Mattia Russo e il collettivo Kor’sia ospiti del “Cigognola Live Performance”

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La nuova edizione del Castello di Cigognola Live Performance contamina danza, musica e arte visiva, ma soprattutto iniziative benefiche che superano l’esclusività per farsi comunità

Un maniero avito, di proprietà privata, che sempre più spesso si apre al pubblico, per progetti artistici e formativi. È il castello di Cigognola, issato su una collina a dominare l’Oltrepò Pavese, dall’epoca napoleonica tramandato per linea femminile a Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti. Un luogo di meditazione e diletto, per la natura secolare in cui è immerso e l’architettura conchiusa di sobria eleganza, ma anche di sostenibile produttività per l’azienda vitivinicola di famiglia condotta con pratiche biologiche da Gabriele Moratti, figlio di Letizia e Gian Marco.

La vocazione intellettuale è di lunga data: già con Emilia Ajroldi di Robbiate, nonna di Letizia Moratti, il castello accoglieva un cenacolo intellettuale animato da Benedetto Croce, Eugenio Montale, Guido Piovene, Luigi Einaudi. Nella scia di quella tradizione è consuetudine che il castello torni ciclicamente a ospitare incontri filosofici e letterari, ai quali si aggiunge l’annuale apertura al pubblico delle Giornate FAI di fine settembre.

Negli ultimi anni le iniziative di condivisione pubblica del bene privato si sono moltiplicate, culminando nell’appuntamento ormai annuale Castello di Cigognola Live Performance. L’ideazione e la direzione artistica sono affidate a Émilie Fouilloux, compagna di Gabriele, presenza luminosa tra le stanze e i giardini del castello, dove incanta con la grazia della ballerina che è stata, all’Opéra di Parigi e al Teatro alla Scala, e l’eleganza dinamica di giovane donna del suo tempo. Oltre al gusto artistico, la sensibilità per un mondo sempre più complesso e lacerato guidano le sue scelte, anche nel programma dell’edizione 2025 tenutasi a fine giugno. «Continuo a credere che danza, musica, visual art vadano condivise non solo con spettatori esperti ed elitari, ma anche con le nuove generazioni e con un pubblico ampio e variegato», ha detto accogliendoci anche quest’anno al castello.

La danza per tutti, davvero per tutti

Se il cuore del programma resta la danza, intorno ad essa confluisce l’iniziativa formativa che da qualche stagione Émilie ha ideato e conduce a Milano, nel quartiere multietnico di Quarto Oggiaro, dove ha portato, lei stessa nelle vesti di docente, l’insegnamento della danza classica. Una finestra aperta su un mondo altro, per bambini della scuola primaria senza accesso alle attività artistiche che accompagnano l’infanzia agiata. In collaborazione con Save the Children, una sessantina di alunni del progetto milanese ha trascorso al castello la giornata precedente il festival, per assistere alle prove dello spettacolo di danza e del concerto di pianoforte.

 «Ricordando la rivelazione che fu per me vedere la danza in scena da bambina, tanto da decidere allora di intraprenderne lo studio, spero che questa giornata sia stata di ispirazione, anche solo per qualcuno di loro, per immaginare un futuro accompagnato dall’arte della scena» ci ha detto la curatrice all’indomani delle prove aperte. Alle quali, per sedimentare il legame con il territorio, hanno preso parte anche giovani allievi delle scuole di danza amatoriali del capoluogo Pavia.

Un’attività resa possibile anche dalla disponibilità degli artisti invitati: questa stagione sei danzatori, due coreografi, un pianista, che hanno accompagnato i bambini alla scoperta della danza e della musica, gli uni privilegiando un approccio ludico, l’altro il racconto autobiografico dei propri esordi. «Sì, anche questa volta ho visto negli occhi dei bambini quella luce inconfondibile che si accende alla scoperta dell’arte» ha confidato Émilie e appare chiaro quanto forse ancor più dell’evento artistico, lei tenga al corollario dell’intero progetto.

Le varie vite che animano il Castello

La confidenza con gli artisti invitati, siano amici d’arte di lunga data o nuovi incontri, dona altre vite alle stanze del castello. È il caso di Antonio de Rosa e Mattia Russo, direttori e coreografi del collettivo Kor’sia ospite quest’anno. La conoscenza risale agli anni da danzatori al Teatro alla Scala ma l’amicizia è rimasta viva anche quando Antonio e Mattia hanno lasciato il balletto classico per la danza contemporanea fondando a Madrid la propria compagnia. Émilie ha continuato a seguirne la crescita artistica fino all’affermazione: la pièce scelta per l’edizione 2025 era stata da lei ammirata in tour a Parigi. Oggi i Kor’sia sono tra gli ensemble più in vista della scena europea, programmati nei maggiori festival, dalla Biennale Danza di Venezia al Roma Europa Festival.

