Un vero campione, con tanto di diploma e medaglia

di Michelino Nigro

I tiratori scelti cominciarono ad essere impiegati “massicciamente” durante il primo conflitto mondiale. L’esercito austriaco ne fece un ampio uso sul “Carso” a danno dell’esercito italiano. Il termine “cecchino”, che tutt’ora designa il tiratore scelto, comparve per la prima volta in tale periodo; era il tiratore di “Cecco Peppe”, nomignolo dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe.

La credenza che accendere tre sigarette con lo stesso cerino porti sfortuna nasce durante la Grande Guerra ed è dovuta al fatto che quando si accende la prima sigaretta si viene notato dal cecchino; l’accensione della seconda dà il tempo allo stesso di prendere la mira, l’accensione della sigaretta del terzo soldato provoca lo sparo e il conseguente centro mortale. Dopo l’esperienza della Grande Guerra tutti gli eserciti si dotarono di reparti di tiratori scelti. Anche l’esercito italiano annoverò tra i suoi ranghi questi “specialisti”, ed alcuni furono dei veri campioni. Il soldato Antonio Nigro da Bagnoli Irpino, classe 1904, fu incorporato nel 41° Reggimento Fanteria 1° Compagnia; dotato di eccezionale abilità nel tiro fu aggregato al reparto “tiratori scelti” dove primeggiò sempre tra l’entusiasmo dei suoi compagni d’armi.

Gare di tiro, dei “veri campionati”, venivano indette tra i reparti specialisti dei vari reggimenti. Nella gara di tiro svolta tra soldati e graduati, a cui partecipò Antonio Nigro, si piazzò al terzo posto vincendo la medaglia di bronzo con relativo diploma. Per il punteggio conseguito avrebbe meritato almeno la seconda piazza ma questa, come la prima, era per consuetudine appannaggio dei graduati.

Il suo nome fu annoverato nell’albo d’oro del suo reggimento. Il maresciallo Buonaiuti, storico comandante della locale stazione dei Carabinieri di Bagnoli e che ancora molti paesani ricordano con simpatia, conosciuta l’abilità del Nigro volle sfidarlo. A Laceno, in località Santa Maria, piantarono a 80 passi un manico di zappa del diametro di 3 centimetri; al primo colpo Antonio Nigro spaccò letteralmente il manico. Il maresciallo non riuscì a colpirlo né a 80 passi né a 50. In età avanzata con la sua Colt 357, pistola legalmente detenuta, riusciva a centrare, ad oltre 50 metri di distanza, un lucchetto largo qualche centimetro, dimostrando ancora una mano ferma.

Per la cronaca, e detto per inciso, Antonio Nigro detto “Vitone” fu uno degli animatori e protagonista della “rivolta” del 26 settembre 1943 quando, sull’onda della collera e dello sdegno popolare, Bagnoli, unico tra i paesi del circondario, dimostrò di voler voltare pagina chiudendo i conti con il passato triste e miserando del famigerato ventennio fascista.

Michelino Nigro

(da Fuori dalla Rete Natale 2022, anno XVI, n. 5)

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