La Scuola che sarà dopo il Coronavirus

di Paolo Saggese

La storia di Leonardino, Pino e Annalisa.


Vorrei iniziare queste brevi riflessioni immaginando di raccontare la storia di un bambino che oggi ha 6 anni, sta per terminare la Scuola dell’infanzia, non vede o interagisce con i suoi coetanei da più di due mesi, non ha quasi contatto con il mondo esterno.

È ritornato magicamente alla prima infanzia, a quando il suo mondo era confinato al nucleo familiare, alla mamma, al papà, ai fratelli, al massimo ai nonni e ai cugini.

Non ha semplicemente perso i contatti con l’edificio scolastico, ma perso il contatto con il mondo esterno, con l’interazione con i suoi pari, con le tante piccole e grandi opportunità di crescita che derivano dal vedere gli altri, dal chiedere agli altri, da scoprire il mondo dalle parole degli altri o delle maestre.

Leonardino è felice, è ritornato nel suo piccolo nido, ma presto da quel nido necessariamente dovrà uscire per ritornare al mondo e all’altra vita, quella del bambino della Scuola primaria.

Le incognite arriveranno a settembre: quel bambino, più di altri, ha bisogno di una scuola in presenza. Perché non ha ancora ben compreso la vita con gli altri, l’apprendimento comune, l’interazione con gli altri. Perché ha bisogno degli altri per crescere.

Ignora quasi la vita di gruppo, ignora quasi il rispetto delle regole, il fare l’appello, lo stare seduto, scrivere senza la presenza di mamma e papà.

Ha bisogno di subire le piccole frustrazioni, che ognuno di noi ha conosciuto: il bambino più veloce nella lettura o nella scrittura, quello più pronto nel parlare, più forte o più prepotente. Ha bisogno di sbagliare, di sentirsi inadeguato, di accettare e affrontare le piccole sfide quotidiane. Altrimenti non cresce.

Leonardino ha bisogno di vivere.

Già un bambino di 9 anni, che ha conosciuto da tre anni la vita della Scuola primaria, può fare a meno per qualche mese della didattica in presenza. Un bambino di 6 anni, che non conosce la Scuola, ne ha bisogno ancora di più.

Per queste ragioni è necessario, fondamentale, per la vita di questi bambini e per il futuro della nazione, riaprire le scuole.

Discorso analogo vale per Leonardino, che ha 11 anni, e deve iscriversi alla Scuola secondaria di I Grado. Non è più un bambino, sta diventando un ragazzo. E la Scuola “media” è completamente diversa dalla primaria. Alle maestre si sostituiscono i professori, le discipline sono regolate da una maggiore rigidità, sebbene all’interno di Indicazioni nazionali flessibili.

I cambiamenti dell’età accompagnano i cambiamenti del fisico.

La vita con gli altri non è meno importante. È un momento ugualmente decisivo dell’esistenza, oltre che una irripetibile possibilità di crescita intellettuale.

Un ragazzo che si iscrive nella Prima classe, non conosce i propri compagni, se non pochi, non si è creato ancora il gruppo classe, non conosce i propri professori.

Come può intraprendere attività di Didattica a distanza senza un percorso di interazione, che significhi la creazione del gruppo classe, le regole della comunità scolastica, i riti consueti, la scoperta della conoscenza.

Analogo discorso vale per un Leonardo, che ormai ha quattordici anni e che si è iscritto ad un Liceo o ad un Tecnico o ad un Professionale.

Immaginiamo adesso un’altra circostanza.

Immaginiamo una bambina, sempre di 6 anni, appartenente a famiglia economicamente in difficoltà, Annalisa, la chiamiamo.

Non ha in casa un collegamento ad internet, non ha un computer o un tablet, non ha nessuno che possa aiutarla e seguirla.

Le scuole potranno anche fornire connettività e tablet, ma le difficoltà, che Annalisa dovrà affrontare, sono spesso insormontabili.

E pensiamo ancora ad un altro bambino, Mohammed, di origine straniera, che conosce poco la lingua italiana, sempre di 6 anni.

E immaginiamo un altro bambino con disturbi dell’apprendimento, sempre di 6 anni: in casa lo chiamano Pino.

O ancora una bambina con disabilità, Beatrice.

Si prospettano, per la Scuola italiana, ma per l’intera nazione, sfide inaudite, che non possono essere sottovalutate.

Le ingenti somme stanziate dal Governo dimostrano quanto importante sia la sfida.

E si tratta di una sfida epocale, da cui dipende il futuro dell’intera Nazione.

Il mondo della Scuola ne è consapevole.

Dopo la fase conclusiva dell’anno scolastico la sfida dovrà riprendere: sicurezza, Didattica in presenza, Didattica a distanza, nuovi protocolli e nuovi contratti.

La sfida è grandiosa, ed è soprattutto una sfida di civiltà.

Le scuole sono chiuse ma in realtà sono ben aperte. L’estate sarà lunga, calda e faticosa.

E tutti dovranno essere pronti: per i mille e mille e mille Leonardino, Annalisa, Mohammed, Pino, Beatrice, che adesso sono rientrati nel proprio nido, passano il tempo a vedere cartoni o a leggere qualcosa, a vedere video inviati dalle maestre, a giocare e a chiedersi dove è finito il mondo che aveva conosciuto sino ad allora.

E noi dobbiamo fare in modo che questi bambini possano tornare alla vita.

Paolo Saggese

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2020, anno XIV, n. 3)

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