Fili spinati della memoria

di Ernesto Di Mauro

Mi hanno sempre fatto una brutta impressione i fili spinati. Quelli che vengono usati per i recinti, per non permettere agli animali di oltrepassare le terre coltivate, a difesa del raccolto.

Come quelli dei campi di concentramento, luoghi angusti raccontati sui libri come posti d’orrore e ingiustizia.

Rimasi traumatizzato dal film Shinderlist, visto per la prima volta alle scuole medie, grazie alla lungimiranza di una professoressa che amava trasmettere insegnamenti di vita, più che didattici.

Ma nei campi di concentramento i fili spinati erano a difesa di una razza, solo che gli ” idonei” stavano fuori. E piano piano, entravano hanticappati, menomati, zingari, ebrei, italiani, comunisti e oppositori che nella migliore delle ipotesi morivano per fatica.

Oggi è il giorno della Memoria, istituito per non dimenticare mai cosa è successo. Per non dimenticare mai che esiste un diritto imprescindibile che non ha scorciatoie: il diritto alla vita.

Ora si costruiscono muri, di nuovo a difesa di una razza (le altre sono solo scuse), ma stavolta i’ buoni’ stanno al di qua del muro. E piano piano in mare muoiono africani, musulmani, donne e bambini. E piano piano nell’est Europa  muoiono i più deboli, quelli che non reggono il viaggio della speranza a piedi dai Paesi ” Akistan”.

Tutto questo mentre i Paesi del Primo Mondo fanno a gara su chi è meno responsabile. Cercano di aizzare muri e i cittadini contro chi tenta di arrivare. Senza interpellarsi sui principali motivi che provocano le migrazioni. Una di queste è sicuramente il cambiamento climatico in atto. Il surriscaldamento globale, di cui siamo maggiori responsabili noi, per ovvi motivi, sta cambiando la morfologia del nostro mondo e spinge di anno in anno migliaia di uomini a spostarsi dal sud al nord di esso. Alcune zone del centro Africa e dell’America Latina stanno diventando invivibili, i deserti sono in espansione, i mari si innalzano. Se non cambiamo alla radice questo andamento le cose andranno a peggiorare e non ci sarà muro che tenga contro chi parte perché ‘assetato’.

I muri sono una lancia al cuore del diritto alla vita. E la storia se ne ricorderà. Proprio come il 27 gennaio.

Ernesto Di Mauro

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