Intervista a Mario Nigro, cuore a sinistra e sindacato per vocazione

A cura della redazione di PT39

Finalmente siamo riusciti ad intervistarla. Il nostro è stato anche con lei, dopo quello a Francesco Nigro, un lungo corteggiamento. Sappiamo che rifugge dai riflettori, non le piace stare al centro dell’attenzione, è una persona molto riservata che preferisce dedicarsi agli altri senza troppo clamore. Ed è proprio per questo che un po’ tutti a Bagnoli, a prescindere dall’appartenenza politica, l’apprezzano e la rispettano per quello che ha fatto, e che continua a fare, al servizio della comunità. Lei è un impiegato postale, e questo lavoro la impegna già tantissimo. Ciò nonostante ha trovato comunque il modo ed il tempo per dedicarsi con impegno ed energia anche nel sindacato. Insieme ad alcuni amici gestisce da anni il Caf della Cgil a Bagnoli Irpino.


Quando e perché ha deciso di intraprendere questa “mission” al fianco delle categorie sociali più deboli?

Questa mia storia, che è fatta di: disoccupati, inoccupati, lavoratori dipendenti, pensionati, extracomunitari, indigenti, gli ultimi, insomma, potrebbe incominciare già in giovane età. Quando a circa 2 anni i miei genitori, per motivi di lavoro, sono dovuti emigrare in Svizzera, lasciandomi qui con i miei nonni. In quegli anni le storie come la mia nel paese e nel Sud d’Italia erano la normalità. Molte volte scherzando dico ai miei figli e agli amici che io a 2 anni ero già maggiorenne. Tutto questo mi ha segnato profondamente e mi ha fatto anche capire da che parte stare: dalla parte di chi combatte contro le ingiustizie, perché per me era una cosa assurda che una madre ed un padre dovevano lasciare i propri figli per trovare lavoro in un paese straniero.

Qual è il ruolo del sindacato in una piccola comunità come quella bagnolese e quali sono gli ambiti di azione e gli spazi di iniziativa per un sindacato nel nostro paese?

Il sindacato in un piccolo paese come il nostro può fare tanto, io ho cercato di far capire soprattutto che un diritto è un diritto e non un piacere che ti fa tizio o caio, ma dopo 40 anni mi accorgo di non esserci riuscito. C’è da dire anche che le persone sono cambiate e da diversi anni cercano di avere qualsiasi cosa anche se non ne hanno diritto, sarà stato il cattivo esempio dei nostri politici, che avrebbero dovuto dare il buon esempio, invece hanno fatto passare il messaggio che qualsiasi cosa si può fare senza problemi. Io, dal canto mio, cerco di far avere ciò che spetta e lo faccio senza richiedere niente in cambio, ma soprattutto devi essere libero di votare chi vuoi alle prossime elezioni, non va bene chi ti fa passare per un piacere personale una cosa che ti spetta di diritto e ti ricatta per il resto della tua vita indicandoti chi e cosa votare ogni volta. Ecco questo il sindacato può fare, occupandosi anche e soprattutto dei lavoratori di ieri e quelli di oggi.

Per quanto riguarda l’azione di un sindacato in un piccolo paese come il nostro, ci tengo a precisare che negli anni mai nessuna amministrazione che vuole occuparsi di sociale ha voluto interpellare chi come me quotidianamente è in contatto con tantissime persone ed ha percezione della situazione, di chi ha bisogno e non chiede, ma quasi sempre queste amministrazioni hanno dato a chi non ha bisogno e chiede.

In tutti questi anni di militanza nel sindacato qual è stato l’episodio o l’iniziativa che l’ha gratificata di più, che le ha dato maggiore soddisfazione, e quale invece quello che le ha dato maggiore amarezza, delusione?

