Il mistero seggiovie: un serpente che si morde la coda

L'approfondimento (Tommaso Boccia e Dario Di Mauro)

Fiumi di annunci sensazionalistici per la cosiddetta “querelle seggiovie”.

Una vera e propria sfida a colpi di articoli ed interviste, tale da generare uno stato di esaltazione generale.

Una comunità invasata da intermittenti sentimenti di fiducia e timore, tradottisi in diffidenza e sospetto la sera del 08.06.2018, allorquando l’allora primo cittadino uscente, dott. Filippo Nigro, azzardando un “plebiscito” all’ultimo minuto, ha divulgato una clamorosa e sensazionale notizia, affermando: “(…) siamo neanche a tre mesi fa e viene fuori, udite udite, che gli impianti e relative strutture di servizio sono state realizzate su demanio comunale (…) è tutto abusivo (…) e non credo che in quaranta anni NESSUNO se ne sia accorto (…).

Un oracolare responso, evidentemente confezionato ad arte con l’intento, neanche troppo celato, di rendere nota una verità ignota a tutti, ma, forse, non ai “nessuno”.

Stando al racconto, per quarant’anni, i “nessuno”, come dei figuranti provetti, si sarebbero calati nelle vesti dei personaggi loro attribuiti (di politici, di amministratori, di operatori economici e sociali, di tecnici e di giuristi) e, in un simile scenario,  avrebbero recitato i rispettivi copioni, contribuendo miseramente all’infittirsi del “mistero seggiovie”.

Visto l’assunto, la quinta sarebbe stata quella di un teatrino omertoso e pacchiano, di una nefanda pantomima, di una triste commedia, con una direzione artistica, però, avvezza a stratagemmi ed a strategie immonde; una regia collaudata per quasi mezzo secolo.

È vero? Quale simposio avrebbe potuto o dovuto consentire tutto ciò? Perché? Con quali “benefici”, “beneficiati” e “benefattori”?

Ebbene, lungi dall’intento di tributare elogi o formulare accuse, non può negarsi che il comizio del Sindaco uscente, al cospetto di una comunità in ginocchio, dilaniata economicamente ed umanamente, per di più frastornata da un inferocito, immeritato, quanto nauseabondo scontro elettorale e postelettorale, nonostante tutto, ha allargato gli orizzonti del “mistero seggiovie”, lasciando presagire la imminenza della resa dei conti.

Eppure, l’eco dei titoli “Laceno, Chieffo annuncia: Nel progetto terza seggiovia su lato Nord(28.02.2012, Irpinianews) e “Chieffo: Laceno cambierà volto, il prossimo anno nuovi impianti”(30.01.2013, Irpinianews) risuona ancora (titoli estratti dal sito web dell’associazione Palazzo Tenta 39).

E riecheggiano anche i successivi (parimenti estratti dal sito suindicato): “Seggiovie Laceno, bocciato il progetto del concessionario” (18.03.2014, Il Mattino);La svolta per il Laceno – La Regione Campania sblocca i finanziamenti(08.04.2014, Il Mattino); “Funivie del Laceno, si lavora a una intesa. Giannoni: pronti al dialogo” (02.08.2014, Rassegna stampa); “Vita tecnica impianti sciistici del Laceno salvati da Sblocca Italia (15.11.2014, Irpinianews); “Seggiovie, l’accordo preliminare tra Comune e società concessionaria” (02.09.2014, L’indiscrezione, dal sito www.laceno.net);“Laceno, Nappi: Trovati i fondi(14.03.2015, Ottopagine); “Seggiovie, Nigro in piazza: vi svelo tutti i retroscena(30.06.2015, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, l’avv. Chieffo avanza nuove accuse al sindaco(14.07.2015, Il Quotidiano del Sud,“Le balle del nostro eroe”); Seggiovie, la minoranza insorge (19.02.2016, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, secca replica di Nigro alle accuse della minoranza” (20.02.2016, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, Nigro: Gestore abbia buon senso, riconsegni le aree” (01.04.2017, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, il sindaco Nigro: Bene la disponibilità di Giannoni (06.04.2017, Il Quotidiano del Sud); “Laceno, rischio chiusura seggiovie. E’ corsa contro il tempo” (03.05.2017, Rassegna stampa); “Caso seggiovie, fumata nera?” (04.05.2017, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, Nigro: Da Giannoni nessuna volontà di risolvere i problemi” (16.05.2017, Il Quotidiano del Sud); “Seggiovie, c’è l’ordinanza di sgombero … e la “promessa” di Ciriaco De Mita (12.01.2018, Dimpemekug); Laceno, Nigro: L’area è nostra (12.02.2018, Dimpemekug); “Vertenza seggiovie, il Consiglio di Stato respinge ricorso di Giannoni (07.02.2018, Dimpemekug); Vertenza seggiovie: no del Tar allo sgombero. Riconosciuti diritti del concessionario” (29.03.2018, Redazione); Bagnoli, primo sopralluogo alle seggiovie del Laceno (28.06.2018, Il Quotidiano del Sud – Avellino.zon.it).

