L’Irpinia vista dal sindacato: intervista ad Isabella Tammaro

A cura della redazione di Pt39

Il mercato del lavoro travolto dalla pandemia, le politiche fiscali a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, il dramma della desertificazione che affligge l’Irpinia, sono diverse le tematiche affrontate da Isabella Tammaro, Responsabile Provinciale della Confunisco, l’organizzazione sindacale che riunisce i sindacati autonomi. Quella che segue è una bella ed allo stesso tempo interessante intervista, su temi di strettissima attualità che interessano tutti i cittadini.


Iniziamo dai mali dell’Irpinia. Il processo di desertificazione continua ad tormentare questa Terra. La ragione principale è da ricercare nell’assenza di prospettive lavorative per i giovani. Cosa fare per arrestare questo fenomeno?

Per anni si è parlato di desertificazione e della necessità di arginare il problema individuando la soluzione nella creazione di nuovi posti di lavoro. Parole, a cui non sono seguite azioni concrete per mancanza di fondi. Motivo per cui, ancora una volta, bisogna richiamare l’attenzione sui programmi d’investimento innanzi menzionati: se è vero che i giovani sono il futuro, bisogna creare le condizioni per consentire agli stessi di restare nella terra d’origine. Rafforzamento delle reti ferroviarie, transizione ecologica, digitalizzazione, edilizia scolastica, sanità, miglioramento delle infrastrutture in generale, rappresentano l’occasione per mettere nuovamente in moto l’economia della nostra splendida terra, mediante creazione di nuove occasioni di impiego, che i giovani del posto di certo non si lascerebbero sfuggire. 

Il Recovery plan e il PNRR possono davvero rappresentare quella rivoluzione da tempo auspicata e in grado di segnare la strada del rilancio per tutta l’Irpinia?

A nostro avviso la risposta non può che essere affermativa. I programmi d ‘investimento che si intendono attuare con i finanziamenti che la Commissione Europea metterà in campo, e dunque il Recovery plan ed il PNRR, rappresentano un’occasione per l’Italia intera di rispondere alla crisi economica cagionata dal Covid19. Ben 82 miliardi verranno stanziati per il Mezzogiorno, al fine di eliminare lo storico divario con il settentrione, in ordine alle infrastrutture fisiche e digitali e nei servizi pubblici. Si tratta di una grande opportunità da non sprecare, sia per l’intera Nazione, che per le aree interne, maggiormente penalizzate, come l’Irpinia, che consentirebbe di rafforzare le reti ferroviarie favorendo una maggiore mobilità, la transizione ecologica, il processo di digitalizzazione, l’edilizia scolastica e la sanità.

Ovvio che simili obiettivi per concretizzarsi necessitano di una contestuale riforma della Pubblica Amministrazione: un sistema lento e farraginoso come quello attuale è inadeguato ad una concreta e celere attuazione degli investimenti in oggetto.

Il mercato del lavoro sta attraversando una fase caratterizzata da diversi fattori dei quali si dovrà tener conto per prendere le decisioni più opportune. Come sindacato quali misure e proroghe proponete a sostegno del lavoro e delle famiglie.

La pandemia ha stravolto stili di vita ed abitudini, ha inciso profondamente sulle relazioni interpersonali, ed anche sul modo di svolgere le attività lavorative. Durante questi mesi sono emerse tutte le lacune e le criticità di una disciplina dei rapporti di lavoro rivelatasi inadeguata ed incapace di soddisfare le mutate esigenze del mercato del lavoro.

Come Confunisco riteniamo siano necessari i seguenti provvedimenti:

1) riforma della disciplina giuslavoristica;

2) maggiori  investimenti in materia di occupazione, con particolare riferimento a quelli finalizzati allo sviluppo delle politiche attive e dell’occupazione;

3) sgravi contributivi a favore delle imprese, concessi non solo per l’assunzione di giovani e donne, ma anche di soggetti svantaggiati, che la crisi economica ha relegato fuori dal mercato del lavoro ;

4) riordino dei protocolli di sicurezza, da aggiornare alla luce dei cambiamenti dovuti al covid-19.(es. vaccinazioni);

5) digitalizzazione dei servizi al lavoro;

6) formazione dei lavoratori, che vanno accompagnati e preparati al cambiamento. 

A proposito del blocco dei licenziamenti, questa misura ha arginato l’impatto della pandemia sull’occupazione. Qual è la visione che avete dei prossimi mesi?

