La campagna elettorale deve continuare …

La rubrica di Giovanni Nigro

C’è chi dice…

…che continuerà la campagna elettorale anche dopo il 10 giugno, dopo l’elezione del sindaco del paese, continuando quel percorso iniziato nei mesi della formazione delle liste. Magari fosse così. Magari le nuove generazioni ponessero l’accento, in maniera continuativa, su determinate questioni care al paese e non care solo al personale sentimento.

Non è così. Non lo è perché come cinque anni fa, come dieci anni fa, esiste un problema che attanaglia la popolazione bagnolese ed è quello del menefreghismo. Male incurabile, ancora una volta protagonista tra i giovani, che molto probabilmente, mostreranno l’interesse per la finale del mondiale in Russia prima, per il calciomercato poi. Giusto, giustissimo, anche perché sarebbe veramente scocciante un solo tema e sarebbe veramente scocciante sentire gli stessi argomenti. Passioni diverse fanno bene. Ma è bene ricordare che se ci ostiniamo a non vedere oltre il nostro orticello, a considerare tutto una moda temporanea, a strafottercene delle tematiche e delle questioni serie, ci si ritorcerà tutto contro prima o poi.

Lo scollamento tra persone e politica è aumentato a dismisura in questi anni, criticando chi si interessava, chi poneva le questioni, chi tutti i giorni mostrava interesse e portava avanti un progetto politico. Si è arrivati al punto che nemmeno leggere era più importante e perché no nemmeno scrivere. L’ideologia fa cilecca proprio tra i giovani, che si sa hanno già da piccoli dentro un fuoco di rivolta, di vera e propria battaglia, ma che vengono sempre stoppati poco prima.

Questo è il momento per permettere il ricambio generazionale a livello politico, a smettere di pensare che “so tutti uguali”, a smettere di pensare che la politica è buona solo e soltanto se è di stampo clientelare, a smettere ancora una volta che un’amministrazione è buona solo se sistema un fatto personale.

Adesso c’è bisogno di non dare adito a continui lamenti, anche perché continueranno ancora per poco, perché come successo in passato dopo un mese dell’insediamento del nuovo sindaco in consiglio comunale c’era il deserto e niente più. L’interessamento finisce purtroppo e si dovrà aspettare altri cinque anni.

Per questo, ma non solo dilaga il populismo di chi la politica la intende come solo aizzamento di masse e di audience televisiva, parole poco pesate che mostrano ancora una volta, dall’ascesa in politica di Berlusconi nel 1994, che si può dire tutto se si cavalca la stessa onda dei cittadini con i paraocchi.

Quelli che si interessano poco, quelli che hanno solo le tessere di partito, di quale non si sa. A conti fatti dopo questo 10 giugno rimarrà soltanto un gruppo di ragazzi a credere fortemente che serve una smossa, per non far credere che il cambiamento viaggia a vele spiegate guidato da altri, quelli di cui sopra. Nessuno ha veramente capito cosa è successo, ma basta vedere che anche signore di una certa età idolatrano questi soggetti, per rimanere sbigottiti.

Questo stallo va verso una deriva non indifferente, ci porterà a chiacchiere e non a fatti reali e concreti. Continueremo a domandarci il perché senza risposte, continueremo a chiederci perché nessuno se ne frega di quello che succede nel polo turistico del Laceno, perché ci si interessa solo ogni cinque anni e perché lo si fa. Perché usiamo i social solo per attaccare e mai per difendere qualcosa o qualcuno. Bene.

A queste domande le risposte le potrà dare solo il tempo, galantuomo ed a volte bastardo. In sostanza il menefreghismo non è solo l’unico problema generazionale presente a Bagnoli Irpino, l’altro problema della popolazione è quello di fare di tutta l’erba un fascio, mettere insieme ed accomunare, solo per avvenimenti personali, solo per poca conoscenza, le persone senza conoscere chi si ha di fronte. Censire, anche se in questo momento storico ha assunto un significato brutto e schifoso, le persone singole con un sentimento politico ed una presa di posizione ha una sua importanza. Dovrebbe essere così, perché altrimenti rischiamo di essere solo numeri, voti, codici, in sostanza quello che facevano e fanno le dittature. Il colore, quello è importante, anche con qualche sfumatura, ma almeno essere riconosciuti e riconoscenti verso una determinata schiera politica.

Le persone ambigue non hanno più colore e forse non l’hanno mai avuto, sono persone pericolose, che si mischiano alla folla solo per smascherare e poi criticare. Una critica che sa anche di poco. La crisi delle ideologie ci porta a vedere le persone parlare di tutto ed il contrario di tutto, ma mai che qualcuno dicesse qualcosa di futuristico e di unione. Niente. Solo e soltanto critiche a chi porta una bandiera.

La campagna elettorale quindi non deve finire, deve continuare perché il momento è propenso perché ci vuole un occhio vigile, uno sguardo al futuro, sempre se lo vogliamo, altrimenti va bene così.

GIovanni Nigro


(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)

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