La querelle di via Patroni (da che parte sta la verità?)

di Antonio Cella

Non allarmatevi! Non ho nessuna intenzione di indossare i panni del commissario Montalbano. Sono una persona semplice: a volte ingenua, a volte arguta, a volte burbera, a volte curiosa, sempre alla ricerca di qualcosa che possa stuzzicare la fantasia. Credo che conosciate bene il mio carattere, per averlo estrapolato dai tanti racconti pubblicati su pt39 e dalla lettura di qualche mio libro. E di tanto, vi ringrazio.

Stavolta, però, il mio interesse è rivolto verso un sostantivo che, fin dalla notte dei tempi, visto senza pregiudizi anche nei suoi aspetti più crudi e con piena e assoluta rispondenza effettiva, ha messo in crisi religione, politica, famiglia. Parola pregna di un contenuto ideale, accettata come basilare dal punto di vista religioso, etico, storico, inattingibile, che Dio, il nostro Dio, tramite la conoscenza razionale, ha manifestato direttamente agli uomini i quali, soprattutto quelli appartenenti a popolazioni cattoliche, come la nostra, se ne servono soprattutto nelle aule dei tribunali, coagulandola in un giuramento sulla Bibbia: “Giura di dire la VERITA’, tutta la  VERITA’, niente altro che la VERITA’.

Non è la prima volta che, nel nostro Comune, per motivi personali, mettano fuori qualcuno dall’entourage amministrativo. Recentemente, oltre all’arch. CIRIACO LANZILLO, (figura di spicco nei ruoli del personale dell’Ente),  è toccato all’ing. Nicola RUSSO. 

CIRIACO, mio caro amico, è andato via silenziosamente. Quel silenzio timido, sorridente, rispettoso, a volte glaciale, che ti fa capire che, essere una brava persona, essere un professionista serio, essere un buon padre di famiglia siano semplicemente qualità che non bucano il video dei tempi che corrono. Manca la “cazzimma” politica a puntellare il curriculum che costruisce l’ossatura culturale, professionale e morale dell’uomo. Lui non ha voluto, né saputo, giocare d’azzardo, e cogliere il momento giusto, il tempo opportuno per cementare il suo valore, le sue qualità, per trasportare nel tempo la sua presenza tra le anguste arcate del Municipio di un paese che non ha avvenire, che sa soltanto distruggere tutto ciò che meriti riguardo e rispetto. Forse perché l’amministrazione pro tempore, d’impronta eminentemente matriarcale, spinta, probabilmente, da qualche personaggio maligno, uno di quelli che non maturano mai, nemmeno sotto un manto di paglia, come le sorbole, non ha saputo apprezzare la modestia silenziosa e l’empatia di una persona veramente per bene e, coi tempi che corrono, ha distrutto in lui anche l’illusione, la semplice proiezione di un avvenire tranquillo. Non mi resta che augurargli la buona fortuna.

L’ing. Nicola RUSSO, ex responsabile del Servizio Lavori Pubblici, Urbanistica ed Edilizia Privata, invece, non ha aspettato che fosse  “Gesù” a cacciarlo dal Tempio, è andato via di sua iniziativa con ammirevole baldanza. Questo, mi fa capire che il professionista beneventano ha carattere, proprio come i suoi Avi quando, forti del legame con gli hirpini, ebbero l’ardone di far passare, nel corso della II guerra Sannitica, 321 a.C., sotto le Forche Caudine  i Legionari e le insegne della Repubblica Romana.

Però, dai suoi articoli pubblicati su Palazzotenta39, ho potuto capire anche un’altra sua caratteristica: “Après moi,la nuit”.

Come siamo strani, a volte, noi umani. Spesso cediamo al fascino di un ingiustificabile protagonismo e, forse, anche alla sottesa forma di un narcisismo, non soltanto intellettuale, pur di mettere in evidenza le proprie capacità intese in senso lato. Capacità che, alla luce del sole, nel momento opportuno presentano, tuttavia, criticità e crepe etiche e relazionali piuttosto sconcertanti, evidenti, specie quando si chiami in causa un collega del settore ICS o quello della sezione IPSILON, rei di non aver allegato al dossier amministrativo riconducibile a lavori di somma urgenza (alluvione Laceno e Piazza Matteotti) la perizia giustificativa di spesa nel momento della discussione in Consiglio comunale che, tra l’altro, se è vero quanto documentato dallo stesso, e, considerando che si è trattato di un innocente scivolone anche del Segretario Comunale presente in Consiglio, con funzioni notarili, e dell’Assessore al Bilancio, si sarebbe potuto sanare tout court oppure rimandando la votazione del documento, alla luce di quanto previsto dall’art 163 del D.Lgs.  50/2016.

