La profezia di Aldous Huxley

di Martin Di Lucia

Ne Il Mondo Nuovo (Brave New World), romanzo distopico del 1932, Aldous Huxley, autore inglese nato da una famiglia di scienziati e letterati, immagina un futuro in cui non esistono più né guerre né infelicità, ma soltanto l’ordine, in una società in cui ogni membro è perfettamente integrato.

Il prezzo di tale ordine è però un regime totalitario fondato sull’eugenetica, in cui gli esseri umani vengono generati in laboratorio e condizionati a vita mediante sostanze chimiche e trattamenti psicologici. Rigidamente divisi in caste, tutti i cittadini godono degli svaghi offerti dal regime, unitamente all’assunzione di una droga che dona loro serenità e benessere.

A seguito di una devastante guerra l’intero pianeta viene riorganizzato in dieci grandi stati, governati da altrettanti Governatori Mondiali. La popolazione è indotta ad ignorare la storia passata del mondo, rifiutandosi di studiarla e quindi di comprenderla: tutto ciò che appartiene al passato è considerato “vecchio” e caratterizzato dalla barbarie; soltanto i Governatori sanno come la società attuale sia nata e di come essa fosse prima del “Mondo Nuovo”.

La neonata società è fondata sui principi della produzione seriale inventati da Henry Ford con l’industria delle automobili; proprio per questo Ford rappresenta l’unico Dio di questa nuova epoca ed il segno della “T” (la prima auto prodotta da Ford fu la Model T) ha rimpiazzato il segno della croce cristiana. La produzione in serie viene quindi applicata alla riproduzione umana, con embrioni prodotti e fatti sviluppare in apposite fabbriche, secondo quote prestabilite e pianificate dai governatori. Per impedire nascite naturali, e quindi non controllate, vengono sviluppate apposite pratiche di contraccezione in aggiunta all’indottrinamento sul concepimento naturale, considerato abominevole retaggio barbaro del passato; neanche più il cognome indica l’appartenenza ad una famiglia, dato che ogni individuo può scegliere il nome che preferisce, né esiste più il concetto di madre o padre. Ognuno appartiene a tutti gli altri e tutti sono collegati tramite una rete sociale che annichilisce qualsiasi forma di privacy ed individualità: la sfera privata diviene un concetto inesistente. Gli esseri umani di questa società sono suddivisi in rigide caste e creati tramite il ritardo controllato dello sviluppo degli embrioni, ottenuto tramite la privazione dell’ossigeno (l’ingegneria genetica e il DNA sarebbero stati scoperti solamente 20 anni dopo l’uscita del libro) così da influenzarne lo sviluppo fisico ed intellettivo. La casta alfa è formata da individui destinati al comando, i beta sono amministratori con un’istruzione superiore; le tre caste inferiori sono le gamma, delta e epsilon, in grado decrescente di intelligenza e formate da gruppi di gemelli identici, ottenute indebolendo gli embrioni fino a farli frammentare. Gli epsilon, in particolare, sono creati per occuparsi dei lavori più duri e umili. Tutte le caste però condividono il medesimo condizionamento mentale, atto a farle conformare al ruolo che devono ricoprire nella società. Perfino gli abiti che gli uomini e le donne indossano sono del colore distintivo della propria casta.

Il processo di educazione ed istruzione diviene un condizionamento psicofisico, che inizia sin dal concepimento, per proseguire durante l’infanzia attraverso la ripetizione ipnopedica e continua di slogan; il condizionamento viene considerato una pratica normale in questa società, tanto che gli individui usano il termine “condizionato” al posto di “educato”, e come “rimedio” per ogni eventuale infelicità o stato d’angoscia, viene loro somministrato un medicinale chiamato soma, una droga euforizzante e antidepressiva, volta a garantire un ulteriore controllo sulla popolazione.

Come riproposto poi da Burgess in Arancia Meccanica, l’ordine e la felicità vengono garantite mettendo da parte il libero arbitrio, imponendo ruoli sociali e la distrazione di massa diviene così il mezzo utilizzato per raggiungere il quieto vivere.

A distanza di quasi un secolo la profezia di Huxley ha scavalcato e superato quelli che furono i regimi di controllo e di terrore che si svilupparono negli anni seguenti la pubblicazione della sua opera. Già professore e mentore di George Orwell, egli criticò l’opera del suo allievo, che si era chiaramente ispirato al regime totalitario dell’allora Unione Sovietica, co i suoi toni cupi e le atmosfere ansiogene di “1984”. Huxley aveva invece intuito, già un decennio prima, che i sistemi di controllo di massa del futuro non sarebbero stati attuati con la violenza e la paura, ma attraverso la distrazione ed un falso senso di sicurezza. L’epoca attuale si trova incredibilmente immersa in quella che era la distopia immaginata ne Il Mondo Nuovo; oggi l’ordine pubblico raramente deve ricorrere alla violenza, le guerre si combattono in luoghi remoti, lontani sia geograficamente che nell’immaginario delle civiltà occidentali. La distrazione è sempre sotto i nostri occhi, chiusa nelle nostre tasche, serrata tra le nostre mani. È superfluo anche nominarlo: lo smartphone, o più in generale l’asservimento ad internet e alle dinamiche social. Nei secoli passati si definivano “carne da cannone” i giovani mandati a morire in guerra; oggi i loro discendenti sono diventati carne da radio e televisione, con i social a farla da padrone, veicoli estremamente più penetranti, sia di distrazione che di propaganda. Huxley si rifà alle parole di Hitler, che definì il più grande demagogo della storia: «La propaganda efficace deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi esprimerle in poche formule stereotipate. Queste formule stereotipate vanno ripetute continuamente, perché solo la ripetizione costante riuscirà alla fine ad imprimere un concetto nella memoria di una folla».

Oggi la politica è sempre più composta da un linguaggio scarno e brutale, che fa uso per lo più di slogan che spesso veicolano messaggi pericolosi e in grado di rievocare fantasmi di intolleranza e di razzismo che credevamo superati. Ed è tutto sotto il nostro naso, sullo schermo del nostro smartphone.

Ne Il Mondo Nuovo, la Storia viene cancellata, considerata inutile retaggio di un passato che non ha più senso di esistere e quindi di conoscere. Per capire quanto la distopia di Huxley sia rilevante nel nostro presente, basti pensare che Rodotà, durante la compilazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dichiarò che i redattori tennero ben presente i rischi raccontati proprio in questo romanzo. Gli individui presenti nel Mondo Nuovo sono portati, grazie al condizionamento, ad agire in modi prevedibili e in maniera controllata dal regime; oggi, nella dittatura dei social, viviamo sotto l’occhio dell’algoritmo, quell’immensa raccolta di dati che costituisce, per chi la controlla, un’inedita ed incalcolabile fonte di controllo, nonché di ricchezza. Nel romanzo è impensabile fare qualcosa di privato, ogni gesto, ogni interazione, ogni spostamento è pubblico; lo scrittore anticipa la smania della condivisione online, della vita che si sposta dalla sfera privata a quella dei social.

Se la droga del Mondo Nuovo è il soma, oggi la stessa è rappresentata dall’algoritmo, dall’incessante flusso di distrazioni che inonda la nostra quotidianità. In una realtà in cui le fake news diventano un rilevante mezzo di propaganda, Huxley ci ricorda come solamente la conoscenza sia in grado di garantirci la libertà. Citando le parole di Thomas Jefferson: «Se una nazione pretende di essere ignorante e libera allo stesso tempo, essa pretende l’assurdo… un popolo non può essere al sicuro senza la conoscenza».

Martin Di Lucia

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)

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