Intervista a Aniello Raffaele Patrone

Storie di bagnolesi nel mondo (di Giulio Tammaro)

Prosegue il nostro “viaggio” fra i giovani bagnolesi emigrati all’estero. In questa edizione del giornalino “Fuori dalla Rete” vi proponiamo un’ intervista  a Aniello Raffaele Patrone.  La storia di Aniello è simile a quella di tanti altri giovani bagnolesi. A spingerlo lontano da Bagnoli è stata la curiosità di conoscere il mondo che c’era al di fuori del proprio paese. In questi anni vissuti a Vienna ha scoperto una realtà totalmente diversa dalla nostra, nel frattempo  si è specializzato in informatica, è soddisfatto del lavoro che svolge e ha messo su famiglia. Difficilmente ritornerà nel nostro paese ma come tutti non lo ha dimenticato e ne segue assiduamente le sue vicende.

Ringraziamo Aniello per la disponibilità accordataci e gli auguriamo di realizzare tutti i suoi sogni.

Vi invitiamo a leggere questa bella ed interessante intervista e auspichiamo di raccontarvi altre storie come questa nei prossimi numeri. Buona lettura.


La tua è una storia comune a tante altre di giovani bagnolesi che terminati gli studi decidono di trasferirsi all’estero. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad emigrare?

La principale ragione che mi ha spinto ad emigrare è stata la curiosità, volevo vedere com’era il mondo al di fuori dell’Italia. L’estate prima della fine dei miei studi ero stato per la prima volta in Inghilterra e mi aveva affascinato la profonda differenza culturale. Quell’esperienza ha aperto in me una voglia di conoscenza, una curiosità per il mondo al di fuori della realtà italiana che conoscevo. 

Perché hai scelto Vienna tra tutte le Città al mondo?

Vienna è stata una scelta abbastanza casuale. Dopo gli studi cominciai a guardarmi in giro alla ricerca di un dottorato che mi desse la possibilità di specializzarmi ulteriormente nel mio settore, l’informatica. Mi furono proposte delle posizioni in diverse città, ma per la posizione a Vienna fui invitato ed ebbi la possibilità di visitare la città e conoscere i miei futuri colleghi. Ne fui positivamente colpito, la città mi affascinò molto e il gruppo di lavoro mi diede l’impressione, poi confermata, di un gruppo unito e in cui sarei riuscito a integrarmi perfettamente. 

Come hai trovato l’integrazione nella società austriaca, ci sono particolari barriere culturali nei confronti degli italiani? E’ stato facile o difficile integrarti?

La società austriaca è profondamente diversa da quella italiana, la prima grande barriera è la lingua. In ambiti più internazionali l’inglese è accettato e richiesto, ma per tutto il resto il tedesco è fondamentale. Gli italiani fortunatamente qui sono molto ben visti, possediamo infatti quella giovialità e capacità di adattamento per cui gli austriaci non brillano certo. Inoltre noi italiani siamo socievoli, parliamo con tutti, e cerchiamo di farci voler bene da tutti. La diffidenza l’ho trovata maggiormente dopo il dottorato quando mi sono spostato nel settore privato. Li ho avuto a che fare con persone meno abituate a un contesto internazionale e li ci si scontra con la rigidità austriaca. Gli austriaci hanno infatti costruito una bellissima società piena di regole ma se si è al di fuori di una di queste regole non sanno come comportarsi. Non sono abituati ad improvvisare come noi italiani. 

Come sono stati i primi mesi all’estero? Cosa ti è mancato di più dell’Italia?

I primi mesi all’estero sono stati per me divertentissimi. Quella curiosità di cui parlavo prima ha trovato tanto a cui attingere. Vienna è una città internazionale e nei primi mesi ho conosciuto persone proveniente un po’ dappertutto con storie molto interessanti. Mi sono confrontato in quel periodo con una cultura diversa,  con me stesso, e con la necessità di avere come punto di riferimento solo me stesso. Io lo ricordo come uno dei periodi più belli della mia vita. Dall’altro canto è stata dura, mi è mancata la famiglia e gli amici, mi sono sentito a volte perso, ho dovuto parlare una lingua non mia come lingua principale, l’inglese. 

Di cosa ti occupi oggi? Sei soddisfatto del lavoro che fai?  

Oggi sono Ingegnere Senior in un reparto di Ricerca e Sviluppo in un’azienda informatica. Il lavoro che faccio mi piace molto, mi da molti stimoli e la possibilità di creare software innovativi. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sinceramente non lo so, voglio continuare a crescere nel mio ruolo e nelle mie conoscenze e spero in futuro di avere un team tutto mio per dare vita a idee per cui l’impegno del singolo non basti. 

In questi anni vissuti all’estero hai messo su famiglia, sarà più difficile per te tornare presto in Italia, sfruttando magari le tue competenze per migliorarla e aiutarla nella crescita?

Sicuramente con una famiglia l’idea di tornare non è facile. Inoltre l’Austria offre tutta una serie di aiuti per la famiglia (assegno di mantenimento per bambino, sgravio fiscale per spese riguardanti la famiglia, rette dell’asilo nido economiche) che rende l’idea di tornare in Italia poco attraente. Mi piacerebbe tanto tornare in Italia, mi piacerebbe far crescere un’azienda con le mie conoscenze in Italia. Se io e mia moglie trovassimo posizioni con le stesse condizioni che abbiamo qui a Vienna sicuramente ci penseremmo su. 

Come percepisci la situazione economica e politica complessiva dell’Italia rispetto a quella dell’Austria? Quali sono le analogie e quali invece le differenze sostanziali?

Da esterno vedo la situazione economica italiana in crescita ma a fatica. Sarà la burocrazia o forse il nostro modo di fare a volte approssimativo ma c’è qualcosa che blocca l’economia e che ci faccia diventare forti. L’Austria ha una storia di regole, sono bravissimi nel seguire le regole e questo li ha portati ad avere una stabilità che a noi manca. Riguardo alla politica la situazione austriaca mi sembra abbastanza triste e povera di contenuti, mentre la politica italiana è attiva e sempre più giovani mi sembrano impegnati nel sociale. 

Qual è invece la percezione sullo “stato di salute” di Bagnoli?

Riguardo a Bagnoli sinceramente è difficile essere positivi. È il paese in cui sono nato e che amo, la mia famiglia e amici sono li, ma purtroppo non vedo futuro e mi sembra che sempre più si spopoli dei giovani che potrebbero portare un rinnovamento al paese. La politica poi mi sembra un tasto dolente, mi sembra di percepire che le persone che dettano il passo da ormai 50 anni siano sempre le stesse. Se non c’è un cambiamento radicale come ci possiamo mai aspettare un miglioramento forte? Questo auguro a Bagnoli un cambiamento forte e decisivo, mi piacerebbe che i giovani tornassero, non andassero via, mi piacerebbe poter sognare di ritornarci a vivere.

Giulio Tammaro

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)

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