Reddito e Mafia

di Luciano Arciuolo

Era il 1597 (425 anni fa!) quando in Inghilterra fu approvata una legge che prevedeva un sostegno economico ai nullatenenti e agli orfani di guerra. Un’antenata del Reddito di Cittadinanza, insomma. Oggi questa forma di sostegno economico ai disoccupati e alle famiglie indigenti è prevista in tutto il mondo cosiddetto sviluppato.

In Italia il Reddito ha aiutato più di un milione di persone e più di mezzo milione di famiglie ad uscire dalla povertà assoluta, aggravata dalla crisi dovuta alla pandemia e alla guerra in Ucraina.

Ma la notizia più interessante è quella pubblicata da “Repubblica” (edizione di Palermo) del 12 luglio scorso: la mafia ha difficoltà ad affiliare nuovi “picciotti” perché molti giovani, aiutati dal Reddito di Cittadinanza, rifiutano di mettersi al servizio dei boss.

Insomma, gli schiavisti che vogliono pagare in nero uno o due euro all’ora (come tanti sedicenti imprenditori…) e i mafiosi che vogliono arruolare spacciatori e delinquenti sono stati messi all’angolo proprio da questa legge.

Certo vi sono episodi di truffa e di opportunismo, ma il Reddito funziona. E se non riesce a svolgere la propria funzione per intero è perché in Italia, e soprattutto qui al Sud, manca il lavoro al quale il Reddito stesso dovrebbe accompagnare chi ne usufruisce.

Chiederne semplicemente l’abolizione, come fa la Destra (però la Lega di Salvini era al governo quando il Reddito di Cittadinanza fu istituito…  Ah, la memoria corta di certi pagliacci assurti a salvatori della Patria) è solo demagogia, destinata a scontrarsi con la realtà.

Ma (la domanda è d’obbligo) certi politici la conoscono, questa benedetta realtà?

Luciano Arciuolo

 

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