La tradizione di Santanesta

di Emidio Maria Di Giovanni (classe V B)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’approfondimento tematico di Emidio Di Giovanni, alunno della V-B della scuola primaria di Bagnoli, sulla festività di “Santanesta” che quest’anno (la ricorrenza è oggi) a causa della pandemia non si è potuta svolgere sul Laceno. A seguire anche due bellissimi disegni dei compagni di classe Alberino e Beniamino.


Qualche settimana fa mentre chiacchieravo con la mia mamma, è spuntato fuori l’argomento Santa Nesta e discutevamo del fatto che, quest’anno, molto probabilmente, non avremmo potuto festeggiare a causa del COVID-19. Qualche giorno dopo anche la mia cara maestra, Michela Nigro, mi ha suggerito di documentarmi su questa festività ed io ho pensato di rivolgermi ai due esperti locali che già mi avevano aiutato sia per la festa di San Giuseppe che per la Santa Pasqua, il professore Dell’Angelo Giuseppe, l’Ing. Michelino Nigro e i miei nonni.

Sempre con le dovute accortezze e seguendo le regole imposte dalle autorità, le domande, come anche le risposte, ai due esperti, sono state inviate con audio whatsapp; invece i nonni sono stati intervistati oralmente.

Ringrazio il professore Dell’Angelo, l’Ing. Michelino Nigro e i miei nonni per la loro disponibilità e la mia maestra Michela Nigro sempre vigile e pronta a sviluppare le idee dei suoi alunni. Un grazie anche alla redazione dell’associazione Palazzo Tenta 39 che come sempre mi ha dato la possibilità di essere presente.


Intervista al Professore Dell’Angelo Giuseppe

Professore Dell’Angelo, sono Emidio, oramai mi conosci molto bene. Stiamo nella fase 2 del periodo coronavirus, ma nonostante le riaperture di molte attività e l’inizio delle Celebrazioni Liturgiche con la presenza dei fedeli, le norme di attuazione sono molto restrittive e ci impediscono di celebrare la nostra amata festa “Santa Nesta” come sempre si è fatto. Nessuno, però, può cancellare le nostre tradizioni, nemmeno una pandemia mondiale! Potresti raccontarmi, perché questa festa è dedicata alla Madonna dell’Addolorata? Perché, durante la processione, si usa mettere in testa una corona di fiori? Quali canti venivano eseguiti durante la processione?

Emidio è un piacere poter rispondere alle tue domande. La devozione alla Madonna dell’Addolorata nacque spontaneamente, in seguito ad una calamità che colpì mandriani e allevatori. Verso la fine del XIX secolo ci fu a Bagnoli una forte siccità, pertanto, gli animali vennero portati a pascolare nelle zone più umide del Piano Laceno, dove era presente un rigoglioso giuncheto. L’altopiano però era ricco di acquitrini e quindi tra i giunchi si annidavano dei minuscoli vermi, i parassiti della Fasciola hepatica e del Dicrocoelium dentriticum, per intenderci in bagnolese la cosidetta visciola e formichella, che causarono una forte morìa del bestiame. Nel brucare l’erba, gli animali ingoiavano le larve di questi parassiti che attaccavano il fegato provocandone la morte. Le autorità cittadine chiesero un parere medico a Domenico Cione, esperto studioso di virus e batteri. Il dottore dopo un breve studio sugli animali morti, preoccupato, diede l’ordine di allontanare gli animali vivi dal luogo degli acquitrini e invitò le autorità a cospargere l’intera zona con calce viva (che serviva alla sanificazione). Poi preparò una soluzione oleosa da somministrare agli ovini e ai bovini per facilitare l’eliminazione dei vermi attraverso le feci. In questa maniera riuscirono a salvarsi molti animali. I bagnolesi, disperati, si rivolsero alla Madonna del Dolore e della Pietà affinchè li aiutasse e decisero di portare, in montagna la statua dell’Addolorata. La processione si tenne un sabato mattina e durante l’ascesa al monte tutti i fedeli intonarono il canto “Sàbbatu se partìvu oj la Marònna”, un canto popolare che ricorda il dolore di Maria dinanzi alla morte del Figlio. Il lunedì, successivo alla Pentecoste, si scatenò un acquazzone accolto con gioia da tutto il popolo. Grazie all’intervento divino che potenziò l’azione del dottore, si compì il miracolo e l’epidemia cessò. L’anno successivo, come segno di ringraziamento, precisamente lunedì dopo il giorno della Pentecoste, la popolazione decise di celebrare una festa in onore dell’Addolorata, conducendo la statua proprio sul Laceno. Dopo aver celebrato la messa e ringraziato la Madonna, tutti i partecipanti restarono nei dintorni del rifugio di “Santa Nesta” per consumare una colazione a base di pane e ricotta o frittata. Come penitenza si stabilì di evitare i cibi contenenti carne. Nel tardo pomeriggio, il corteo si riorganizzava in vista del ritorno in paese. Durante la discesa, alcune ragazze si cingevano il capo con corone fatte di ginestra o rosa canina, simbolo della passione, recitavano preghiere e intonavano canti riferiti alla passione di Cristo. Ancora oggi questa festa è nel cuore del popolo bagnolese.

