Ispirazioni irpine …

di Antonio Cortese

Pane azzimo che non piaceva all’udito di chi di noi, durante la messa ascoltava omelie troppe antiche per le entusiaste ansie giovanili; i piatti delle nonne che combattevano i nostri appetiti la domenica, per un pranzo di famiglia assolutamente immemore di futuristici “aperitivi” fatti di noccioline americane, col nostro appetito proiettato invece a corpulente ricompense da parte del parentato.

Le chiare turbolenze di una voglia di fuga, nonostante tutto, da questi quadri rasserenanti, fin troppo, almeno da parte dei rampolli che studiavano instancabili settimane sui banchi scarabocchiati dalla noia.

Davanti a quel camino non si riscaldavano i cibi ma si infiammavano gli occhi delle nostre aspirazioni e delle nostre vulnerabilità.

Dimenticarsi queste istantanee vorrebbe dire dimenticarci della nostra missione che è, in un certo senso comune a tutti, rendere quanto più possibile il proprio valore.

Gli inverni del cuore andavano cancellati con un vino che su ogni tavola era sempre migliore, una sorta di marchio di fabbrica che rassicurava, anche coi suoi inganni, di appartenere ad un clan esclusivo.

Antonio Cortese

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