Se si può fare a Merano si può fare anche a Laceno

L'appello del prof. Amatucci (Orticalab.it)

Il professore Fabio Amatucci(*), riferimento di un vasto gruppo di economisti, ricercatori e docenti in materia di partnership pubblico privato, consulente di molti ed importanti comuni Italiani, raccoglie l’appello del vice sindaco di Bagnoli per l’apertura di una nuova fase di concertazione tra istituzioni e privati per rilanciare il distretto turistico del Laceno: «Noi ci siamo. Sulla base di quanto avvenuto, in tempi recenti, in altre realtà del territorio nazionale, riteniamo che l’applicazione di questi strumenti per il rilancio degli impianti turistici e, più in generale, per il rilancio dell’economia locale e provinciale, sia non solo auspicabile, ma concretamente attuabile».

Le parole del vice sindaco di Bagnoli Irpino con delega al Turismo, Rino Ferrante, restituiscono quantomeno una prospettiva possibile per il futuro di Laceno, nel senso che segnano una traccia riconoscibile che passa necessariamente per l’apertura di una nuova fase di concertazione tra attori pubblici e privati, attraverso il ricorso agli strumenti che, ormai da anni, il quadro normativo offre.

Da questo punto di vista, meritano grande attenzione le parole con le quali il professore Fabio Amatucci, attraverso una lettera aperta che di seguito vi proponiamo, raccoglie l’appello di Ferrante offrendo la massima disponibilità ad accompagnare questo cambio di fase.


La lettera 

Gentile direttore,

abbiamo letto con grande attenzione l’intervista al vicesindaco di Bagnoli Irpino, con delega al turismo, Dr. Rino Ferrante, e condividiamo in pieno la sua analisi. Innanzitutto, comprendiamo l’amarezza per l’occasione persa quest’anno; le abbondanti precipitazioni nevose aumentano il rammarico per non aver sfruttato la possibilità di rilanciare l’intera area, rinunciando ai possibili effetti positivi sull’indotto e sul territorio, già fortemente penalizzato dalla chiusura della strada statale Ofantina.

Concordiamo anche sulle possibili soluzioni e ci sentiamo di ribadire soprattutto due punti.

Da un lato, la profonda necessità di fare sistema per rilanciare l’area. Le spinte istituzionali degli ultimi decenni, il forte e crescente processo di decentramento, amministrativo e soprattutto economico-finanziario, l’indebolimento sostanziale del ruolo della Provincia e la distanza anche territoriale dalla Regione impongono una strategia collaborativa e di profonda integrazione tra le forze che insistono sul territorio. Non solo la teoria economica, ma anche l’esperienza nazionale ed internazionale mostrano come lo sviluppo dei singoli territori debba essere perseguito attraverso l’aggregazione degli interessi presenti (fare cioè sistema); la competitività del Paese, pur presentandosi a macchia di leopardo, evidenzia una maggiore crescita in quelle aree dove si è riusciti a trovare forme di governance che hanno consentito l’individuazione di un bene comune. Tutto ciò significa che lo scenario in cui ci si dovrà muovere nel futuro sarà sempre più legato all’esigenza di avviare un rapporto costruttivo con tutte le forze del territorio e con i soggetti privati (imprese, istituti di credito, associazioni di categoria), a differenza del secolo scorso, dove hanno sempre prevalso forme di contrapposizione rispetto a quelle di collaborazione. La gestione delle amministrazioni pubbliche richiede sempre più una visione sistemica dei problemi, competenze professionali più orientate a promuovere comportamenti imprenditoriali, nel senso di capacità di innovazione in senso lato – tecnologica e gestionale – ed a gestire processi di cambiamento nell’ambito delle risorse disponibili, trovando soluzioni che di volta in volta valorizzino le scelte effettuate. Soprattutto con l’affermarsi di un ruolo attivo degli enti pubblici nel promuovere lo sviluppo economico e sociale della collettività e nel creare le condizioni idonee (infrastrutture e servizi), l’attività amministrativa si deve qualificare sempre più per la sua capacità di rimuovere gli ostacoli allo sviluppo.