 Intervista all’Ing. Nigro Michelino

Professore Nigro, sono Emidio, vorrei farti delle domande che riguardano la nostra amata festa “Santa Nesta” e, come avevamo previsto, non si può festeggiare come abbiamo sempre fatto. Com’è nata questa festività? E cosa rappresenta per i bagnolesi?

I monaci verginiani, quelli di Montevergine per intenderci, edificarono sul Laceno una chiesetta dedicata al S.S Salvatore. Qui Nostro Signore apparve a S. Guglielmo di Vercelli che vi dimorò per un anno nel lontano 1128. Il Nostro Signore comandò al Santo di non restare a Laceno ma di recarsi nella valle dell’Ofanto dove poteva essere più utile in quanto ancora persistevano riti greco-ortodossi. Il comando del Signore “Non stare in questo luogo” fu scolpito sull’architrave della chiesetta e recitava “Ne Stes In Loco Isto”. La chiesetta col tempo, presso il popolo, prese il nome di Santa Nesta, non perché dedicata ad una santa, ma per la scritta scolpita. A Laceno esisteva anche una chiesetta, ubicata presso il “Colle della Molella” dedicata a Santa Maria; era stata edificata verso il 1070 da Sant’Amato. Questa chiesetta verso il 1545 fu ristrutturata e abbellita da Ambrogio Salvio e dedicata alla Madonna della Neve. Ogni anno si facevano 2 processioni: una a maggio e  l’altra ad agosto. Nel 1694 un disastroso terremoto distrusse la chiesetta della Madonna della Neve. La chiesa non fu più ricostruita, non furono più fatte le processioni e di conseguenza, se ne perse addirittura il ricordo. Nel 1881 a Bagnoli ci fu una terribile siccità: l’erba nel mese di maggio non era spuntata mentre gli incendi devastavano il territorio. I pastori allarmati invocarono la Madonna della Neve, dispensatrice di grazie e protettrice dei pascoli e ripristinarono l’antica processione di maggio utilizzando l’unica chiesa rimasta, quella del Salvatore che tutti chiamavano Santa Nesta. Portando in processione la statua dell’Addolorata ripercorrevano la piana del Laceno passando davanti al luogo dove era ubicata la chiesa della Madonna della Neve e proseguendo per il casone raggiungevano la chiesetta di Santa Nesta. Qui veniva celebrata la santa messa alla fine della quale, dopo un pasto frugale, si rientrava in paese. Da qui è nata la festa di Santa Nesta che viene celebrata ogni anno il lunedì dopo la Pentecoste.