Una sorta di rincorsa allo scandalo, che ha urlato e che non smette di urlare che… qualcosa non torna!

Un caso, verosimilmente, soggiogato da verità appannate e impantanate, che, turbate dal  temuto o bramato (a seconda del punto di vista) tiro mancino, aspettano di affiorare nella loro autenticità in superficie: ora o mai più!

E, nell’attesa di conoscere, quantomeno, l’agognata verità processuale, i nessuno, se esistono, potrebbero intraprendere il percorso del ravvedimento, rispondendo a qualche banale domanda.

Per le risposte invocate, infatti, non pare essenziale il soccorso degli accademici.

Gli interrogativi, invero, scaturiscono dal noto stravolgimento della popolare “Convenzione assegnazione suolo sul Laceno alla Soc. Giannoni Ing. Franco Giannoni e C. per realizzazione complesso turistico invernale ed estivo”, del 05.05.1973, con n. 632 di repertorio.

Per comodità, si riportano, di seguito, i punti salienti della Convenzione ed i relativi quesiti.

– Estratto dalle pagine nn. 3 e 5:

– Quesiti conseguenziali:

  1. nel corso degli anni, sono o non sono stati puntualmente adempiuti tutti gli obblighi nascenti dalle clausole contrattuali e, in particolare, quelli concernenti la realizzazione delle opere sui 40.000,00 mq. di cui foglio catastale n. 30?
  2. Quale accordo ha consentito lo spostamento delle opere edili () a realizzarsi dal foglio n. 30 ai fogli nn. 33 e 24 e su particelle non contermini?
  3. Quali opere sono o non sono state edificate sui 10.000,00 mq. identificati dalle particelle nn. 5 e 6 del foglio n. 24?
  4. Quali opere sono o non sono state realizzate sulle particelle nn. 4, 6 e 9 del foglio n. 33?

– Estratto dalle pagine nn. 6 e 7:

– Quesiti conseguenziali:

  1. chi ed a che titolo ha deciso di rinnovare, molto prima della scadenza dei ventinove anni, la convenzione per un uguale periodo, contrariamente a quanto riportato all’art. 3)? Perché?
  2. Perché sono state, di fatto, invertite, rispetto a quanto previsto all’art. 4), le aree concesse in uso con quelle cedute in proprietà?

– Estratto dalle pagine nn. 8, 9, 10 e 13:

– Quesiti conseguenziali:

  1. sono o non sono state realizzate tutte le opere previste all’art. 6), ovvero almeno altri tre impianti di risalita, alberghi ?
  2. Quando sono stati alienati i suoli?
  3. A chi sono stati alienati?
  4. Prima dell’alienazione, è stata riscontrata o non è stata riscontrata la presenza delle opere sulle particelle nn. 5 e 6 del foglio n. 24 e sulle particelle nn. 4, 6 e 9 del foglio n. 33?
  5. Chi è il proprietario attuale di dette particelle?
  6. Nel caso di inadempienza del privato, perché gli amministratori di turno non hanno fatto ricorso all’art. 9)? Perché hanno perseverato in cause di tutt’altra natura?

