Lo scorso 3 luglio il governo ha presentato il proprio Piano Nazionale per le Aree Interne. In esso, tra mille altre cose, si legge: “Alcune aree hanno una struttura demografica compromessa… e non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza… Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento.” Insomma lo Stato ci deve semplicemente accompagnare alla fine, come si fa con i malati terminali.
Ritorna, con queste parole, la teoria dell’osso (noi delle aree interne) e della polpa (le aree costiere), elaborata più di settanta anni fa da quel grande che fu Manlio Rossi-Doria. Praticamente Cristo, dopo essersi affacciato da queste parti, è tornato indietro a Eboli, abbandonandoci di nuovo al nostro destino. Per il governo siamo, noi che viviamo nelle zone interne, dei morti viventi, degli zombies. Bene: io credo che questo non sia un destino inevitabile.
E, se anche lo fosse, questo non ci libera dal dovere di combattere perché quello stesso destino non si compia. Con ogni mezzo e secondo le possibilità ed il ruolo di ciascuno di noi.
Luciano Arciuolo
Ti invitiamo a reastare in tema, essere costruttivi ed usare un linguaggio decoroso. Palazzo Tenta 39 si riserva comunque il diritto di allontanare le persone non adatte a tenere un comportamento corretto e rispettoso verso gli altri.