Di episodi di questo genere ce ne sono stati tanti, che conservo nel mio cuore, ma in particolare posso raccontarvene uno di tanti anni fa, quando il compagno Raffaele Beatrice veniva in questo paese per porre fine alle tante ingiustizie per quanto riguarda alcuni lavoratori bagnolesi. Infatti, in quel periodo si poteva essere assunti alla Comunità Montana o al Vivaio Forestale solo chi apparteneva a una parte politica, ma con lui negli anni 80, grazie anche al sindacato e alle sue lotte salirono in montagna a lavorare fra Vivaio e Comunità Montana oltre 150 persone senza essere iscritti a questo o a quel partito. Quella fu una bella soddisfazione che ancora oggi conservo. Per quanto riguarda quello che mi ha dato amarezza e delusione, sempre nello stesso ambito devo constatare che tutte quelle persone che a suo tempo elogiavano il sindacato per la battaglia vinta, dopo aver raggiunto il loro scopo adesso sono i primi a criticarlo.

La nostra società è radicalmente cambiata negli ultimi anni. Il sindacato appare in difficoltà, stenta a trovare una piena sintonia con le categorie che ha sempre maggiormente rappresentato e protetto (lavoratori, precari, disoccupati e pensionati). Come è potuto accadere una cosa del genere? C’è dell’autocritica da fare? E come immagina possa evolvere in futuro il sindacato? 

Il sindacato ha fatto in questi anni non pochi errori, ma è pur vero che le persone sono cambiate, come dicevo prima: tanti anni fa si ragionava con il noi, adesso si ragiona con l’io e ognuno crede di non avere bisogno di nessuno. Ma poi il giorno che la fabbrica è in crisi vuole essere tutelato dal sindacato. La gente, poi, ha la memoria corta ed è pronta a condannarti per errori, ma dimentica i diritti conquistati nel corso degli anni, diritti che nell’immediato dopoguerra nessuno pensava di avere. Questi stessi diritti sono stati conquistati con le lotte fatte insieme con il noi. Il futuro non è di certo roseo e penso che bisogna tornare il più possibile tra la gente per cercare di capire i loro bisogni e cercare di risolvere, magari, i loro problemi, rappresentando di più le categorie più in difficoltà come i disoccupati, inoccupati e le piccole partite iva.

La politica è un’altra sua grande passione civile. È sempre stato un uomo di sinistra, un iscritto e militante del PCI nel secolo scorso e un convinto sostenitore delle formazioni politiche di sinistra negli ultimi 20-30 anni. Ha nostalgia di come si faceva e si intendeva la politica in passato? Oggi dove si colloca politicamente?

Sono orgoglioso della mia storia, mi sono battuto per quello in cui credevo e credo, sono stato sempre dalla stessa parte, dalla parte degli ultimi di chi ha bisogno e soprattutto di chi rispetta le regole. La nostalgia è tanta, erano tempi bellissimi si discuteva di tutto per ore intere e alla fine si arrivava ad una sintesi e si rispettava quella sintesi e le persone. Ora un tweet o una fake news scatenano commenti e offese gratuite a chi la pensa diversamente. Politicamente, per capirci, sono a sinistra del Partito Democratico, quei partitini dell’1% o del 2%, lo so non si va da nessuna parte e questo e un grosso rammarico. Spero che un giorno a sinistra possa esserci un unico soggetto che comprenda buona parte del Pd, ma questo presuppone un piccolo passo indietro di ognuno. La notizia positiva ultimamente è sicuramente la fuoriuscita di Renzi dal Pd, che secondo il mio modesto avviso è stato una sciagura per la sinistra, adesso si vede un po’ di luce, ma bisogna riavvicinarsi alla gente ed ascoltare i loro bisogni.

È stato anche amministratore comunale nel quinquennio 2001-2006. Cosa ricorda con maggiore piacere di quegli anni, quello di cui ancora oggi va orgoglioso di aver realizzato e cosa invece non farebbe?

Faccio una precisazione, non me ne voglia Pt39, io oltre all’amministrazione Di Mauro, sono stato anche consigliere con l’amministrazione Scotto di Clemente e se la memoria non mi inganna, si trattava di liste lunghissime di 20 persone ed ebbi un sacco di preferenze. Preciso anche di non aver mai chiesto il voto a nessuno e mi raccontarono anche che due persone che sapevano fare appena la loro firma, si facevano insegnare a scrivere il mio nome perché era così forte la voglia di votarmi. Questo mi ha molto inorgoglito ed ancora tutt’oggi ne conservo il ricordo. Le delusioni sicuramente sono in netto vantaggio rispetto alle soddisfazioni, potrei fare un elenco lunghissimo, ma non voglio annoiarvi, certamente quando ti prodighi per qualcuno o per qualcosa in tutti i modi per renderlo libero, poi vedi che comunque ci si concede a ricatti per avere la più banale delle cose, resti deluso.

