Il Laceno d’Oro e Domenico Modugno innamorato di Bagnoli

di Antonio Camuso

Lo chalet di 15.000 metri quadri ma in cambio 20 canzoni per “volare”, sognando il consumismo.


Il 20 luglio 1960 è una data, per noi storici, decisiva per l’Italia del dopoguerra. La prima pagina dei giornali di quel giorno è dedicata alle dimissioni del contestato Tambroni e l’imminente incarico a Fanfani, appoggiato da Aldo Moro e la sua corrente, per un governo di apertura ai socialisti con l’intento di realizzare le riforme necessarie all’Italia per mettersi al passo degli altri paesi europei, sulla via del progresso economico e sociale. Una prospettiva che per il popolo italiano, nei tragici giorni precedenti, sembrava essersi allontanata, quando le piazze italiane, da Nord a Sud, si erano riempite di manifestanti che protestavano contro Tambroni e il suo goveno democristiano appoggiato dei nostalgici del fascismo, del MSI.

A Genova, a Reggio Emilia, a Licata, a Palermo, a Catania e in altre città, tanti giovani, operai, contadini e sindacalisti avevano perso la vita nei furibondi scontri con polizia e carabinieri, in un clima d’imminente guerra civile; eppure, appena due settimane da quei fatti luttuosi, l’Italia di quel fine luglio, dalla lettura delle cronache dei giornali appare tutt’altro: intenzionata a cambiare pagina, con la voglia di divertirsi e immergersi nella piacevole follia consumistica.

20 luglio 1960, i preparativi per il Laceno d’Oro.

Una folle voglia di spensieratezza dilagante anche nella nostra Irpinia dove, a far da prima donna era proprio Bagnoli Irpino, con la sua seconda edizione del Laceno d’oro che, a detta dei cronisti, si annunciava con il botto. E’ ciò che si legge nelle ingiallite pagine interne de Il Mattino, del 20 luglio 1960, nei due articoli dedicati all’imminente evento del Laceno d’oro a Bagnoli Irpino.

La macchina pubblicitaria, messa in campo per l’occasione dagli organizzatori, fu imponente, mobilitando addirittura l’aviazione privata nel reclamizzare, nei cieli di diverse regioni, l’evento del Laceno d’Oro, attraverso il lancio di volantini e sorvoli con banner propagandistici. Una scelta in linea con quell’inizio di anni 60, quando le conquiste aeronautiche e aerospaziali facevano sognare l’intero mondo che, mai come allora, alzando lo sguardo, vedeva “l’assalto al cielo”, come forma di emancipazione dell’Umanità. Nell’Italia amante del bel canto, la canzone più in voga era il “Volare” del brindisino Domenico Modugno (di San Pietro Vernotico- BR) che, non a caso, nell’evento bagnolese di quell’estate era la star di richiamo e nel quale Bagnoli Irpino identificava il suo portafortuna nella scommessa di prendere il volo, rompendo i retaggi culturali e sociali che l’avevano confinata per secoli nella dimenticata, se pur verde, Irpinia.

Si può comprendere, contestualizzando, come richieste fatte dal re della canzone italiana, quella del concedergli l’acquisto di un lotto di terreno sul Laceno di quindicimila metri quadri per erigervi uno chalet a uso personale, fossero benevolmente accolte, (come riportato nell’articolo cui faccio riferimento) dall’amministrazione locale. In tempi odierni richieste simili avrebbero provocato polemiche infinite, denunce e inchieste della magistratura e strascichi dolorosi nella vita politica e amministrativa di Bagnoli, ma …eravamo negli anni 60, nell’epoca della corsa alle mani sull’urbanistica delle grandi città, che sarebbe stata denunciata in film che avrebbero fatto l’epoca del cinema neorealista italiano, quindi perché scandalizzarsi per uno chalet, costruito dal grande Modugno? Come riporta il giornalista nell’articolo qui di seguito, da parte dell’amministrazione bagnolese addirittura fossero espressi auspici che quella concessione edilizia si concretasse in una mastodontica, nuova attrazione turistica sull’altopiano dove, sino a qualche anno prima, l’unica monotona canzone era l’aulico scampanio delle mucche podoliche e non il richiestissimo urlato “Volare”. Ma, come si poteva dir di no al Modugno che prometteva, nella notte stellata del 31 luglio di cantare sino a sgolarsi ben venti canzoni, salvo un’improbabile richiesta di fermarsi da parte del pubblico?

 Accanto a lui, il montellese Aurelio Fierro che con il suo repertorio della canzone napoletana avrebbero fatto il duo di cantanti di origine meridionale tanto amati dal pubblico italiano dal Nord al Sud. Simbolo anch’essi di un Meridione desideroso di contare nell’Italia che, fedele ai sogni che terminano in ismo, sostituiva quello del comunismo, con altre parole allettanti: riformismo e consumismo. In realtà è un’Italia a due facce, quella reale, e che non traspare dalla lettura dell’articolo dell’epoca che pongo alla vostra attenzione, poiché, se nella calda estate del 1960 si mossero colonne di torpedoni e auto per partecipare a eventi come il Laceno d’Oro, c’era un’altra Italia che viaggiava con le valige di cartone e abbandonava tanti piccoli paesi del nostro povero Sud. Erano in centinaia di migliaia che si accalcavano nelle stazioni, dirigendosi verso il sogno di un posto in fabbrica nel Nord e che in tanti, alcuni anni dopo, delusi, confinati in quartieri ghetto, sfruttati in alienanti catene di montaggio, sarebbero stati i protagonisti della stagione di lotte operaie e sociali, da quelle contro le gabbie salariali a quelle rivendicative del ’68-69 per giungere alla conquista dello Statuto dei Lavoratori. Ma questa è un’altra storia…

Antonio Camuso (Archivio storico Benedetto Petrone)


Mattino 20 luglio 1960, Cronaca di Avellino
(Archivio Storico Benedetto Petrone, fondo Irpinia)

La grande festa del Laceno si avvia a diventare il più grande raduno di massa

Decine di migliaia di persone affolleranno il civettuolo villaggio per godere una serata che si preannuncia indimenticabile.