Non ho capito, tuttora, cosa si possa pretendere dai tre consiglieri di maggioranza, che si sono serviti del voto contrario all’applicazione del debito fuori bilancio delle spese riconducibili a ulteriori lavori in Via Patroni (dove non s’intravede, neppure lontanamente, la somma urgenza per cui il tutto è da rinviare alle modalità previste dall’art.194, comma 1, lettera e) del TUEL, che ha una valenza non solo sostanziale ma anche procedimentale) e, inoltre, spostando l’attenzione all’impegno di spesa, credo proprio che la Corte dei Conti abbia da dire qualcosa in merito, visto che la maggior parte della spesa medesima (€ 36.966,93) è stata imputata sui capitoli di bilancio dei fondi assegnati al PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE PER LA CAMPANIA 2014/2020 – SOTTOMISURA 15.1 – Azione A1 – CONSERVAZIONE RADURE, che, a quanto mi consti, hanno il vincolo della destinazione).

Ritornando agli assessori VARRICCHIO-FERRANTE-DI CAPUA  (un pensionato, una professoressa d’italiano, e una giovanissima laureata) credo che le stesse, essendo prive della necessaria competenza tecnica della materia, avrebbero dovuto tacere e, conseguentemente, astenersi dal voto, senza entrare nel merito onde evitare inutili discussioni. Tuttavia, qualche membro del Consiglio facente parte della stessa corrente degli “insorti”, avrebbe potuto e dovuto spiegare loro, ancor prima della votazione in aula, cosa fossero e a cosa servissero i “lavori di somma urgenza” e il naturale slittamento degli oneri finanziari di competenza nei “debiti fuori bilancio” (sindrome da covid 19?).

Anch’io sono sempre stato contrario, quand’ero assessore al bilancio nella Giunta dell’Avv. Chieffo, a far ricorso al debito fuori bilancio, anche quando le casse del Comune godevano buona salute. Li ho sempre considerati come “una macchia di caffè su una camicia bianca, immacolata”. Quanto al responsabile del Servizio Manutenzione e Patrimonio, Saverio Bello, posso garantirvi che, avendolo visto nascere e crescere, da lui potremmo aspettarci lievi scorrettezze etiche, licenziosità, incazzature, ma certamente niente che conduca alla non conoscenza dei canoni attinenti all’osservanza delle norme che riguardino le varianti migliorative di determinate opere pubbliche, quelle previste dal Decreto Legislativo 23.5.2011, n° 118, dalla Corte dei Conti n°121/19/PAR e successive variazioni. D’altra parte, nel caso di una improvvisa amnesia, (come capitato, forse, nella votazione della delibera di Giunta Comunale n°117 del 20/10/20 riconducibile all’approvazione del verbale di somma urgenza), il menzionato funzionario si sarà sicuramente avvalso, rinsavendo, dei limiti temporali previsti dalla legge per la presentazione postuma del documento cartaceo della perizia giustificativa di spesa che, come sappiamo, non potrà superare un certo importo (20% sulla base dei prezzi già definiti) e, in ogni caso, onde evitare che entrino in ballo le responsabilità soggettive.

Tuttavia, astraendo dalle sottilizzazioni, la relativa copertura finanziaria, nei limiti delle accertate necessità per la rimozione dello stato di pregiudizio alla pubblica utilità, prevista rigorosamente dall’art.163 del citato Decreto Lgv.  50/216, era palesemente indicata nelle premesse e nel dispositivo dell’atto deliberativo.

La cosa che ingenera meraviglia è che un intellettuale accorto, scaltro come il Dott.Russo (col quale mi scuso per averlo chiamato in causa ancora una volta) non abbia mai notato che sulle piante che insistono sul fronte del Comune di Bagnoli nidificano, in ogni stagione, una moltitudine di fameliche “arpie”, insufflate da chissà chi, arrabbiatissime verso chiunque occupi posti di rilievo nel Palazzo, i quali “posti”, per volere divino, dovrebbero essere di loro esclusiva pertinenza. Non hanno ancora capito che la cultura è una cosa seria?

La politica, invece, no! È una carta sporca.

Ad avvalorare tanto, con riferimento alle menzionate arpie, vi riporto un noto proverbio napoletano, spremuto dalla lungimirante ignoranza di Ferdinando di Borbone, requiescat in pace:

“NUN T’AFFANNA’ A ‘NZUPPARLU CO’ U RUM, PECCHE’ O’ STRUNZO NUN ADVENTARRA’ MAI BABBA’

Antonio Cella       

P.S. Avendo accennato nel corpo dell’articolo alle RADURE del nostro territorio, colgo l’occasione per invitare il COMUNE ad intervenire nella radura ubicata sulla cima del monte PISCACCA, nella cui area rientra anche la CROCE ferrea che affaccia sulla piana del Calore, al fine di ripristinare la luminosità stessa con i fondi residui della apposita legge regionale, esistenti nelle casse comunali.

È spenta da troppo tempo! E Dio solo sa quanto bisogno abbiamo di vedercela accanto in questi momenti tragici per l’umanità.       


La Croce illuminata sul monte Piscacca

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