila in pratica / Senti che bella è, quant’è difficile / E non si ferma mai, non si riposa mai / Ha mille rughe ma è sempre giovane / Ha cicatrici qua, ferite aperte là / Ma se ti tocca lei ti guarirà / Ha labbra morbide, braccia fortissime / E se ti abbraccia ti libererà.

Io ti difenderò, madre dolcissima / Esigentissima, fantasmagorica / Atletica, magnetica / Volatile e poetica / Le donne e gli uomini, gli esseri umani / Piante selvatiche e tutti gli animali / Spiriti liberi, ovunque siate voi / Fatevi vivi manifestatevi.

La voglio qui per me, la voglio qui per te / La voglio anche per chi non la vuole per sé / Tempi difficili, a volte tragici / Bisogna crederci e non arrendersi.

Viva la libertà (viva) / La libertà / Viva la libertà (viva) / La libertà / Viva la libertà / Viva la libertà / Viva la libertà / Viva la libertà / Viva viva viva viva.

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