Il tartufo, fiore all’occhiello della gastronomia locale

di Antonio Cortese

Circa una trentina di anni fa, quando il tartufo era sottovalutato o meno considerato rispetto al fungo, selvatico, che attirava i cacciatori della domenica da ogni dove, i muschi del Laceno non erano appetiti solo per addobbare ad arte i presepi.

Le specie di funghi al Laceno sono molteplici e quelle commestibili altresi’, piu’ proteiche e nutrienti di molte carni ma piu’ leggere e saporite oltre a fornire fibre. Altrettante si trovano ad improvviso decoro, questa stagione in corso, qua e la’ in tutta l’area, non solo nei boschi ma anche nelle aiuole private o naturali.

Le nuove generazioni usano al limite i chiodini, i porcini e gli champignon sulle pizze e lo sport genuino domenicale suona di altri tempi.

Sull’altopiano non mancano guide nell’individuarne la cucinabilita’ e la qualita’, che come nel caso del tartufo, non e’ da meno di altre zone d’ Italia, anzi.

Le piccole aziende rurali dell’alta Irpinia che confezionano o ne producono olii e derivati sono una grandissima boccata di ossigeno non solamente al mercato conforme alle grandi pubblicita’ commerciali, ma soprattutto alla domanda crescente di alimenti salubri in questa fase di psicosi salutari collettive.

Antonio Cortese

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