Come è noto, è da ben 14 mesi che la misura emergenziale del blocco dei licenziamenti viene prorogata: di recente il Decreto Sostegni l’ha estesa al 30 giugno 2021. Indubbiamente in un momento critico, come quello vissuto con la diffusione del COVID-19, tale misura è apparsa come la decisione più opportuna da assumere per preservare il posto di lavoro di migliaia di dipendenti.   Tuttavia vi è problema, che persiste ancora oggi, e risiede, nella mancata individuazione da parte delle Istituzioni, di un piano adeguato ad affrontare le conseguenze del periodo successivo alla scadenza del blocco dei licenziamenti. Di conseguenza, a meno che non intervenga il Governo con una nuova proroga, il 1° luglio le aziende potranno ricorrere ai licenziamenti individuali e collettivi per ragioni inerenti l’attività produttiva o l’organizzazione del lavoro, andando ad ampliare la platea di soggetti che già nel 2020 hanno perso il posto di lavoro a causa della pandemia (circa 1 milione di persone). Per impedire che ciò accada sarebbe opportuno ridurre la pressione fiscale a carico delle imprese, e favorire gli investimenti. Un lavoratore costa all’azienda, tra tasse e contributi previdenziali, il doppio dello stipendio percepito, (per fare un esempio un operaio con stipendio mensile di € 1.350,00 al suo titolare costa €2.357,00), se ne deduce facilmente l’impossibilità di sostenere, ad oggi, in seguito agli effetti deleteri della pandemia, simili costi.

Capitolo pensioni. Il governo sembrerebbe intenzionato a superare la legge Fornero e Quota 100, mettendo in campo nuovi meccanismi di flessibilità per l’uscita dal lavoro. Quali sono le vostre proposte per intervenire sul sistema?

  1. Il meccanismo di pensionamento anticipato, cd. Quota 100, introdotto in via sperimentale dal Governo Conte I nel 2019, si è rivelato una misura utile per favorire l’uscita dal mondo del lavoro, tuttavia sono stati pochi i dipendenti che hanno potuto giovarsi della stessa. In linea con le proposte avanzate dall’attuale Governo accogliamo con favore il superamento della Legge Fornero, per contro, riteniamo che Quota 100 avrebbe potuto essere prorogata in quanto sono in molti i dipendenti che matureranno a breve i requisiti richiesti (38 anni di contributi, 62 anni d’età), e ciò avrebbe consentito la loro prossima uscita dal mondo del lavoro. La verità è che il sistema pensionistico non rispecchia la reale ed attuale situazione del nostro Paese, caratterizzata da un lato, da un consistente numero di lavoratori costretti, malgrado la loro età ed il numero contributi versati, a restare in forza, e, dall’altro di giovani in attesa di fare ingresso nel mercato del lavoro, o ancora in attesa di un occupazione stabile.  Per una maggiore flessibilità in uscita sarebbe opportuno introdurre criteri meno rigidi. A tal riguardo ben venga Quota 41 che consentirebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Ma al contempo, diviene sempre più pressante l’esigenza di tutelare anche le giovani generazioni, istituendo ad esempio una pensione cd. di garanzia, ovvero una copertura per i periodi di buchi contributivi. In tal modo ai contributi versati verrebbero sommati i contributi figurativi maturati durante i periodi di discontinuità lavorativa. Infine si potrebbe pensare di estendere le regole previste per il sistema contributivo a coloro che godono di un regime misto (retributivo+ contributivo) consentendo a molti dipendenti di lasciare il lavoro prima del raggiungimento dei 67 anni di età attualmente previsti.

Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza pubblicato dal Governo indica anche i contorni in materia fiscale. Due gli obiettivi: alleggerire la pressione fiscale sul lavoro e rimediare alle debolezze del sistema economico. Quali sono le vostre priorità?

Le nostre priorità in merito, o meglio i punti cardine della battaglia condotta da Confunisco, sono le seguenti: riduzione della pressione fiscale ed incentivi economici a favore delle imprese, in quanto rappresentano l’unico rimedio atto a garantirne la sopravvivenza in tale momento storico. Si stima che oltre il 30% delle imprese italiane sia pronta a chiudere i battenti all’indomani del termine del blocco dei licenziamenti, andando ad aggiungersi alle 85.000 imprese che hanno già chiuso nel 2020.

Inoltre, riteniamo sia di fondamentale importanza utilizzare i fondi previsti dal PNRR per favorire il processo di digitalizzazione, l’aggiornamento delle competenze, il sostegno all’imprenditoria femminile superando definitivamente il cd. gender gap, il potenziamento delle misure a favore dell’occupazione giovanile e gli interventi per le persone affette da disabilità.

Ultima domanda. Come procede il processo di radicamento sul territorio irpino della Confunisco?

La Confunisco si è insediata sul territorio Irpino poco prima dello scoppio della pandemia, per cui dopo una prima e proficua fase iniziale abbiamo subito uno stop forzato, e rimandato l’apertura di nuove sedi, nonché lo svolgimento di meeting e convegni in programma alla prossima estate. Per cui incrociamo le dita e vi aspettiamo presso le nostre sedi!

La redazione di Pt39

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)

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