Nel contempo, paiono opportuni anche alcuni, sebbene comprensibilmente elementari, pareri  tecnici sempre al riguardo della conosciutaConvenzione assegnazione suolo sul Laceno alla Soc. Giannoni Ing. Franco Giannoni e C. per realizzazione complesso turistico invernale ed estivo, osservando, innanzitutto che, in sostanza, la stessa, palesando una sorta di permuta, ha permesso al concessionario di realizzare svariate volumetrie, a condizione che, di contro, egli eseguisse le opere necessarie a rendere funzionale il complesso turistico estivo ed invernale.

Per meglio consentire la cognizione di tale nodale statuizione contrattuale, si riportano ulteriori stralci della Convenzione in parola, unitamente a pertinenti quesiti ed a brevi ammonimenti.

– Estratto dalle pagine nn. 4, 5, 8 e 9:

Ebbene, se così è, come è, è evidente che il concessionario ha potuto realizzare il complesso turistico estivo ed invernale beneficiando degli utili provenienti dalla vendita di appartamenti, negozi e strutture ricettive, edificati sui suoli cedutigli ad un prezzo irrisorio dall’Ente.

Nondimeno, non sembra che il privato abbia, dal suo canto, onorato esattamente la clausola, dal momento che non risultano, quantomeno tangibili, tutte le costruzioni e le opere convenute, né si ha l’impressione che abbia eseguito gli interventi minimamente necessari a salvaguardare l’efficienza del realizzato.

– Quesiti conseguenziali:

  1. quanto è stato ricavato dalla vendita degli appartamenti e dei locali commerciali?
  2. Qual è stato il valore dell’operazione relativa alla vendita del suolo su cui è sorto l’Hotel Grisone ?
  3. Chi ha realizzato strade e parcheggi?
  4. Con quali finanziamenti sono state eseguite le opere di sistemazione delle piste e di esecuzione dell’impianto di innevamento? Chi le ha apportate?
  5. Quali enti hanno finanziato, nel tempo, gli impianti considerati come trasporto pubblico?

Orbene, la criticità delle domande sopra elevate è manifesta, altrettanto manifesto non è il motivo che continua ad inibire, a dispetto del susseguirsi di amministrazioni “diverse”, azioni comunali tese, perlomeno, a rientrare nel possesso dei terreni non occupati da manufatti e, tuttalpiù, ad ottenere una congrua riparazione dei danni.

– Estratto dalla pagina n. 9:

Emerge, chiaro e tondo, pure l’obbligo a carico del concessionario di procedere al frazionamento delle aree.

Malgrado ciò, nonostante la banalità della condizione, le vicende al riguardo rasentano l’assurdo, poiché, per cause neanche tanto oscure, qualcuno ha, maldestramente, ipotizzato una rettifica dei frazionamenti allegati agli atti pubblici, sostenendo, inconcepibilmente, la banale tesi dell’errore formale e tanto senza curarsi, o se non altro così lascia intendere, del gravame (di occuparsi dei frazionamenti, appunto) a carico del concessionario.

Quello che più turba è che, nell’esecuzione delle opere sulla scorta dei frazionamenti, non ne sono scaturite semplici rotazioni, che pure superano le centinaia di metri, bensì veri e propri spostamenti, che oltrepassano le decine di metri.

Tali errori non sono ammissibili neppure contestualizzando la loro paventata commissione negli anni 50, poiché, anche in quell’epoca, si sarebbero potuti  sovrapporre tranquillamente i fogli di mappa del catasto alle aerofotogrammetrie dell’I.G.M. e/o a quelle successive sviluppate dai vari enti e verificare la bontà del frazionamento prima della sua presentazione.

