“I foderi combattono e le sciabole stanno appese”

La rubrica di Giovanni Nigro

C’è chi dice…

Che ripartiremo o che stiamo già ripartendo. Si iniziano infatti a vedere alcuni piccoli spiragli dopo anni di chiusure e di protocolli, alcuni saltati, altri ancora in vigore. Ma nella ripartenza abbiamo il dovere di pensare a cosa è successo ed a come siamo cambiati. Sperando di non dimenticare chi ci ha lasciato per strada e chi per strada ha perso qualcosa, che sia anche un sorriso od un piccolo esempio di socialità, proviamo a riprendere la normale quotidianità. Quella che ci faceva star bene e ci teneva vigili con poco, anzi pochissimo. Qualche evento annuale, qualche fondo qui e là, qualche presa di posizione, ora invece servono degli atti rivoluzionari. Delle vere e proprie campagne aggreganti che ci possono rinvigorire per farci ritornare al passato, ma con un occhio al futuro. Siamo in una fase storica per il mondo, un mondo dove, stranamente e diciamolo anche, in maniera assurda, il rivoluzionario per eccellenza è Papa Francesco. Che prova a scoperchiare il vaso di Pandora in ogni sua dichiarazione. Mostrando che un mondo globale e in pace si può avere anche con un gesto che sia anche quello di lasciare che l’amore sbocci in qualsiasi sua forma.

Qualcosa di sicuro ci sta sfuggendo di mano e non sono solo i Miliardi di fondi che vanno programmati, ma anche il fatto che nella ripartenza post-pandemia sono saltati anche gli schemi politici di una volta. E la disaffezione dei più alla politica ci ripristina uno scenario apocalittico. La scocciatura delle persone anche nel gesto di andare a votare, ci fa capire che abbiamo intrapreso una strada ancor più tortuosa, dove per fare una inversione a U serve una rivoluzione. Un qualcosa che dia nuovi stimoli alla gente. Magari si trattasse solo di questo. Abbiamo anche visto come le persone cambiano e come si può essere un giorno da una parte ed un giorno dall’altra con una facilità impressionante. Non valgono più i detti antichi, quelli per cui si difendeva una fede, un credo, un dogma. Oggi non è più così e ce ne accorgeremo ancora di più alle prossime elezioni governative. Dove chi avrà il 2% potrà essere spazzato via da qualcuno che ha cavalcato il cavallo vincente.

Ad ogni modo un atto rivoluzionario il nostro piccolo paese sembra averlo intrapreso qualche anno fa, quando alla chiusura di tutti i partiti fisici è nato un aggregatore come la “Giovane Sinistra”, da quello poi sono nati anche gruppi che volevano contrastare la nascita di un crocevia di idee e di intenti, con un colore ben specifico. Intanto sono nati piccoli circoli di partito, che è solo un buon segnale. In ultimo è nato il nuovo direttivo del Partito Democratico. A cui, a parer mio, va dato atto di aver compiuto una rivoluzione post-pandemia. Quella di cui sopra. Una rivoluzione che sa di antico. Mi verrebbe da dire che in un momento come questo che stiamo vivendo, aderire ad un partito, con una sua struttura e con un suo direttivo che determina anche un percorso ben delineato è un atto rivoluzionario. E lo dimostra anche l’età media di un direttivo. Una rivoluzione da trattenere come un sogno nel cassetto, quindi, che vede aumentare una speranza in un avvenire migliore, anche e soprattutto sulle sfide che ci saranno e che magari qualcuno vorrà combattere.

I vecchietti in piazza traducono tra un passeggio e l’altro il momento con un sostanziale “I foderi combattono e le sciabole stanno appese”, quasi a caratterizzare il momento critico di una classe dirigente che in tutti i campi miete vittime. Come se fosse in Ucraina. La classe dirigenza fedele e mai rivoluzionaria, combatte ancora ed ancora permette operazioni nauseanti a tutti. Oggi più che mai servono le spade che scendono in campo e ci difendono dagli elefanti del generale cartaginese Annibale quando raggiunse le Alpi provenendo dalla Spagna. Ne erano 37. Non me ne vogliano gli elefanti, ma la loro lentezza d’azione potrebbe farci sprofondare in un cono di normale amministrazione. Accettando le non sfide del passato e lasciando in stand by un paese che guarda gli altri, magari altrove, dove il progresso è davvero lo star meglio di una popolazione. Dove si pensa ai figli dei propri figli, a coloro che saranno il futuro. E se a causa di una pandemia mondiale qualcuno è ritornato nel nostro paesello, se non si fa qualche atto rivoluzionario, ci sarà l’esodo, ci saranno partenze e mai ritorni. Mai più. Perché chi governa, in ogni sua veste, deve pensare almeno a chi resta ed a chi vuole restare. A chi ogni giorno si sveglia al centro di queste montagne e nel suo piccolo ha scelto di intraprendere una sua piccola grande rivoluzione. Vogliamo pensarci?

Giovanni Nigro

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2022, anno XVI, n. 3)

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