L’UGUAGLIANZA DIFFERENZIATA: Il tempo-scuola

di Luciano Arciuolo

Una doverosa premessa: un Preside fa Politica (con la maiuscola, perché lontana da certe miserie) per mestiere, visto che si occupa dei problemi di una grandissima quantità di persone (alunni, genitori, docenti, personale ATA). Dunque io faccio politica, quando faccio il Preside.

Ciò detto, vorrei ancora una volta intervenire sul tema della cosiddetta “autonomia differenziata” richiesta da tre regioni del Nord Italia e sostenuta dalla Lega, che, nei fatti, è ancora Lega Nord (non tutti lo capiscono,  questo difficile concetto, soprattutto dalle nostre parti…).

Vorrei, per questo, analizzare alcuni dati: quelli sul tempo-scuola. E’ facile capire come, soprattutto in alcune realtà, degradate e povere di stimoli culturali come la Campania, stare più tempo a scuola possa fare la differenza, sia dal punto di vista della crescita e della formazione degli alunni, sia semplicemente per contribuire a salvare la vita a tanti futuri adulti. In Finlandia, come dicevo un paio di settimane fa, non avrebbero dubbi: amplierebbero la permanenza a scuola nelle zone degradate.

Cosa succede, invece, in Italia?

Per quanto riguarda la Scuola dell’Infanzia, la Lombardia ed il Veneto hanno praticamente il 100% di classi che fanno l’orario pieno; l’Emilia Romagna il 97%; In Campania questa percentuale scende al 92%. Significa che circa diecimila sezioni di Scuola dell’Infanzia, in Campania, hanno il tempo ridotto, con i piccoli alunni che, intorno alle tredici, fanno ritorno a casa senza pranzare a Scuola. Ovviamente una Scuola per bambini con l’orario pieno non solo offre di più agli allievi, ma permette anche ad entrambi i genitori, e soprattutto alle donne, di lavorare.

Il discorso è perfettamente analogo per la ex Scuola Elementare. In Lombardia, infatti, le classi di Scuola Primaria a tempo pieno sono il 51%; in Emilia Romagna il 49%; in Veneto il 35%. In Campania, invece, sono solo il 13%.

Osservando questi dati viene spontaneo chiedersi se l’autonomia differenziata richiesta da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto non sia già realizzata nei fatti, in questa sorta di “uguaglianza differenziata”. A chiedere più “attenzione ai territori”, come fanno soprattutto i governatori di Lombardia e Veneto, non dovrebbero essere loro ma noi!

L’attenzione di cui parlano dovrebbe essere non semplicemente richiesta di più soldi allo Stato centrale, com’è nelle loro intenzioni, ma la ripartizione delle risorse fatta guardando alle esigenze di crescita e di sviluppo di chi è rimasto indietro, e non in base a quanto i territori hanno avuto in passato (come incredibilmente è oggi!).

L’articolo 3 della nostra Costituzione, infatti, recita (e sembra fatto apposta): Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge…. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…

Chiaro?

Anche chi ha poca familiarità con l’italiano, come il leghista-tipo, può capirlo, magari con un po’ di impegno.

Luciano Arciuolo

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