Ciò che desta altre perplessità è che le autorizzazioni (concessioni edilizie, permessi di costruire, ecc.) sono state rilasciate tenendo conto delle particelle catastali indicate dal concessionario a seguito delle convenzione/permuta stipulata, non essendovi traccia di azioni comunali atte a verificare l’esatta concretizzazione degli interventi, ad esempio con l’adozione del conosciuto (già in epoche non sospette) sistema inverso del frazionamento, non potendo certamente farsi ricorso all’aerofotogrammetria, che rappresenta semplicemente l’immagine della zona con i manufatti già realizzati.

Immaginando la progettazione degli impianti e delle costruzioni al limite del confine comunale, con gli “errori” in questione, da decine di metri e fino a trecento metri circa, questi sarebbero ricaduti, con greve imbarazzo, anche sul suolo di proprietà dei Comuni limitrofi.

Per mero scrupolo, è bene segnalare che piccole variazioni di spostamento planimetrico, ora come allora, possono trovare giustificazione, ma solo nell’ordine di 1 metro e al massimo di 2 metri, in considerazione dell’utilizzo di una diversa strumentazione topografica; oltre tali distanze, come nel “mistero seggiovie”, si tratterebbe di lavoro fatto “coi fiocchi”.

Quindi, semmai vi sia l’intento di sostenere che il frazionamento in tema, frutto di meticolose misurazioni, non sia probatorio, benché allegato ad un atto pubblico e necessario a rappresentare le aree a cedersi in proprietà (ecc.), si cadrebbe nel grottesco, soprattutto se si apprezza che esso è stato posto a carico del concessionario nella Convenzione.

È, invece, più plausibile ritenere che, in realtà, non si è trattato di accatastamenti e rettifiche di confini errati, ma di scelte ponderate probabilmente sul campo dall’impresa, ai fini del frazionamento allegato all’atto pubblico, e di apprezzamenti succedanei e forse unilaterali, sfociati nella edificazione di costruzioni ed impianti altrove e, per di più, su terreni non sdemanializzati.

Cosicché, non può che rinnovarsi ulteriormente la illogicità della tesi che potrebbe o vorrebbe discorrere in termini di frazionamento e costruzioni erronee a causa della carenza di dotazioni topografiche tecnologicamente avanzate nell’anno 1975, potendo, a ben vedere, gli addetti, comunque, avvalersi delle misurazioni tra i punti fissi riportati sulla mappa catastale, mediante l’uso di strumenti topografici già perfezionati agli inizi del 1900, con la possibilità, dunque, di rilevare misure a portata di chilometro (ad esempio, i trigonometrici catastali), ergo praticamente precise come quelle attuali.

La svolta decisiva nella tecnica di costruzione e di uso dei teodoliti, infatti, si è avuta tra il 1919 ed il 1925 e,  nel 1950, sono comparsi addirittura i primi distanziometri laser che, successivamente, negli anni 60, si sono diffusi sul mercato europeo.

Quindi, non è per mera fatalità che anche la giurisprudenza è, ormai, consolidata nel ritenere la traslazione di una costruzione quale variazione essenziale/difformità totale, anche se di pochi metri rispetto al progetto approvato, derivandone una nuova e differente valutazione sotto il profilo della sua compatibilità.

– Quesiti conseguenziali:

  1. atteso che nel nostro paese si è stati e si è soliti sanzionare condotte di gran lunga meno deleterie, perché non si riscontrano azioni egualmente repressive anche a carico dell’ex concessionario?
  2. Con l’occupazione smil-arbitraria delle aree demaniali, sono stati lesi i diritti dei cittadini bagnolesi anche nell’esercizio degli usi civici?

 Estratto dalla pagina n. 7:

Ad onore della cronaca, numerose sono le ambiguità che emergono se si rilegge la Convenzione e la si ri-contestualizza alla luce di alcuni accadimenti ad essa connessi e, nella specie,            della “sensazionale rivelazione” circa la collocazione degli impianti, non sulle aree ad essi predestinate nel lontano 1973, bensì, come per magia, sul suolo demaniale.