La festa ancora oggi rappresenta l’invocazione alla Madonna per pascoli abbondanti e per l’industria armentizia da anni sempre importante per l’economia di Bagnoli. Anche quest’anno i pastori sono preoccupati per la scarsità delle piogge e dell’erba per i pascoli. Forse è il caso di invocare ancora una volta la Madonna della Neve!

Intervista a nonna Rosaria

Cara nonna, è arrivato il giorno della nostra amata festa “Santa Nesta”, la quale come mi hanno spiegato gli esperti, è la festa dedicata ai mandriani e allevatori. So che il tuo papà, mio bisnonno, era un mandriano e quindi penso che  sei a conoscenza delle tradizioni alimentari di questa festa. Mi sapresti dire quali erano i piatti tipici di questa festa?

Caro nipotino devi sapere che, per queste famiglie, la festa di Santa Nesta era molto sentita visto che si festeggiava la Madonna della Neve, protettrice dei pascoli. Quando io ero bambina, dopo la funzione religiosa, le persone si riunivano in gruppi per un piccolo pic-nic, consumando così i cibi preparati in casa. Nella mia famiglia si consumano principalmente cibi legati al mondo animale. Si preparavano pizze con la ricotta, frittate e noi arrostivamo la carne. Venivano cucinati anche degli spaghetti conditi con un sughetto veloce. Il picnic durava fino all’ora dell’inizio della processione di rientro della statua a Bagnoli.

Intervista a nonna Margherita e nonno Ciro

Cari nonni, quando eravate bambini come trascorrevate la giornata di Santa Nesta?

Caro nipote questa era una festa religiosa, molto sentita, quindi la maggior parte del tempo si dedicava alla preghiera e ai canti religiosi. Ma si doveva pur mangiare qualcosa, allora ti raccontiamo un po’ come si svolgeva la giornata quando eravamo bambini noi. I genitori o i nonni ci svegliavano di buon mattino, preparavano una colazione a sacco per tutti e andavamo in chiesa ad ascoltare la celebrazione della messa. Finita la messa, le persone prendevano a spalle la statua della Madonna dell’Addolorata e ci avviavamo in processione, destinazione Laceno. Verso le ore 12, si arrivava a Laceno, la statua veniva portata nella chiesetta di “Santa Nesta” dove, dopo averla sistemata, il sacerdote celebrava la Santa messa. Finita la messa, gli adulti individuavano un luogo, preferibilmente nei pressi della chiesetta sotto gli alberi, dove poter consumare la colazione a sacco e riposarsi un po’. Per il pranzo era vietata la carne, si consumava il panino con  ricotta o con frittata e la pizza con la ricotta. Si mangiava poggiando una tovaglia grande a terra. Per coloro che dovevano preparare il primo piatto, serviva il fuoco; allora gli uomini andavano a legna, le donne con i bambini preparavano la tavola.  Appena pronto il fuoco si cucinava, poi si mangiava e tra un boccone e un altro si raccontavano storie allegre o reali. Quando il pranzo era finito gli adulti mettevano in ordine e noi bambini giocavano a mosca cieca, acchiapparella e tanti altri giochi, poi facevamo una passeggiata lungo il lago e si preparava una corona di ginestre o rosa canina da poggiare in testa per tutta la processione. Successivamente si andava in chiesa a pregare, aspettando così  l’orario di rientro. Ricordiamo che durante la processione c’erano tanti canti e preghiere in onore di Maria. Arrivati al campo sportivo, ci aspettavano le persone che non erano salite a Laceno e con tutti si procedeva verso la Chiesa per celebrare la messa di chiusura della festa. Oggi, questa festa è ancora molto sentita ma si svolge leggermente in modo diverso.

Emidio Maria Di Giovanni (classe V B)


SANTANESTA: IL DISEGNO DI ALBERINO

SANTANESTA: IL DISEGNO DI BENIAMINO

beniamino e amedeoemidio di giovannii nonniing. michelino nigrointervistaprof. giuseppe dell'angeloSantanesta