Dieci anni fa ci lasciava Antonio Manganelli

Il ricordo

A 10 anni dalla scomparsa del Prefetto Antonio Manganelli, la Polizia di Stato lo ha ricordato, nel giorno della sua scomparsa con una celebrazione religiosa che si è tenuta a Roma presso la Basilica dei Santi XII Apostoli.

Il Prefetto Antonio Manganelli, originario di Bagnoli Irpino, ha esercitato le funzioni di Capo della Polizia, dal giugno del 2007 fino alla sua morte, avvenuta nel il 20 marzo 2013 dopo una lunga  malattia.
Alla cerimonia religiosa, celebrata da don Luigi Ciotti, hanno partecipato, accanto alla signora Adriana Manganelli e alla figlia Emanuela, tantissime autorità fra cui: il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, il Capo della Polizia Lamberto Giannini, gli ex Ministri dell’Interno Luciana Lamorgese, Marco Minniti, Angelino Alfano ed Enzo Bianco, l’ex presidente del Senato Piero Grasso, gli ex Capi della Polizia Franco Gabrielli e Alessandro Pansa, l’ex Procuratore Generale presso la Cassazione Giovanni  Salvi ed il dottor Gianni Letta.

La città di Avellino ricorderà la figura del prefetto Manganelli con una commemorazione all’hotel de La Ville con il ministro dell’Interno Piantedosi

Nel ricordare Antonio Manganelli, il Ministro dell’Interno ha richiamato la loro antica e profonda amicizia: “oltre che essere un amico è stato per me un fondamentale punto di riferimento professionale avendo avuto l’opportunità di collaborare a stretto contatto in una fase importante della mia esperienza, da Vice Capo della Polizia. Il Prefetto Manganelli è stato un grande rappresentante delle istituzioni e una eccezionale persona. Autorevole, determinato, carismatico, è stato amato dal primo dei questori fino all’ultimo dei poliziotti. Mai il capo di una istituzione così importante è stato così apprezzato e la grandezza della persona si respira attraverso il calore che c’è ancora in suo ricordo, dopo 10 anni”.

A distanza di dieci anni resta ancora indelebile il suo ricordo. Così come lo sono le immagini che lo riprendono mentre entra nell’aula bunker a Palermo durante il maxiprocesso a Riina per accompagnare il pentito, Tommaso Buscetta, guidando la pattuglia di scorta al mafioso dei due mondi. All’epoca era giovanissimo, ma già punto di riferimento, perché considerato poliziotto integerrimo, capace, dedito al lavoro e al sacrificio, dalla grande umanità.

“Un poliziotto brillante, veloce e riflessivo allo stesso tempo. Un uomo intelligente, empatico, integro e trasparente; un osservatore di persone e di anime, uno straordinario comunicatore che aveva sempre la parola giusta stato un padre meraviglioso e sempre presente che è stato di esempio per me e, credo di non esagerare nel dirlo, per tutti noi. Era un fuoriclasse”, ha detto in chiesa la figlia Emanuela ricordando il suo papà. (GT)

 

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