Capiton Matteo

Rubrica semiseria di satira pseudo-politica

Erano belli i Natali di una volta. E non solo perché eravamo bambini.

Per tutto il periodo delle feste, Battista il fruttivendolo riempiva lo spazio antistante la bottega con tantissimi contenitori di capitoni e anguille e si potevano passare le ore a guardare, in quelle bagnarole, i poveri animali, vivi, adattarsi al poco spazio a disposizione, ignari della triste fine che li attendeva, di lì a qualche ora.

Detto tra noi, a me i capitoni e le anguille non piacevano. Mi facevano schifo, diciamola tutta, e il ribrezzo non è mai andato via.

Lo schifo continua ancora oggi, anche più accentuato da quando hanno cominciato ad attribuire l’epiteto “Capitone” al caro Matteo nazionale, quello del Nord (dell’altro, casomai, ci interesseremo più in là).

Chiamarlo Capitone è sembrato naturale da quando i suoi fedelissimi hanno preso ad indicarlo come “Capitano”. Si poteva, magari, attribuirgli la denominazione di Capitan Findus, ma probabilmente è sembrato troppo romantico. E poi, il Findus lavora…

Capitone è parso più adatto, inoltre, per almeno due motivi: il primo è che, come il povero pesce, tra qualche tempo, dopo averlo digerito, nessuno si ricorderà di lui. Il secondo è che, come quelli che Battista vendeva, è piuttosto caro: ci costa, pensate un po’, ben 49 milioni di euro!

Rubrica semiseria di satira pseudo-politica (a cura di Luciano Arciuolo)

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