Il libro di Roberto Gramiccia ”Elogio della fragilità”

Recensione di Antonio Cortese

Presso la locanda letteraria di Antonio Pica a Lioni si è svolta in settimana la presentazione dell’ultimo libro ad opera di Roberto Gramiccia, intitolato ”Elogio della fragilità”.

L’autore attraverso una analisi introspettiva, bibliografica e di ricordi di vita, riesce a restituire specularmente dignità al lettore, fragile o meno, che voglia comprendere le motivazioni sociali e storiche degli ultimi quarant’anni nel centro sud italiano, che stanno traghettando le classi meno abbienti ad una riappropriazione delle proprie radici motivazionali. Radici ritrovate e da ritrovare, ritrovandosi nei paesi della periferia come la provincia irpina, appunto, dove sta riemergendo, oltre alla classica tradizione di sagre e prodotti enogastronomici, anche il valore dell’arte e dell’artigianato.

Tanti, in concomitanza con la visita del presidente Mattarella ad Ariano Irpino, nel pomeriggio lionese erano presenti alla locanda gli artisti Anna Sargenti e Paolo di Nozzi con alcune opere posizionate dalla proloco all’interno del locale; essendovi presenti medici, imprenditori ed un duetto poetico musicale ad intervallare col sassofono i contributi di altrettanti intervenuti in qualità di counselor di psicologia e, immancabilmente, della municipalità del paese.

Il libro riesamina a partire da un ’68 che non si è mai arreso, anche quando fosse sembrato più che sepolto, valori e molle propulsive di una generazione che continua a rileggere le basi di autori, filosofi ed attivisti di un passato purtroppo o per fortuna evergreen, che forse oggi vengono messe in pratica cinicamente ma con efficacia, da pochi protagonisti come un Ulisse che conduce per mano, ancora una volta, quelli che non credevano più al paradosso di una debolezza capace, invece, di rinvigorire.

Antonio Cortese

 

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