Ed in effetti, non è dato comprendere perché dette specifiche circostanze, presumibilmente note alle svariate amministrazioni, sono state taciute alla cittadinanza ed a fronte di quale vantaggio.

Dunque, se è vero, come è vero, che le equivocità incalzano anche nel nuovo anno (2019), conviene un piccolo sforzo mnemonico per rammentare a taluni taciturni protagonisti della scena bagnolese l’oblio riservato alle verifiche richieste nella determinazione n. 159 del 12.04. 2007, con cui è stato affidato l’incarico ad uno studio tecnico (attesa la deliberazione della Giunta Comunale n. 20 del 23.01.2007, integrata e rettificata con successivo atto n. 26 del 30.01.2007) di “effettuare in breve tempo una ricognizione tecnica, accurata e meticolosa, relativa alle aree oggetto della convenzione Giannoni/Comune di Bagnoli, alle opere realizzate ed ai luoghi sui quali insistono”.

Giova anche segnalargli che la decantata abusività delle opere non è stata, stranamente, rilevata in seguito all’espletamento degli ulteriori incarichi affidati dal Comune ad altri tecnici, in particolare negli anni dal 2011 al 2013, ed aventi ad oggetto la redazione della progettazione per le aree ove insediare i nuovi impianti.

– Estratto dalla pagina n. 13:

Solo un silenzio assordante sugli aspetti salienti e meno scandalistici, precariamente sospeso la sera dell’oracolare plebiscito…

Un silenzio, chissà se ripreso in custodia dai “nessuno”, a discapito dell’economia del comprensorio, già soffocata e repressa, e della popolazione, lasciata inesauribilmente col fiato sospeso e con la viva speranza di ottenere le reclamate risposte.

Mah, può darsi che non è un caso che il “mistero seggiovie”, come un serpente che si morde la coda, formando un cerchio involutivo privo di un inizio e di una fine, ha già divorato, pur non assaporandolo, un finanziamento, “udite udite”, di “soli” 15 milioni di Euro ed inghiottito tutte le spese sostenute con la scusante di reclamarlo,  senza, mai, efficacemente procacciarselo.

Speriamo che, oltre la beffa, non giunga persino una richiesta di indennizzo dall’ex concessionario, che, se privo di remore, potrebbe cullarsi sugli allori delle  inadempienze comunali (per ipotesi, quella contrattuale per la recente e tardiva revoca della concessione/permuta) e finanche sulle condotte che, abbondantemente inefficienti, inefficaci e, in aggiunta, antieconomiche, hanno “sfiorato e sfiorano” i limiti del legittimo affidamento.

Diversamente, la buona fede della comunità bagnolese resterebbe l’unica tradita e sopraffatta da miserabili artifici giuridici, ipotetici alleati di una dubbia cabina di regia in grado di in-sceneggiare copioni dilatori e dai contorni tutt’altro che limpidi. 

VIENE DA PENSARE CHE SAREBBE STATO MEGLIO LASCIARE TUTTO NELLE MANI DEI GESTORI STORICI, CONSIDERATO CHE  LA BUFERA CHE SI E’ SCATENATA, CON O SENZA NEVE, E’ SERVITA SOLAMENTE AD INGRASSARE AVVOCATI E TECNICI, OLTRE CHE AD ASSECONDARE LA SMANIA DI PROTAGONISMO DI QUALCHE “NESSUNO” PIENO DI SE’!

Firmato: Tommaso Boccia e Dario Di Mauro


  Il mistero seggiovie: un serpente che si morde la coda (con-allegati)


Documento indirizzato a: 1) Comune di Bagnoli Irpino Sindaco p.t. e Consiglieri – 2) Responsabile del Servizio Urbanistica e Lavori Pubblici c/o Ufficio Tecnico del Comune di Bagnoli Irpino – 3) Tutti gli Enti ed alle Autorità competenti

(Protocollo n. 0001563, Comune di Bagnoli Irpino, lì 22.2.2019).

 

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