Buoni spesa… per tutti

di Dario Di Mauro

Il Governo Conte ha stanziato 400 milioni, gestiti dai Comuni, con la finalità di “erogare buoni spesa o per una distribuzione diretta di prodotti alimentari e generi di prima necessità per le persone che in questo momento non hanno i soldi per fare la spesa”.

Con l’ordinanza n. 658/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile – è stato sottolineato che tali fondi devono essere contabilizzati nei  bilanci  degli  Enti “a titolo di misure urgenti di solidarietà alimentare.”

Al fine di mettere in atto tempestivamente le suddette misure, molti Enti hanno posto in essere delle linee guida di supporto agli Enti Locali per lenire le maglie della burocrazia, come ad esempio l’emanazione, a cura dei Presidenti di Ambito della Provincia di Bergamo di concerto con le associazioni sindacali, di un documento guida per l’attuazione di tali misure.

Sul nostro territorio, L’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) CAMPANIA ha emanato le linee guida per l’attuazione delle misure in tema di erogazione dei buoni spesa, mettendo anche a disposizione dei comuni campani i seguenti documenti: facsimile delibera di giunta, facsimile manifestazione di interesse da parte della aziende, facsimile domanda di richiesta da parte dell’interessato.

Nel facsimile della domanda da presentare per accedere alle misure in questione, l’ANCI ha inserito, tra i tanti, anche i seguenti requisiti:

  1. 1.di trovarsi nella condizione di disoccupato a far data dal ____________ e che prima di tale data era impiegato presso _________ con la mansione di ___________;
  2. che il reddito percepito nell’anno 2018 è stato pari ad € __________;
  3. che l’attuale disponibilità economica in riferimento ad entrate recenti e/o giacenza su c/c o altri strumenti di deposito immediatamente smobilizzabili non consentono l’approvvigionamento di generi alimentari o di prima necessità;

I requisiti su indicati, dettati essenzialmente dalle associazioni di categoria e sindacali, sono quelli che principalmente permettono agli Enti Locali di individuare la platea dei soggetti aventi diritto all’erogazione dei buoni spesa. Questo contributo deve essere dato alle famiglie che effettivamente, alla data di emanazione dell’avviso, non hanno la possibilità di acquistare alcuna derrata alimentare (un esempio su tutti è la persona che si trova senza lavoro e senza risparmi).

Di seguito si elencano i comportamenti, in merito ai requisiti, adottati da alcuni comuni irpini:

Ariano Irpino ha inserito come requisito il possesso di depositi bancari/postali inferiori a 3.000€;

Avellino ha previsto come requisito quello “di non avere disponibilità economiche (per sé e/o il proprio nucleo famigliare) su conti correnti bancari, postali, ecc… sufficienti per l’acquisto di beni di prima necessità”;

Bagnoli Irpino non ha previsto alcun limite al patrimonio mobiliare (ad es. depositi bancari/postali), ma ha previsto che chi ne faccia richiesta dichiari di non avere alcun reddito disponibile;

Caposele non ha previsto alcuno limite al possesso di patrimonio mobiliare (ad es. depositi bancari/postali);

Lioni avviso, disciplinare e modulo richiesta uguale a quello del comune di Bagnoli Irpino;

Montella non ha previsto alcun requisito in merito al possesso di patrimonio mobiliare (si è comportato alla stregua di Bagnoli);

Monteforte Irpino ha inserito i seguenti requisiti: “1. Che il nucleo familiare non ha reddito da lavoro dipendente e/o da pensione superiore a 550,00 € netti mensili ͏2. Che il nucleo familiare non ha titolarità di giacenza di conto corrente bancario/postale, deposito bancario/postale, buoni fruttiferi postali superiore a 3.000,00 € totali alla data del bando” ;

Montemarano ha inserito come requisito il possesso di depositi bancari/postali inferiori a 2.000€;

Nusco ha i inserito tutti i requisiti proposti dall’ANCI ed ha proceduto all’assegnazione con criteri meramente proporzionali

Sant’Angelo dei Lombardi non ha previsto alcuno limite al possesso di patrimonio mobiliare (ad es. depositi bancari/postali).

La maggior parte dei comuni italiani, seguendo le linee guida delle principali sigle sindacali (CISL, CGIL, UIL), ha inserito come requisito necessario per l’erogazione dei buoni spesa un limite al patrimonio mobiliare, che varia di solito dai 2.000€ fino ad arrivare a 10.000€. Tra le grandi città che hanno adottato tale linea troviamo, a titolo esemplificativo e non esaustivo: Alessandria, Bologna, Benevento, Napoli, Modena, Firenze, Reggio Calabria, etc.

Da quanto sopra sintetizzato, si rileva che nell’assegnare queste misure di sostegno emergenziali si tiene scarsamente in considerazione, o addirittura per nulla, di valori come il reddito percepito nei primi tre mesi del 2020 (o nel 2019) e del patrimonio mobiliare detenuto alla data del 31.03.2020, il tutto a danno della decantata perequazione economico / sociale prospettata dal Governo che si sarebbe dovuta ottenere. Nel nostro comune (come tanti altri), nonostante la chiamata in causa di sindacati come CISL, CGIL, UIL e UGL, non è stato previsto nel disciplinare e, quindi, non inserito nel modulo di richiesta per l’accesso ai cosiddetti “buoni spesa”, alcun parametro reddituale/patrimoniale che permettesse una maggiore equità sociale.

E’ palese che il mancato inserimento del parametro “patrimonio mobiliare” e/o “reddito percepito” non permette di stilare una graduatoria “sana”. E’ di chiara evidenza, ad esempio, che se una persona, all’atto della presentazione della domanda, detiene la somma di € 15.000,00 sul proprio conto corrente postale o bancario, ma è nello stato di disoccupazione, potrebbe far fronte all’emergenza alimentare utilizzando i fondi nella sua disponibilità.  In molti moduli di richiesta, tra cui quello adottato dal comune di Bagnoli Irpino, il cittadino che intende avvalersi del contributo deve dichiarare “che il proprio nucleo familiare versa in gravi difficoltà economiche, senza alcun reddito disponibile”.

Nulla viene specificato in merito al significato di “gravi difficoltà economiche”. Pertanto, a parere dello scrivente, il dubbio permane: per “gravi difficoltà economiche” si intende che una persona non possiede un elevato patrimonio mobiliare? E quali saranno i parametri di valutazione?

E’ di tutta evidenza che la suddetta dichiarazione, inserita anche nel modulo di richiesta del nostro Comune, è in contrasto sia con l’avviso pubblicato sull’albo pretorio, sia con l’annuncio sonoro fatto girare per tutto il paese con il quale si precisava, a gran voce, “che ai fini dell’ottenimento del buono, non si devono dichiarare depositi bancari o postali”.

In uno Stato fondato sulla perequazione sociale tali misure devono sostentare coloro che sono realmente meno abbienti. Così facendo molti Comuni hanno erogato buoni spesa in modalità contraria alla loro finalità istitutiva. E’ auspicabile, per il prossimo futuro, che i Comuni nell’erogare altre indennità a sostegno dei meno abbienti adottino criteri non lesivi della perequazione sociale, al fine di un utilizzo equo e non distorsivo di tali strumenti, soprattutto in un periodo emergenziale come quello che stiamo vivendo

Dario Di Mauro

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)

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