Intervista a Vincenzo Ciletti

Storie di bagnolesi nel Mondo (di Giulio Tammaro)

Abbiamo deciso di iniziare questo ciclo di interviste partendo da Vincenzo e Marica. Due storie diverse per tanti motivi ma accomunate dalla voglia di realizzarsi, di essere indipendenti. In questa intervista che segue Vincenzo ci racconta la sua storia e di come sia sempre molto legato a Bagnoli, anche oggi che il paese natio è diventato un luogo di vacanza. “L’amore”, nonostante la distanza, è rimasto intatto, soprattutto per il nostro dialetto. Il forte radicamento alle sue origini non gli ha impedito,  alla soglia dei trent’anni, di emigrare da Bagnoli per sfuggire alla disoccupazione, ai lavori precari, per emanciparsi, per mettersi alla prova.  Ringraziamo Vincenzo per la disponibilità e gli auguriamo di realizzare tutti i suoi sogni.


Quando hai deciso di lasciare Bagnoli per trasferirti in Olanda?  Cosa ha determinato questa tua scelta?

Ho iniziato a pensarci alla fine del 2013. Dopo la laurea e i tirocini vari, e soprattutto dopo aver imparato tre lingue su Internet, l’amata Bagnoli, che mi aveva sempre dato tranquillità e sicurezza iniziava a starmi stretta. Diversi i fattori in gioco; si faceva largo in me la voglia di vedere cos’altro ci fosse là fuori. Volevo essere indipendente, mettermi alla prova, sfidare me stesso, senza voler dimostrare nulla a nessuno, o di sicuro non per mettermi alla pari di qualcuno che già viveva all’estero. Voleva essere una vacanza dove potevo mettere alla prova le mie “competenze linguistiche”, magari trovando un lavoretto estivo che mi permettesse di poter soggiornare qualche mese. Così ho fatto i bagagli e sono partito verso l’ignoto con un Bed & breakfast prenotato per una settimana (e poi mi sarei affidato alla fortuna) e i miei sudati risparmi. Era la fine di aprile del 2014. Non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. Era la mia prima volta all’estero, da solo.

Perché hai preferito Amsterdam piuttosto che un’altra città Italiana?

Come già accennato, il mio obiettivo era l’estero: volevo non solo confrontarmi con altre persone, ma farlo in lingua straniera. Ho sempre amato le lingue (fino a quando ho incontrato la super sensuale lingua Olandese), anche se poi ho studiato altro. Dunque, nella prospettiva di trovare un lavoretto, nel mio campo, l’unica città che avrebbe potuto offrire qualcosa era Milano, dove purtroppo gli stipendi sono “italiani” mentre il costo della vita era quasi uguale a quello Olandese, soprattutto per gli affitti (anche se qui adesso sono a prezzi da capogiro).

Sapevo che a Londra, ad esempio, quasi certamente non avrei avuto problemi con la lingua, ma non sarei sopravvissuto per più di un mese perché cara, e sarei dovuto dipendere comunque dai miei.  Amsterdam era pertanto un mix perfetto tra un’economia migliore, tantissime nazionalità, non affollatissima, immensa e carissima come Londra, ma qui si parla il miglior inglese in tutta l’Europa, dopo ovviamente il Regno Unito. Di qui la mia scelta.

Da quanto tempo vivi ad Amsterdam e soprattutto è stato facile o difficile integrarti?

Sono partito la prima volta ad aprile del 2014 e sono tornato a Bagnoli alla fine dell’anno per poi ripartire nel luglio del 2015.  Ancora non mi sono integrato, (hahaha). Scherzi a parte, trovo difficile integrarsi ed è difficile anche spiegare perché. Qui la gente è molto tollerante, aperta agli “immigrati” che da decenni vanno e vengono. Allo stesso tempo è anche molto individualista, ama la propria privacy, la propria solitudine e il proprio tempo. Non lo sprecano cercando di conoscere qualcuno che probabilmente non resterà per molto. Se non parli la lingua difficilmente riesci ad integrarti nel circolo “Olandese”, soprattutto in una città competitiva come Amsterdam. In altre città più piccole forse la situazione è diversa. Qui ci sono tantissimi altri expats, ma è difficile sentirsi parte della famiglia. Forse dopo qualche tempo non ti “integri”, ma ti adatti al loro modo di pensare, alla loro “agenda” che li vede sempre impegnati e in base alla quale forse troveranno il tempo per prendere un “caffè” (chiamiamolo così) con te dopo settimane o mesi. Quindi quelle poche amicizie che riesci a costruirti sono vere e preziose.  Ti abitui anche ad apprezzare la compagnia di te stesso e a farti bastare il tempo che ti viene concesso dalle persone. In Italia, soprattutto al Sud, siamo totalmente diversi, in meglio, s’intende!

Di cosa ti occupi? Sei soddisfatto lavoro che fai?