L’impegno di “costruire» del grande “Modugno,,

Oggi quassù si comincia a misurare il cammino fatto della montagna verso la civiltà e questo miracolo che cresce di giorno in giorno quassù deve pure essere annotato e diffuso. Se a questi miracoli bisogna dare una mano è necessario dire che gli sforzi dei molti o dei pochi che han posto mano alla gloriosa avventura del Villaggio Laceno sarebbero imrse rimasti a mezza strada senza questi pionieri formato ridotto che si sono lanciati a capofitto nel tentativo di «rompere» la scettica credenza dell’ impossibile vittoria dell’iniziativa privata a  mille e rotti metri di altezza.

Aniello Capozzi e Salvatore Vivolo formano la coppia dei «piccoli eroi» bagnolesi! Altri se ne aggiungeranno, siatene certi, a breve scadenza.

Ormai il dado è tratto e lo sviluppo del Villaggio è assicurato. Irresistibilmente il premio Laceno d’oro, dopo la pallida prima edizione, sarà di scena alla fine del mese. Per questo suggestivo raduno del 31 del corr. mese durante il quale l’apposito comitato organizzativo non ha badato a spese per convogliare migliaia e migliaia di persone nell’incantevole pianura, è già cominciato il più originale battage pubblicitario. Domenica scorsa sono stati di scena gli aereoplani per far piovere dal cielo, sui maggiori centri della Campania e della Puglia, i volantini della grande giornata del Laceno. Oltre ai vari premi cinematografici da assegnarsi dalla giuria al miglior regista, al migliore artista del cinema e al miglior produttore, il Comitato ha allargato intelligentemente il campo d’azione con gl’indovinati premi giornalistici, fotografici ecc.

Si tratta di manifestazioni cui non mancherà il più schietto successo a giudicare dal favore che hanno incontrato i bandi di concorso negli ambienti Interessati Artisti della tavolozza, di fama, son di turno al Laceno per produrre quei quadri con cui parteciperanno all’assegnazione del Premio. Vi è tanta fame di successi, che anche questo Premio, alla sua prima edizione, vedrà la partecipazione di numerosi con correnti in cerca di notorietà. Vedrete che si conteranno a decine i concorrenti così come sono già preannunziati alcuni cortometraggi per il concorso riservato ai cineasti dilettanti.

Uno spettacolo “Monstre”

Manifestazioni culturali a parte il grande successo della giornata del Laceno si va profilando per il «cast» di artisti della canzone che saranno di scena la sera del 31 nell’incantevole località. Modugno e Fierro, Talegalli e Tullio Pane, Lucia Valeri e Gino Palatucci. Luciano Glori e altri sono i nomi dei concorrenti in cerca di notorietà- Si tratta, come è facile arguire, di uno spettacolo monstre che è destinato a mobilitare l’entusiasmo dell’intera provincia e delle province confinanti. Dalle Puglie, dal Molise, dalla Campania muoveranno autocolonne alla volta di Bagnoli Irpino per questa grandiosa sagra della canzone che avrà uno sfondo originale e impagabile.

Domenico Modugno. Il grande cantante che per la prima volta viene in Irpinia, ha chiesto ed ottenuto per sé il terreno per costruirsi uno chalet. Si dice che avrebbe chiesto, nientemeno, la bellezza di quindicimila metri quadrati di suolo. E l’amministrazione comunale di Bagnoli non sarebbe aliena dal regalare al popolare  cantante il grosso quantitativo richiesto a condizione che davvero l’artista, si impegnerà a realizzare una costruzione che compensi il grosso sacrificio della cessione.

Modugno ha promesso di cantare fino a venti canzoni ove il pubblico non si stancherà.

E quanti sanno che anche Aurelio nostro, il montellese puro sangue, in fatto di prodigalità canora non è da meno» quando c’è di mezzo l’Irpinia che gli ha dato i natali e lo segue teneramente nei suoi quotidiani successi, sono autorizzati a ritenere che si faranno le ore piccole lassù per dar modo ai due grandi di rivelarsi nella loro particolarissima prestazione.

Sarà di scena, a completare il grande spettacolo, l’orchestra dei maestro Buonafede.

Il successo ottenuto dal raduno dello scorso anno, per il quale, ad onta delle incredibili avversità atmosferiche, decine di migliaia di persone accorsero al Laceno da ogni dove con centinaia di automobili e di torpedoni, dovrebbe impallidire al cospetto di quello che sip revede per questa seconda edizione.

Sarà siatene certi, un successo senza precedenti. Quel giorno farà caldo anche a millecento metri di altezza.

Archivio storico Benedetto Petrone – Fondo Irpinia

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2020, anno XIV, n. 3)


GIORNALI DELL’EPOCA

antonio camusoDomenico ModugnoIl Laceno d'Oroinnamorato di Bagnoli