Oggi il paese sembra diviso su tutto, non c’è coesione sociale, la comunità è lacerata e divisa al suo interno. Ad emergere sono quasi sempre i personalismi. Come giudica l’attuale situazione politica bagnolese? E qual è il suo giudizio su questa amministrazione a due anni dalle elezioni?

Premetto che amministrare non è facile per la complessità del lavoro quotidiano ed anche per le molte esigenze che ci sono. Anche perché il nostro paese è un paese particolare dove, come dico sempre, le regole nessuno le accetta e si pensa sempre che si può fare quel che si vuole. Guai a quel sindaco che, un giorno, spero non lontano, voglia far rispettare le regole. Io parto dal presupposto che ogni amministrazione ed ogni sindaco cercano di fare il meglio e quindi va apprezzato chi decide di metterci la faccia, altrimenti è facile, in questo paese, stare in piazza a giudicare e a sparare sentenze. Vedo soprattutto persone che non sono mai state in nessuna associazione sia sportiva sia di altro genere che giudica tutto e tutti e spara sentenze. Questo non va bene per questo paese e se non cambia questa mentalità sarà sempre peggio. Anche io ho appoggiato questa amministrazione, ma constatando che da almeno 15-20 anni si fa sempre lo stesso errore. Un errore che però è a monte, da diversi anni esiste questo modo di fare le liste che sono uno schiaffo all’intelligenza. Non si possono chiudere le liste la mattina del sabato, inserendo chi si trova a passare sfortunatamente quella mattina davanti al comune. Le liste vanno preparate mesi e mesi prima, bisogna parlarsi perché se io ho idee nettamente opposte alle tue, non possiamo stare insieme. Servono persone che si conoscono e che sono amalgamate. Da diversi anni si fanno grandi ammucchiate e casini che portano a risultati scadenti. La colpa e un po’ di tutti anche la mia e di parecchi che come me hanno lasciato campo libero a queste scelte perché non essendoci più i partiti ognuno parla per sé e decide per sé. Detto questo, ci sarebbe tanto da dire ancora, ma mi dilungherei troppo. Invece vorrei approfittare di questo spazio per lanciare una proposta per far sì che questo paese non sprofondi ancora di più, una proposta a tutti quelli di buona volontà, siano essi grillini, di sinistra e di altre forze politiche: mettiamo insieme le nostre energie e tentiamo di risollevare il nostro paese. Ultimamente vedo in giro tanti sindaci, ognuno vuole fare il sindaco se gli chiedi vuoi stare in un amministrazione per risolvere qualcosa, la prima cosa dirà: il sindaco devo essere io. Mi viene da dire che in questo paese teniamo tante prime donne e nessuno che porta la carretta.

Ci consenta in ultimo una piccola “ingerenza” anche nella sua sfera privata. Sappiamo che negli ultimi anni ha avuto seri problemi di salute che l’hanno condizionata, segnata, nel fisico e nel morale. Per fortuna il peggio è passato. La sua famiglia le è stata sempre vicino. Il regalo più bello l’ha ricevuto di recente con la nascita del primo nipotino. Un tourbillon, immaginiamo, di pensieri, stati d’animo, emozioni. Cosa ci può raccontare?

Purtroppo fin da piccolo ho avuto tantissimi problemi di salute e negli ultimi anni sembrava che il mondo mi sarebbe caduto addosso, cinque anni fa sono andato in dialisi e solo chi malauguratamente fa questo può capire cosa si prova, ma non solo questo. Poi però il 21 giugno del 2018 ho avuto la fortuna di essere trapiantato e la mia vita è cambiato ero e sono felicissimo di quello che mi è successo, ma la gioia più grande è arrivata tre mesi fa, con la nascita di un nipotino che mi ha sconvolto la vita, una gioia immensa che auguro a tutti di provare. Avere un figlio è una bellissima cosa, ma essere nonno è qualcosa in più.

La redazione di PT39

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2020, anno XIV, n. 4)

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