“Lore 2”, secondo capitolo dell’antologia del folklore horror bagnolese

Intervista a Martin Di Lucia

Dieci anni dopo “Santa Nesta di Sangue” e ad un anno esatto da “LORE”, il regista Martin Di Lucia torna con un nuovo film tutto bagnolese. Si tratta di “LORE 2”, secondo capitolo della saga ad episodi ispirata alle leggende popolari del borgo altirpino. Cinquanta minuti che ci raccontano un lato bello di Bagnoli e delle piccole comunità. Sono luoghi, questi, in cui tutti si conoscono, ma dove ognuno coltiva le proprie passioni ed inclinazioni e, quando più talenti si uniscono, ne nasce una cooperazione ammirevole. “LORE 2” consacra infatti la collaborazione con il “Gruppo Giovani Vincenzo Nigro” e “Fasulo Drone”, senza il cui apporto, a detta del regista, la realizzazione dei due mediometraggi non sarebbe stata possibile. Gli attori del “Gruppo Giovani” sono da anni volti iconici della nostra comunità, sempre pronti a sacrificare il proprio tempo libero per intrattenerci durante le festività. In “LORE 2” sono riusciti a prendersi la scena e coinvolgere lo spettatore; il salto dal teatro ad un’opera di respiro cinematografico non era affatto scontato, eppure ci sono riusciti alla grande! Quando ripensiamo a questa produzione, non possiamo non ricordare alcune delle loro interpretazioni più iconiche.

Al contempo, Vincenzo Fasulo con il suo drone riesce a regalarci scorci inediti delle nostre montagne; il volo tra le gole del Caliendo è ad oggi una delle sequenze più spettacolari della serie. Le riprese aree riescono ad integrarsi perfettamente con le inquadrature ormai tipiche di Martin. A ciò si aggiunge un grande lavoro di post-produzione con grandiosi effetti visivi. “LORE 2” cela anche un certosino lavoro di ricerca storica. Questo fantastico gruppo è riuscito a rinvenire varie leggende popolari e a cucirle insieme in un avvincente sceneggiato. Insomma, non è da tutti riuscire a mettere insieme racconti nati in luoghi e contesti diversi. “LORE 2” contiene anche un’attenta ricostruzione della vita bagnolese dei secoli scorsi e ci permette di visitare, seppur virtualmente, luoghi rimasti immutati nel tempo, apprezzare cimeli d’antiquariato di notevole pregio, mostrarci l’abbigliamento dei nostri avi, il tutto condito da una genuina interpretazione dialettale; sono pochi infatti i paesi Irpini a poter ancora vantare una produzione artistica in dialetto. Importante poi notare come gli spaccati di vita bucolica mostrati in “LORE 2” siano tutt’oggi ancora parte della quotidianità bagnolese; passano i secoli ma Bagnoli continua a preservare una sua immutabile identità che è parte integrante di questi luoghi.

“LORE 2” è stato presentato in anteprima la scorsa settimana, entrando di diritto tra gli eventi del “Laceno Estate 2020”. Prossimamente sarà disponibile su YouTube e sui maggiori social-networks. Nel frattempo, ne parliamo in esclusiva con il regista e sceneggiatore.


Ciao Martin, ci avete raccontato paurose leggende popolari e non possiamo non chiedervi cosa ne pensiate. A qualcuno di voi è mai capitato qualcosa di strano?

Si, ma non posso dire a chi o cosa. Studiando e approfondendo l’argomento, ho scoperto che il nostro paese, fino ad un passato neanche troppo remoto, è stato scenario di delitti, incidenti e morti violente, quindi posso affermare che se le Malacose dovessero esistere davvero, non mi stupirebbe sapere che queste anime rancorose rimaste avvinghiate al piano dei vivi e che vagano tra le campagne, sentieri impervi di montagna e vecchie case in rovina, fossero ancora tra noi. Tali storie sono presenti un po’ ovunque, ma Bagnoli vanta un pantheon di spettri, spiriti e strane apparizioni da far impallidire i paesi intorno. 

Dopo il primo episodio della serie ci avevi accennato a un sequel ambientato in un clima invernale, con neve e nebbia. Come mai si è preferita un’ambientazione estiva?

L’intento di un prosieguo ambientato in un clima invernale era nei piani, come ebbi già modo di anticipare lo scorso anno presentando al pubblico “LORE ”, ma poi è arrivato il Covid e si è fermato tutto. Siamo riusciti a partire soltanto ad estate inoltrata. Ma, sempre Covid permettendo, rinnovo l’intenzione di ambientare un eventuale prossimo capitolo in un clima invernale e quindi più spettrale. 

Come siete riusciti a trovare simili locations, ricreando arredamenti tipici del passato?

Un’altra cosa che ho scoperto durante la preparazione dei due film è che Bagnoli è ricca di locations degne di interesse storico culturale; pochi le conoscono e molti ne ignorano l’esistenza o il valore intrinseco, il che è da una parte un vero peccato, ma dall’altra uno stimolo a voler riscoprire gli angoli, gli anfratti, gli interni di molti edifici, anche i più umili, davanti ai quali magari passiamo ogni giorno e che conservano ancora l’anima storica della nostra comunità. Ogni pezzo di arredamento, mobilia o suppellettili che si vedono nei film erano già lì, parte integrante delle locations. Mi auguro che l’interesse suscitato dai luoghi che abbiamo avuto l’onore di poter utilizzare e mostrare nei due film, risvegli la voglia di voler riaprire e veder riaperte case, palazzi, fino al più remoto dei portoncini, dentro i quali a volte possono celarsi interi microcosmi in cui il tempo è rimasto fermo per decenni se non per secoli. Sarebbe bella l’idea di un evento nel quale case, cantine e abitazioni del borgo antico, vengano risistemate e aperte al pubblico una volta l’anno, per mostrare la vita, gli arredi e gli accessori in uso di un tempo, come già viene fatto per il presepe vivente. Sarebbe bello se la cosa si estendesse a tutte le borgate, divenendo un appuntamento fisso e di richiamo.