Con De Rosa e Russo il legame si è rafforzato lo scorso inverno, quando i due sono stati chiamati a tenere un laboratorio di danza contemporanea a San Patrignano, comunità da tempo tra gli impegni sociali della famiglia Moratti. «Non avremmo mai creduto di farcela» ci hanno confessato entrambi i coreografi. «Invece gli iscritti, su base volontaria, aumentavano ogni giorno e l’iniziale blocco psicologico dei partecipanti si è trasformato in una partecipazione emotivamente molto sentita, davvero commovente». Un laboratorio che visti i riscontri positivi avrà forse un seguito e magari anche una restituzione in forma di spettacolo, in un ideale legame con il festival di Cigognola.

Come per molte piccole compagnie di ricerca, la sede non è sempre assicurata così che Antonio e Mattia, la scorsa primavera, hanno accettato di buon grado una mini residenza al castello in vista della rappresentazione estiva. Anche nei giorni che l’hanno preceduta il gruppo ha goduto della silenziosa bellezza del luogo, nell’atmosfera indaffarata e proficua che precede ogni debutto, la curatrice artistica sempre accanto a loro. La possibilità di accogliere residenze artistiche di compagnie di danza a Cigognola è contemplata dalla curatrice tra i progetti futuri ma a determinate condizioni: «Prima devo individuare un luogo adatto all’interno delle mura del castello per installare un palcoscenico» ci ha spiegato. «E per i danzatori occorrono anche sale per le prove e attrezzature per l’allenamento che al momento mancano».

Fare comunità

Il seme però è gettato vista l’abitudine delle ultime stagioni di accogliere al castello gli artisti, non solo i danzatori ma anche i musicisti e i visual artist impegnati nelle opere in programma. Una comunità artistica legata da un sentire comune, percepibile a chiunque varchi la soglia del castello e vi sia ammesso, com’è accaduto ai giornalisti che quest’anno hanno potuto assistere alle prove il giorno prima dell’evento.

La presenza a questa edizione del festival di Giovanni Bertolazzi, il giovane pianista ormai sulla scena internazionale dopo i premi ai più importanti concorsi pianistici, viene da un’altra stretta amicizia coltivata da Émilie sin dagli anni alla Scala, quella con Paolo Gavazzeni, che del Teatro milanese è oggi coordinatore della direzione artistica. Come già nelle edizioni precedenti, il nipote del grande direttore d’orchestra resta un riferimento importante per individuare i musicisti che si esibiranno a Cigognola.

La commissione alla visual artist Grazia Toderi di un’opera da svelare al festival si lega invece a un’altra attività voluta da Letizia Moratti: l’Associazione Genesi, che unisce l’arte contemporanea alla tutela dei diritti umani. Una presenza che segue le altre due, altrettanto di valore, delle edizioni precedenti: Michelangelo Pistoletto nel 2024 e Shirin Neshat nel 2023.

Mesi di impegno confluiscono infine in Castello di Cigognola Live Performance che nell’edizione di quest’anno ha voluto unire, nel tema del gioco, danza, musica, visual art. Una serata a inviti dal richiamo mondano che ha condotto gli ospiti al castello accolti da Letizia e Gabriele Moratti insieme a Émilie Fouilloux. L’ex ballerina indossava con delicata avvenenza un completo Chanel della collezione Primavera/Estate 2025, a ricordare della maison francese la lunga storia creativa e di mecenatismo con il balletto.

Il programma si è aperto in questa edizione in uno dei terrazzamenti di verzura intorno al maniero, dove dopo un aperitivo con degustazione dei vini locali gli ospiti si sono accomodati per ascoltare il concerto di Giovanni Bertolazzi, Chopin e Listz in programma. Nello spiazzo sottostante la piccola folla si è diretta al termine del concerto per assistere allo spettacolo di danza in programma, Igra dei Kor’sia, rappresentato nel campo da tennis in erba sintetica della proprietà.

Un unicum, un desiderio di lunga data dei coreografi, che a cinque anni dalla creazione della pièce per la prima volta l’hanno vista collocata dove è ambientata. Il pubblico accomodato intorno al campo proprio come per una partita di tennisIgra ha colpito per l’estetica potentemente contemporanea, i contenuti radicati nella storia della danza ma attualizzati da istanze odierne, nonché per la bravura e la personalità dei sette danzatori. Non tutti gli spettatori avranno colto le citazioni iconografiche mutuate da Jeux, il trio di Vaslav Nijinskij capolavoro dell’avanguardia di inizio Novecento che ha ispirato i Kor’sia, ma a nessuno sarà sfuggito l’anelito alla libertà d’espressione individuale, urgente per i giovani artisti di oggi.

Indurre alla riflessione sul nostro tempo attraverso l’arte, la danza in particolare, appare insito al progetto Castello di Cigognola Live Experience. Lo svelamento dell’opera di Grazia Toderi, We Mark, è un’altra occasione per non sottrarsene. L’artista, affiancata dalla curatela di Ilaria Bernardi, ha aderito al tema del gioco in subliminale corrispondenza con le sezioni di musica e danza del programma, realizzando un’installazione luminosa di suadente colorismo e materica artigianalità. Allusiva, ad occhi attenti, a quell’equilibrio naturale, con il pianeta che ci accoglie, perduto forse per sempre.

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