Mi occupo di tutto quello che riguarda fatture e pagamenti, banca e riconciliazione, conti spese, carte di credito, soluzione di problemi, comunicazione a tutti i livelli, dalla ragazzina che fa il tirocinio (a proposito, qui lo pagano il tirocinio!) ai vertici aziendali, a tutti i dipartimenti interni e aziende esterne. É un bel mix di numeri e parole perché occorre memoria, comunicazione, precisione, professionalità e… tanta pazienza. Ma mi soddisfa, sì, e comunque c’è sempre la possibilità di poter fare altro o di più quando ci si sente pronti.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai in programma di tornare presto in Italia, sfruttando magari le tue competenze per migliorarla e aiutarla nella crescita?

Non per adesso, o almeno non con questa rappresentanza politica che non poche volte mi ha fatto quasi vergognare della mia Nazione, che praticamente ha costretto e costringe molti di noi ad andarsene per perseguire un modesto sogno di indipendenza. Non dovrebbe essere così, mi fa rabbia solo a pensarci.

Come percepisci la situazione economica e politica complessiva dell’Italia rispetto a quella dei Paesi Bassi? Quali sono le analogie e quali invece le differenze sostanziali?

Premetto che la politica non è mai stata un argomento nel quale mi sento forte, per questo non esprimo spesso opinioni a riguardo. Qui l’economia funziona perché la politica funziona. Quando ci sono le elezioni, ci sono accesi dibattiti in tv (e in lingua Olandese… vi lascio immaginare!), ma alla fine entrambe le parti collaborano per un bene più grande, per gli interessi dei loro cittadini, non per i privilegi che una poltrona comporta. Le leggi vengono fatte rispettare, i servizi funzionano perché la gente paga per usufruirne. Chi sbaglia, paga. Ho letto recentemente uno studio che pone i Paesi Bassi al 9° posto mentre l’Italia al 71° per indice di corruzione politica mondiale (ovviamente dal più basso al più alto). Ma non mi servono queste ricerche e sondaggi per accorgermene. Mi fa male dirlo, ma a parte la nostra cordialità, il nostro cibo e il clima, purtroppo in Italia siamo molto indietro: nei Paesi Bassi le carceri diventano scuole e biblioteche per mancanza di criminali, in Italia non sappiamo più dove metterli. Qui gli studenti hanno l’opportunità di studiare e lavorare fin da giovanissimi, mentre la nostra “buona scuola” è scomparsa, i più meritevoli devono sperare di ottenere un posto da spazzini o bidelli (senza nulla togliere a queste categorie) e poi siamo governati da semianalfabeti che citofonano e invadono l’altrui privacy per indagare su un eventuale spaccio di droga.

Qual è invece la percezione sullo “stato di salute” di Bagnoli?

Molti mi odieranno per quello che sto per dire, ma a parlare è probabilmente quella parte di me, schietta e sincera, che non ha mai trovato voce prima di venire qui.

Bagnoli è per me un luogo di vacanza, dove vengo per vedere la famiglia e i pochi amici rimasti. É sempre un piacere immenso, ovviamente, perché una metà di me è sempre lì e lo dimostro con il mio amore per il nostro dialetto, come molti di voi sanno.

A Bagnoli c’è tuttavia una parte di me che non si sente più a casa; ogni volta che torno la trovo sempre più spopolata e sembra sempre che tutto resti immutato e immobile. Non ho l’opportunità di tornarci spesso, quindi mi tengo aggiornato con la pagina online di Palazzo Tenta 39 e altre notizie, affidabili o meno che circolano sui social. Vedo che pullula di opinionisti e scrittori, filosofi ed economisti, ma ogni volta che leggo un articolo, alla fine la mia sensazione è:  “Embè? E quindi? Tutte queste perifrasi, ma dov’è la tua soluzione al problema?” Questa è la prima volta che ho l’opportunità di scrivere (e a proposito grazie dell’invito!). Se non l’ho mai fatto prima, è stato semplicemente perché non avevo lo stimolo, non avevo e purtroppo non ho una soluzione concreta ai problemi e alle mancanze di Bagnoli, quindi ho sempre ritenuto inutile cercare un argomento e vomitare tutta l’amarezza e la frustrazione in un articolo, o approfittarne per denigrare qualche compaesano. Ad alcuni potrà sembrare che ho fatto esattamente questo, ma il mio intento è di punzecchiare, istigare, svegliare quei giovani intelligenti che, sono sicuro, ancora esistono. Leggete, abbiate una vostra opinione e pensate a una soluzione, questo mi sento di dire. Inoltre, voglio invitare a non credere alle falsità che circolano sul web. Viaggiate, sfidate voi stessi, confrontatevi con qualcuno di diverso dal compaesano che fa avanti e indietro in piazza, osate, e soprattutto non abbiate paura di chi è o sembra diverso da voi.

Giulio Tammaro

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2020, anno XIV, n. 1)

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