Il declino del turismo estivo

di Federico Lenzi

IERI

Si è sempre parlato della sagra e del turismo invernale, ma poco del turismo estivo. Quando eravamo bambini, il paese si gremiva in occasione delle festività agostane. Era una lunga festa da San Domenico fino a San Rocco. Bagnoli si ripopolava degli emigranti di ritorno da ogni dove e numerosi erano i turisti che solevano affittare un’abitazione per l’intero mese. Laceno era il rifugio estivo dall’afa delle città. La gente accorreva dai paesi limitrofi per gli spettacoli organizzati dal “Laceno estate” e nell’anfiteatro comunale era spesso difficile trovare un posto libero. Si respirava un clima di festa: la piazza era affollata fino a tardi e bisognava persino aspettare per sedersi ai tavolini dei bar.

Nel corso degli ultimi decenni questo turismo è andato scemando. Da una parte ha inciso lo spopolamento del paese e dall’altra la convinzione che il sistema funzionasse da sé. Col tempo il numero dei turisti che trascorrevano le vacanze estive a Bagnoli è andato calando. Si è registrato un crollo anche negli emigrati di ritorno. Come se non bastasse, è facile incontrare i nostri residenti agli eventi dei paesi limitrofi. Insomma, Bagnoli inizia a non attirare nemmeno i suoi paesani.

OGGI

Lo scorso anno la messa a norma delle attività irregolari e la chiusura delle seggiovie hanno portato all’azzeramento della stagione estiva. Come se non bastasse, si è pensato di scoraggiare anche gli ultimi non-bagnolesi rimasti sull’altopiano: installando chiodi contro le auto del gruppo FCA. Insomma, davvero una gran bella pubblicità.

Quest’anno l’estate bagnolese si è aperta con il grande successo della gara ciclistica. E’ seguita una sagra in riva al lago e l’annuncio delle escursioni del circolo speleologico. Tuttavia, del “Laceno estate” non si è saputo nulla fino al giorno stesso del suo inizio: né un programma provvisorio di eventi/escursioni e né tantomeno un “prossimamente”. Personalmente avreste mai prenotato le vacanze o affittato una casa in quest’incertezza? Questo constante ritardo nel lanciare le attività, può influire nelle decisioni di spostare le vacanze altrove. Attualmente i turisti sono attratti da forti sconti nel prenotare in anticipo. Ovviamente, siamo consapevoli dei problemi organizzativi nel partire da zero. Non ci resta che confidare in meglio per il futuro.

Dobbiamo evidenziare in positivo come il punto informazioni turistiche e la guardia medica siano state attive sull’altopiano per tutto il mese di agosto. Per la prima volta abbiamo visto anche una campagna di promozione sui social. Speriamo come questo sia solo l’inizio.

Tuttavia, mentre i bagnolesi continuano ad accusarsi a vicenda, i paesi limitrofi iniziano a sfruttare la loro inconcludenza. Il “Verteglia Alma Mater” ha rilanciato in pompa magna la località montellese come alternativa al Laceno. Un altro evento è stato annunciato per la fine dell’estate e i rumors sulla sua possibile candidatura per le nuove seggiovie sembrano meno fantasiosi. Nel frattempo, altri paesi limitrofi hanno iniziato a pensare allo sviluppo montano. Il “Verteglia Alma Mater” è stato un successo nei numeri, ma la location ha mostrato carenze oggettive per accessibilità e servizi offerti al turista. Il Laceno sarebbe stato una valida alternativa. A questo punto è lecito chiedersi se ci sarà una reazione al “Verteglia mater”? O se il Laceno si è inabissato nelle polemiche di piazza? Ricordiamo come il ferragosto sul Laceno ancora non è promosso con un evento al livello della sagra: resta riservato ai bagnolesi e a chi spontaneamente vuol svolgere un pic-nic. Quindi basta la pioggia a far crollare questo afflusso spontaneo.

GLI EFFETTI

I fondi per i programmi estivi sono iniziati a diminuire col tempo. La regione finanzia pochi e grandi appuntamenti, ma si è preferito rimanerne fuori. Per sopperire alla carenza si è iniziato coinvolgendo i privati e si è finito incentivandoli direttamente. Questa pratica sembra funzionare per attirare i residenti, ma non attira neanche i visitatori dai paesi vicini. D’altro canto soddisfare tutti i privati risulta difficile e questo può causare malumori, scoraggiando il puro investimento privato. In poche parole le ultime programmazioni hanno regalato degli eventi interessanti che potrebbero crescere in futuro (“La notte di San Lorenzo”, “Passeggiate nella storia”, il campionato di tiro con l’arco, il festival dei corti, la commedia ecc…). Tuttavia, sembra ci sia poca varietà nelle tipologie di eventi e poco afflusso anche dei bagnolesi (in alcune date). Pertanto inutile pensare a collegamenti diretti dei mezzi pubblici verso le città: Bagnoli-Laceno non è ancora competitivo.

IMPOSSIBILITA’ A PROCEDERE

Il Laceno non si può definire un polo turistico. L’assessorato al turismo non ha alcun dato su cui implementare politiche di promozione e sviluppo. Non abbiamo alcun database con cui monitorare i flussi attuali e storici. Le stime vengono fatte approssimativamente su osservazioni a occhio nudo. Solo sulla sagra vengono forniti numeri contando le auto, ma non abbiamo alcun dataset con maggiori informazioni. Insomma, gli enti preposti alla promozione del turismo si muovono (se si muovono) alla ceca. Questo comportamento da una parte tutela il diritto alla riservatezza dei singoli, ma d’altro canto non permette di individuare le criticità nel sistema e nelle singole strutture.

Attualmente l’economia turistica di Bagnoli-Laceno necessità di competenze specifiche, ma non ci sono i fondi per poterle finanziare. Si potrebbe sondare la disponibilità di un dipartimento universitario: per realizzare tesi su casi concreti del nostro comprensorio o attivare progetti per “erasmus per traineeship”. Con quest’ultimo progetto il paese guadagnerebbe consulenze gratis, l’università locale e di origine avrebbero un ritorno di ranking (su cui ricevono i fondi), i ragazzi sarebbero pagati da fondi europei e svolgerebbero un periodo all’estero. Questa sarebbe una pratica difficile da mettere in piedi, ma tutti avrebbero un ritorno.

Ovviamente, simili iniziative richiedono di superare l’atavica chiusura di queste terre. Sono ormai finiti i tempi del castello Cavaniglia e della diffidenza verso il forestiero. Questa chiusura emerge nella convinzione che l’appalto pubblico non debba essere assegnato al miglior offerente (semmai dietro l’assunzione di manodopera locale), ma al paesano. E’ giusto aiutare un paesano, ma tutti gli altri che non possono essere aiutati direttamente con le casse pubbliche? Se la mettiamo così, come possiamo auspicare investimenti esterni? Inoltre, l’assenza di competizione instaura un circolo vizioso: scoraggia l’acquisizione di competenze e stimola a rassegnarsi, alzandola a giustificazione.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Settembre 2018, anno XII, n. 5)

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