Antonio Nigro, storia di un bagnolese nel «focolaio» lombardo del Coronavirus

di Roberta Bruno (Il Quotidiano del Sud)

«Lavoro a Milano, la famiglia è in ansia, ma resto qui».


Le storie di chi torna, ma anche di chi resta e ha scelto di isolarsi in attesa che ci sia una fine all’emergenza. La responsabilità di chi ha scelto di non muoversi, lasciando anche in ansia la famiglia che vive al Sud (a Bagnoli Irpino, ndr) e continuando a lavorare.

Antonio Nigro, ingegnere, vive a Milano e lavora per una grande azienda che si è organizzata, per quanto possibile, con il telelavoro: «Tutte le grandi aziende qui a Milano stanno facendo lavorare da casa, anche chi non poteva si è organizzato in questo modo. Cerco di fare una vita normale, esco ma evito posti affollati, vado al supermercato e faccio la spesa, ma senza frenesia! È vero che in giro ci sono meno persone del solito, ma la città non è fantasma. Gli scenari sono un po’ surreali: persone che si coprono con le mascherati, supermercati affollati e carrelli pieni di provviste, facce tirate e preoccupate. Siamo tutti un po’ increduli, ci si rende conto che è una situazione quasi storica che non abbiamo mai vissuto, un po’ alla Milano di Manzoni! Ma personalmente non sono particolarmente agitato. Bisogna stare tranquilli e seguire quello che viene detto: non è certo una situazione piacevole, ma non una catastrofe!».

Anche al Nord è arrivata voce della grande confusione  che si sta creando in Irpinia per via dei diversi casi di “irresponsabili ritorni” a casa e commenta: «Scegliere di tornare è stato un comportamento sbagliato: se non puoi allontanarti da un luogo devi attenerti. La paura fa sbagliare e si rischia di creare ancora più disagi e confusione».

Alla domanda se la sua famiglia che vive a Bagnoli, lui risponde: «Si, mi hanno telefonato tutti, ma per dirmi di restare qui e non muovermi!» ride, e poi aggiunge: «Per chi lo vive da fuori sembra molto peggio di quello che è, almeno per il momento».

Roberta Bruno (Tratto da “Il Quotidiano del Sud”).


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