Il secondo elemento di riflessione è legato alle strategie da adottare. Negli ultimi anni, si è posta, infatti, grande enfasi, sia nel dibattito generale che nella ricerca di idonei strumenti operativi, su forme di collaborazione tra settore pubblico e settore privato. In questa ottica di integrazione si sono diffuse diverse formule gestionali che portano a una divisione dei rischi tra amministrazioni pubbliche e imprese private: le operazioni di partnership pubblico privato per la realizzazione di investimenti pubblici (tra cui il project finance richiamato dal vicesindaco) rappresentano una importante opportunità, sia per superare il problema del contenimento delle risorse pubbliche, sia per le maggiori efficienze progettuali e gestionali che si possono conseguire grazie alla possibilità di condivisione dei rischi con gli operatori privati e all’apporto di know how da parte di questi ultimi. Il quadro normativo, soprattutto nell’ultimo decennio, ha investito fortemente su tutte le forme di Partnership Pubblico – Privato, ampliando sempre più i margini di azione delle amministrazioni pubbliche, fornendo maggiore autonomia ai soggetti privati, rimuovendo i numerosi ostacoli che spesso impedivano una efficace conclusione delle operazioni, introducendo strumenti di negoziazione e di dialogo pubblico privato nel definire le condizioni di successo di una operazione. La previsione, inoltre, di istituti che favoriscono il superamento di possibili ostacoli di contesto e permettono una velocizzazione dei tempi di risposta e di autorizzazione da parte di tutti gli organi competenti rendono molto appetibile il ricorso alle Partnership Pubblico – Privato: ad esempio, l’obbligatorietà della convocazione della Conferenza dei servizi, a cui partecipano anche i soggetti privati coinvolti nell’operazione, durante la fase di valutazione dei progetti, ha consentito una riduzione significativa dei tempi e la rimozione di ostacoli e vincoli all’approvazione delle operazioni. Riteniamo, pertanto, in linea con le affermazioni del Dr. Ferrante, che gli strumenti di PPP possano sbloccare le operazioni e garantire, già dalla prossima stagione invernale, una rinascita del turismo.

Naturalmente, a fronte del ricorso generalizzato al project finance e dei vantaggi che spesso si associano a tale iniziativa, occorre riflettere sulla complessità di tale strumento, che comporta l’integrazione di diverse professionalità e la necessita di risorse capaci di affrontare gli aspetti giuridici, tecnici, economico-finanziari, contrattuali dell’iniziativa. Il project finance e gli altri strumenti di partnership finanziaria richiedono lo sviluppo di competenze specifiche, al fine di valutarne attentamente le modalità di applicazione e la convenienza specifica. Infatti, l’inesperienza della pubblica amministrazione e l’urgenza di realizzare investimenti infrastrutturali hanno spesso determinato lo sviluppo di operazioni che hanno comportato costi maggiori rispetto ad altre soluzioni, come un crescente indebitamento pubblico o l’assunzione indiscriminata di rischi gestionali. Questo fenomeno impone che l’amministrazione pubblica svolga non solo il ruolo tradizionale di committente, ma anche il ruolo più complesso e ambizioso di “project manager”, avendo la responsabilità di valutare “ex ante” l’efficienza e la convenienza degli strumenti, di strutturare le operazioni e negoziare le migliori soluzioni con gli operatori privati, di monitorare economicamente e finanziariamente gli investimenti, di misurarne gli impatti sul territorio e la loro capacità di soddisfare i bisogni degli utenti. Si tratta di competenze spesso “nuove” per le amministrazioni locali, dalle quali dipende fortemente la possibilità di rilanciare il sistema degli investimenti pubblici.

Da alcuni anni, sulla base di un’esperienza pluriennale, abbiamo costituito, anche grazie al supporto di imprenditori privati, all’interno del Dipartimento DEMM (Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi) dell’Università del Sannio, un Osservatorio sulle Operazioni di Partnership Pubblico Privato, che si occupa di analisi, formazione, assistenza agli enti pubblici e alle imprese private su tutte le diverse operazioni che rientrano nel rapporto tra amministrazioni pubbliche e imprese: appalti, partnership pubblico-privato, project finance, concessioni, leasing, ecc. Anche sulla base di quanto avvenuto, in tempi recenti, in altre realtà del territorio nazionale, riteniamo che l’applicazione di questi strumenti per il rilancio degli impianti turistici e, più in generale, per il rilancio dell’economia locale e provinciale, sia non solo auspicabile, ma concretamente attuabile. Attraverso imprenditorialità, coraggio, fantasia, voglia di innovazione e competenze tecniche e specialistiche.

Prof. Fabio Amatucci(*)

Da Orticalab.it


(*) Docente senior SDA, Area Government, Health and Not For Profit, presso l’Università Bocconi di Milano, è Professore Associato di Economia delle Aziende delle Amministrazioni Pubbliche presso l’Università degli Studi del Sannio, dove da diversi anni svolge anche il ruolo di Responsabile scientifico dell’Osservatorio Partnership Pubblico Privato, Fabio Amatucci, avellinese sempre molto attento alle vicende cittadine e provinciali, è il riferimento di un ampio e composito gruppo di economisti, docenti e ricercatori in materia di partnership pubblico privato e, cosa ancora più importante, da anni presta opera di consulenza presso molti importanti comuni italiani: Merano, Provincia autonoma di Bolzano, Lecce e Milano sono i comuni presso i quali attualmente è consulente.

fonte Orticalab.it
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