Vacca di Fuoco: tra potenzialità e pericoli

di Federico Lenzi

Negli ultimi anni la promozione turistica estiva dell’entroterra campano è affidata a una lunga serie di sagre, molto simili tra loro e sempre più organizzate come catene di montaggio. A questo non si sottrae neanche Bagnoli Irpino, paese natio della celeberrima sagra del tartufo e della castagna.

Nel valorizzare la tradizione con svariate sagre minori, stiamo letteralmente svendendo le vere tradizioni bagnolesi. Stiamo parlando della vacca di fuoco. Questo evento negli ultimi anni registra due trend:

Sempre più non-bagnolesi assistono alla tirata;

I fuochi sulla vacca sono andati diminuendo sempre più. Questo è dovuto alle sempre più restrittive norme in materia di sicurezza e alla penuria di fondi;

Se il primo trend fa ben sperare per gli anni venturi, non dobbiamo nascondere come l’aumento degli spettatori ammassati nella piazza potrà creare nuove insidie per la sicurezza. Tuttavia, è chiaro come la vacca di fuoco sia un evento unico nel suo genere: capace di attrarre senza alcuna promozione.

La “vacca di fuoco” presenta alcuni rischi (fuochi d’artificio a distanza ravvicinata), ma un individuo maggiorenne che vi partecipa ne è cosciente. A sua volta è cosciente di accompagnarvi eventuali minorenni. L’evento è rischioso, ma gli individui decidono liberamente di parteciparvi. Negare la realizzazione dello stesso significherebbe negare la libertà d’espressione e culturale di un popolo. Significherebbe rinnegare e calpestare la storia di un paese.

Oggi Bagnoli deve essere in grado di difendere le sue tradizioni e la sua indipendenza, venendo incontro alle maggiori richieste sul piano della sicurezza. Pertanto, l’evento dovrebbe diventare sempre più rilevante nel programma del “Laceno estate”: finché resterà una piccola manifestazione organizzata alla meno peggio, con le offerte raccolte dal comitato, aleggerà sempre lo spettro di un’eventuale sospensione.

Modificare il percorso potrebbe ridurre i problemi legati alla sicurezza. Secondo gli storici locali, le corride bagnolesi terminavano intorno al castello Cavaniglia (alla “serra”). Quindi si potrebbe spostare la manifestazione nel più ampio “largo Bucci”, o lungo via De Rogatis. Qui potrebbero essere sistemate apposite barriere (jersey con vetri trasparenti, come le protezioni dei campi da hockey). Queste garantirebbero una maggiore distanza tra il pubblico e la “vacca di fuoco”; permettendo l’accesso a un numero maggiore di spettatori. A questo si potrebbero unire altri eventi, come l’incendio con fuochi d’artificio della torre dell’orologio o di altri edifici storici del paese (campanile di San Domenico). Negli ultimi anni i prodotti bovini stanno avendo un grande successo: dal provolone impiccato, alle carni arrostite. Pertanto, si potrebbe pensare di proporre stand gastronomici legati ai bovini in piazza o nella villa/castello. In questo contesto, una sagra avrebbe un senso. Si potrebbero “invitare in paese” anche i numerosi bovini in villeggiatura sul Laceno, conciliando finalmente allevamento e turismo.  A questo basterebbe, poi, aggiungere la magia dei mangia-fuoco o di altri spettacoli legati al fuoco. Il vero colpo di genio sarebbe instaurare una collaborazione con una cittadina valenziana (dove si svolge il “toro de fuego”) e richiedere fondi europei per la realizzazione di un evento storico-culturale volto a promuovere la collaborazione tra paesi membri dell’UE.

In conclusione, non possiamo dimenticare di fare un plauso a quanti hanno portato e ancora portano avanti la tradizione. Ricordiamo come anche l’associazione culturale “Palazzo Tenta39” ha cercato di promuovere la “vacca di fuoco” con le sue iniziative. Tuttavia, crediamo che ci sia ancora molto da fare. Si tratta di un evento che ripercorre i legami tra il sud Italia e la Spagna. Lasciar morire l’evento sarebbe una grossa perdita per Bagnoli, per il meridione e per un’Europa che si impegna a promuovere la storia comune dei suoi popoli.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Settembre 2019, anno XIII, n. 4)

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