Molti bagnolesi non conoscevano le leggende proposte dalla vostra serie, come siete riusciti a reperirle? Pensate riusciranno a sopravvivere all’avvento della modernità? D’altronde siamo le ultime generazioni ad aver speso l’infanzia esplorando Bagnoli.

Noi che abbiamo passato i 30 anni, queste storie le sentivamo dai nostri nonni, zii o anziani vicini di casa, trascorrendo poi intere serate sul campetto a raccontarcele e scambiarcele. Ad integrazione e conferma delle storie che conoscevo tramite ricezione orale, ho trascorso molto tempo a fare ricerche sui libri del Prof. Aniello Russo, antropologo bagnolese, come del Prof. Giuseppe Dell’Angelo, che negli anni hanno raccolto e messo per iscritto storie, leggende, detti e fatterelli popolari, che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre. Mi rendo conto che chi è più giovane, con l’avvento della tecnologia e il relativo mutamento di interessi sociali, non abbia potuto fruire di questo bagaglio culturale che si è tramandato oralmente. Quindi, quando dici che siamo le ultime generazioni ad aver esplorato per gioco il paese, dici bene; capita spesso infatti che alcuni ragazzi di oggi non sappiano nemmeno dove si trovi l’Acqua Leggia o le Cerrete. Spero che il nostro progetto “LORE” risvegli anche nei giovanissimi la curiosità e l’interesse verso i luoghi del proprio comune, della sua storia e delle sue tradizioni.

Quanto tempo ha richiesto la realizzazione delle riprese? E il lavoro di post-produzione?

Del tempo trascorso per realizzare un’opera di tale portata ci si rende conto solo alla fine. Quando penso che dal primo ciak alla prima proiezione è intercorso soltanto un mese, non so proprio spiegarmi come ci siamo riusciti. Questa seconda parte dell’antologia “LORE” dura quasi il doppio della prima e siamo riusciti a realizzarla in minor tempo rispetto allo scorso anno, prova dell’esperienza accumulata e dell’affiatamento che si è creato nel gruppo, nonostante intoppi e i ritardi tipici di ogni progetto con una scadenza imminente. Il mio metodo di lavoro rasenta il compulsivo, inizio a montare gran parte del girato giornaliero praticamente appena tornato a casa, portando avanti la post produzione in parallelo con le riprese e arrivando alla fine con il grosso del corpo filmico già assemblato e pronto per le rifiniture.

Molti spettatori vorrebbero essere sicuri che nessun attore sia stato maltrattato durante le riprese di “LORE 2”. Ce lo confermi?

Purtroppo non posso confermarlo. Il protagonista del primo episodio si è ritrovato suo malgrado, in nome del realismo, a dove spaccare una buona mezza canna di legna durante le riprese, con i sentiti ringraziamenti di Castagne Cappetta. (ride)

Come è stato lavorare con questa grande squadra? Puoi confidarci qualche aneddoto dal backstage?

Ho avuto la fortuna, per il secondo anno, di interfacciarmi con ragazzi capaci e brillanti, non solo nel comparto meramente attoriale o interpretativo, ma soprattutto in quello produttivo. Si, perché un’operazione come quella di LORE, per quanto amatoriale e mossa dalla passione, comporta una grossa dose di doti produttive, di intraprendenza, problem solving e rapidità d’esecuzione. Soltanto l’apporto di ciascuno, in tal senso, ha reso possibile mettere in piedi un mediometraggio di 50 minuti in soli 30 giorni e poterlo presentare per tempo alla platea bagnolese. Per gli aneddoti dietro le quinte dovrei girare un intero documentario che supererebbe in durata il film stesso. (ride)

Il film si chiude con l’entrata in scena di un enigmatico, quanto carismatico parroco. Possiamo aspettarci un sequel? Molti lettori giurano di averlo visto aggirarsi per il paese in abiti civili.

Il prete, apparso già in “LORE – parte 1”, è una figura enigmatica e misteriosa, che trascende tutte le storie, facendo da ponte e da collante tra i diversi capitoli. Mi piace vederlo come il direttore d’orchestra di tutte le Malecose. Sicuramente lo ritroveremo nel terzo ed ultimo capitolo della serie. Si, molti campeggiatori giurano di averlo visto aggirarsi durante tutto il mese di agosto nei pressi di Chiano Migliato. 

*Il termine  folclore o  folklore  (dall’inglese  folk, “popolo”, e lore, “sapere” si riferisce a quelle forme di cultura popolare, comprendenti le tipologie della tradizione tramandate spesso oralmente e riguardanti conoscenze, usi, costumi, miti, fiabe, leggende, filastrocche, proverbi, credenze popolari, musica, canti, danze, ecc; il tutto riferito a una determinata area geografica e a una determinata popolazione.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2020, anno XIV, n. 4)

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