Che stagione invernale abbiamo vissuto? Cosa attenderci ancora?

Intervista a Michele Gatta

Abbiamo incontrato il nostro meteorologo Michele Gatta per fare un punto sulla stagione invernale 2019-20. 


Signor Gatta, lentamente la stagione invernale sta andando via. Come possiamo definirla fino ad oggi?

La stagione invernale 2019-2020 è stata decisamente poco invernale per il territorio italiano. Ad essere pignoli posso dire che solo le regioni adriatiche e il meridione hanno vissuto qualche episodio freddo e in parte nevoso. Mi riferisco agli ultimi giorni del mese di dicembre e un paio di giorni di febbraio.

Quindi possiamo classificarla come una delle peggiori degli ultimi anni? 

Obiettivamente sì!  Negli ultimi anni si sono verificate diverse fasi fredde e nevose. Il gennaio 2017, il fine febbraio 2018 e il gennaio del 2019. Cito questi tre periodi perché sono stati davvero significativi. Nello stesso tempo è indispensabile evidenziare che ad avere questi momenti invernali sono state soprattutto le regioni adriatiche e il sud-Italia. Il nord-Italia e le regioni centrali tirreniche, hanno vissuto davvero poche occasioni in cui la neve sia stata protagonista.

C’è una spiegazione a questa evoluzione poco “democratica” per il nostro paese? 

Sicuramente. Evitando di entrare in “tecnicismi” che possono mettere in difficoltà i nostri lettori, la motivazione principale è stata che un indice teleconnettivo sicuramente importante, cioè la NAO (North Atlantic Oscillation) è risultata spesse volte positiva. Sostanzialmente questo ha favorito discese di aria fredde verso il settore centro-orientale europeo e in qualche occasione tale freddo ha interessato anche le zone orientali e meridionali dell’Italia.

Può spiegarsi meglio? 

Sostanzialmente le alte pressioni, posizionandosi sull’Europa occidentale, hanno impedito l’arrivo sull’Italia di correnti atlantiche che interagendo con l’aria fredda avrebbero causato diverse occasioni invernali per le regioni settentrionali e quelle tirreniche.

Diversi esperti imputano il tutto al Global Warming (riscaldamento globale).

Su questo ho qualche perplessità. Mi spiego: che stiamo assistendo da diversi anni ad un incremento termico globale è un fatto innegabile. Lo scioglimento dei ghiacciai è un’altra conseguenza. Questo, in parte, va a condizionare i territori europei e non solo. Causando, questo sì, evidenti fenomeni estremi che le cronache ci portano nelle nostre case. C’è da dire, altresì, che ci sono territori in cui freddo e la neve persistono anche in maniera evidente. Basta vedere l’America del nord dove si raggiungono anche record di freddo e di neve. Comunque il global warming è una realtà su cui gli stati del mondo dovranno dare una maggiore attenzione.

Torniamo a noi. Allora la stagione invernale 2019-20 va in archivio?

Questo, a dire il vero, non l’ho detto.

Quindi ci apre a qualche novità?

Io, anche su queste pagine, nei mesi scorsi annunciai che questa stagione sarebbe stata alquanto deludente sotto l’aspetto delle precipitazioni e del freddo. Gli attenti lettori ricorderanno tale mia previsione. Prevedevo una forte attività del Vortice Polare, che non subendo evidenti attacchi dalla troposfera, avrebbe segnato per circa 2 mesi le sorti dell’inverno sul mediterraneo e quindi sulla nostra penisola. I mancati riscaldamenti che partono dalle quote prossime al suolo hanno fatto mancare le indispensabili ondulazioni del getto in uscita dal continente americano, favorendo l’instaurazione di flussi occidentali zonali che, come in questi giorni (e le cronache ne stanno parlando) interessano il centro-nord europeo con mareggiate e forti venti. Di contro, le alte pressioni restano quasi stabilmente insidiate nel mediterraneo.

E quindi? 

Per coloro che aspettano ancora degli eventi invernali mi preme invitarli a essere ancora possibilisti. Un moderato ottimismo lo terrei per l’ultima parte della stagione invernale. Proprio il Vortice Polare, inattaccabile per tutto questo periodo, fisiologicamente con l’avanzare della stagione dovrà cedere molta della sua energia e questo permetterebbe l’apertura ad una fase meteorologica totalmente diversa rispetto all’attuale.

Entrando più nel merito cosa attenderci realisticamente? 

Lo spostamento della stagione invernale verso la sua fase conclusiva. In sostanza mi aspetto un fine febbraio e un mese di marzo decisamente più dinamici e anche più freddi. Questa eventualità potrebbe salvare, solo in parte, una stagione deludente. Ma per coloro che aspettano ancora la neve potrebbe essere una realtà.

Le usa spesso il condizionale.

In meteorologia il condizionale è d’obbligo. Per di più io resto sempre legato ad una cultura che evidenzia una estrema cautela che in questa materia non è mai troppa.

Però, ce lo consenta, lei prima diceva che alcuni mesi fa prevedeva una stagione invernale deludente. Non le sembra un contro senso?

Quello che prevedevo erano valutazioni inerenti a vari aspetti che legano indici teleconnettivi, attività del Vortice Polare e aspetti stratosferici che si evidenziavano nelle mappe a lunghissimo tempo e che lette con estrema attenzione potevano portare a quelle conclusioni da me prospettate. Sono stato fortunato e oggi ne sono soddisfatto. Ma non sempre le “ciambelle” vengono con il buco. Quindi passo passo vivremo con tutti gli aggiornamenti del caso all’evoluzione di questa stagione invernale che si concluderà, astronomicamente parlando, il 21 marzo ma che ha tutte le caratteristiche di sorprenderci anche successivamente a tale data.

A noi non resta che ringraziare il nostro meteorologo Michele Gatta per  la sua disponibilità e per l’accurata analisi che ci ha esposto con la sua consueta professionalità.

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